L'avventato acquisto

Ritratto di Angelo Sciortino

9 Gennaio 2021, 14:15 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Da oltre una settimana chiedo che mi siano chiarite le perplessità, che la decisione dell'Amministrazione di stipulare un compromesso di compravendita con la Società Excelsia Nove srl per l'acquisto dell'area ex ENEL di piazza Colombo, mi ha sollevato, ma finora non ho ricevuto alcuna risposta. Ricapitolo le ragioni delle mie perplessità, che credo condivise da tanti altri cittadini.

Se l'area oggetto del compromesso di compravendita è la stessa concessa dal Comune in enfiteusi nel 1934, che poi ha cambiato enfiteuta (o livellario) in diverse occasioni, e poiché il diritto del concedente, in forza dell'articolo 1164 CC, è imprescrittibile e non può essere usucapito, non credo che sia strano porsi la domanda: il Comune sta per comprare un bene che è già suo?

E se non risulta nessun atto di affrancazione da parte di uno dei vari enfiteuti succedutisi negli anni, come prevede l'articolo 971 CC e dal quale si ricava che l'affrancazione deve, a pena di nullità, risultare per iscritto e pubblica con la trascrizione. Tra l'altro visto che la stessa Corte di Cassazione (Cass., Civ., n. 323/1973) ha dichiarato il titolo di possesso imprescrittibile, diviene più forte il dubbio che l'Amministrazione e il Consiglio, che ha votato la delibera 107, stiano per commettere un errore, spendendo 200 mila euro, prendendoli o già presi dalle tasche dei cittadini.

Mi si potrebbe rispondere che negli anni non è sta richiesto né pagato alcun canone ai vari enfiteuti, per cui potrebbe essere stato usucapita la proprietà. In questo caso, però, bisogna tenere conto della dottrina e della giurisprudenza, che dichiara imprescrittibile il diritto del concedente (in quanto facoltà perpetua) a ottenere il pagamento del livello anche nei confronti di eredi o aventi causa del livellario, che abbiano continuato a possedere il fondo senza pagare il canone per oltre vent'anni; è chiara a tale proposito la distinzione tra l'obbligo di pagare i canoni nel suo complesso dalla diversa obbligazione delle singole annualità scadute, soggetta a termine quinquennale di prescrizione. E qui, quindi, un altro dubbio: nello stabilire la cifra d'acquisto, l'Amministrazione ha tenuto conto di essere comunque creditrice dei canoni non versati?

Lo so, non risponderanno, come non hanno risposto ai miei due precedenti interventi. Credo, però, di avere diritto a una risposta, per cui cercherò di ottenerla, rivolgendomi alla Corte dei Conti e forse alla stessa Procura della Repubblica, che potrebbero risolvere i miei dubbi, chiarendo se essi derivano da mia ignoranza o da errata interpretazione della legge oppure da un errore dell'Amministrazione, intervenendo in questo caso per impedire che si porti a compimento l'errore.

Commenti

Il concetto di "Bene Pubblico" è naturalmente oggetto di interpretazione.

Alcuni lo vorrebbero arricchire in quantità e qualità, ma per fare questo devono - con norme anche abbastanza elastiche - essere limitate le "libertà" individuali.

Altri invece, che mettono le "libertà" individuali al primo posto (e, naturalmente, soprattutto la Propria), al di là della maschera ("politica", ad esempio) indossata, vi vedono solo una grande concentrazione di ricchezza e di potere: una opportunità da usare-gestire al fine dell'arricchimento (in quantità e qualità) proprio e/o del proprio entourage.


Naturalmente, infinitamente fantasiosi sono i modi per ridurre a proprio vantaggio la cosa pubblica, sia che si agisca da anonimo privato che da funzionario pubblico. Nel tempo, le normative del controllo pubblico sugli Atti amministrativi si sono fatte anche troppo stringenti e cervellotiche: "da paralisi". Ciò nonostante non si è visto nell'apparato amministrativo-gestionale pubblico (come in quello privato) un deciso mutamento di atteggiamento nei confronti del Bene Pubblico.

D'altra parte, se manca il controllo, e l'attuazione tempestiva delle procedure da far seguire alla individuazione di eventuali "errori", non c'è norma per quanto maliziosamente cavillosa che regga.
 Questa cavillosià piuttosto finisce spesso per essere usata, in tribunale, da esperti avvocati e giudici compiacenti, per "scusare" piuttosto gli "errori"!


Non si spiega ad esempio come sia stato possibile che in Calabria degli enti pubblici non abbiano per molti anni avuto un registro della Contabilità per cui molte fatture sono state pagate ripetute volte. 
Ad un vero e proprio Bancomat "privato", quegli amministratori e quei politici avevano e hanno ridotto un bene pubblico, quale: la Sanità (con i suoi cospicui fondi). 
Ma sì, forse, in Calabria c'è la 'nadrangheta; noi comunque fortunatamente non ce l'abbiamo!

Già nei primi anni '90, ai tempi della Pro-Cefalù, nella preparazione dei principi di un programma che avrebbe dovuto poi essere elettorale (prima sindacatura La Grua), la questione della Trasparenza era apparsa centrale per permettere una Partecipazione consapevole dei cittadini. Ricordo che nel programma scritto (forse il primo nella storia cefaludese) c'era persino l'obbligo per gli eletti di rendere pubblica la loro propria posizione patrimoniale iniziale e finale. Tra i tanti risvolti di una tale qualità della vita democratica (si dibatteva in quegli anni anche di Statuto dei Cittadini, che avrebbe dovuto regolare il rapporto tra questi e la pubblica amministrazione) l'accertamento dei Beni della Collettività (mobili e immobili) non appariva irrilevante; per cui fu messo in quel Programma che il Comune si dovesse dotare di un Registro in cui tali beni fossero chiaramente individuati (in quegli anni neanche i "pezzi" nei magazzini del Museo Mandralisca erano esaurientemente inventariati).

E' stupefacente sentir ancor oggi parlare della sola possibilità che vi siano Beni collettivi "dimenticati".


Ma ciò che è molto più stupefacente in questa città è il silenzio complessivo che si manifesta alla presentazione di una civilissima domanda, al riguardo della proprietà effettiva di un bene, posta da un cittadino nel momento in cui ci si appresta a versare dei soldi della collettività, e quindi anche suoi, su un Conto Corrente X di un qualcuno che già negli anni di "quel bene" potrebbe averne abusato, non onorandone il canone di affitto, e che ora si troverebbe pure gratificato, nel suo atto di appropriazione, da un riconoscimento economico del suo valore al fine della sua "restituzione" alla collettività.



Cosa sarebbe: il pagamento di un sequestro?

Di una protezione?

Cosa ci distinguerebbe da certa "liberalità" calabra?

La semplice remota possibilità che si stia pagando un ladro per la restituzione del maltolto dovrebbe far scattare in allarme non solo la Amministrazione Pubblica ma anche le Istituzioni di Controllo e Repressione dei reati.

Invece è il silenzio!
Anche dei lettori che, dal momento che la Giunta ti ha ricordato, Angelo, che:

 "- inoltre, il sig. Sciortino è un semplice cittadino e come tale ha il diritto dovere di rivolgersi all’Amministrazione comunale secondo i canali giuridici previsti dalla legge sul procedimento e sulla trasparenza amministrativa n. 241/90, ovverosia attraverso l’esercizio del diritto di accesso agli atti nella sua duplice forma di accesso civico o di eventuale titolare di un interesse concreto ed attuale al procedimento a cui chiede di partecipare attraverso l’accesso agli atti;
- conseguentemente, non ha alcun diritto di interrogare l’Amministrazione attraverso un blog, né di ricevere alcuna risposta a domande presentate senza il rispetto della legge 241/90, che disciplina termini e modalità procedurali dei cittadini che vogliono entrare in contatto con la P. A." (http://www.qualecefalu.it/node/24016
- Deliberazione n.112 del 25.08.2020)
 

... dovrebbero, se la questione interessa anche loro e non ti leggono solo per la curiosità di sapere: "che si dice oggi", far sentire la loro voce; ma questa città è ancora abitata da cittadini?

O, Sciortino è il "pazzo" del paese in preda alle allucinazioni, che parla da solo in una pubblica piazza, ponendo domande "in"- pertinenti la realtà, piuttosto la natura interna del suo mondo psichico; e, questo "ormai tutti lo sanno", per cui è meglio lasciarlo "sfogare"?

Ma non è che può essere accaduto qualcosa di simile anche per tutti quei "giardini" (una volta) a ridosso delle mure megalitiche, oggi proprietà private?