Può soltanto un uomo salvarci?

Ritratto di Angelo Sciortino

7 Febbraio 2021, 19:03 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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So che pochi leggeranno questa mia riflessione, specialmente a Cefalù, dove il cancro della minchionaggine è più diffuso e radicato che altrove, ma non posso tacere, se voglio evitare di trasformarmi in complice di coloro che sono sempre pronti a inginocchiarsi di fronte a chi è detentore del potere di fare elemosine.

Mi sembrano, infatti, tutti in ginocchio sul tappetino a osannare Draghi, anche quelli che fino a ieri dicevano che il governo Conte era il massimo e invocavano il primato della politica. Adesso tutto Draghi e santo subito. Io non sono per Draghi santo subito, sono più per santo eventualmente e dopo.

Ho fiducia che si possa presentare un piano serio, sulla carta. Draghi sa pensare e sa fare queste cose e se non le fa lui sa a chi farle fare bene. Ma tra presentare un programma che vada bene all’Europa e realizzarlo ce ne corre. Serve una macchina pubblica efficiente e non sono così sicuro che nei prossimi mesi Draghi sarà in grado di ristrutturare a fondo la pubblica amministrazione italiana, il modo con cui la nostra politica e la nostra burocrazia spendono i soldi. Gli esempi recenti non sono particolarmente edificanti.

Lo Stato è troppo pesante e inefficiente e non mi riferisco solo alla burocrazia e alle troppe norme, ma anche a un sistema giudiziario che non funziona, alla eccessiva pressione fiscale e molto altro ancora. Il ragionamento è semplice: se sono un potenziale imprenditore in un mondo globale e ho la possibilità di scegliere dove andare a sviluppare l’attività non vedo certo l’Italia ai primi posti. Il miracolo è che siamo riusciti a galleggiare pur di fronte a un calo degli investimenti e all’attività imprenditoriale scoraggiata. Grazie al cielo ci sono le piccole medie imprese.

La nostra classe imprenditoriale fra alzare la testa in un moto di orgoglio o di convivere con lo Stato, confidando in aiuti e assistenzialismo, ha scelto la seconda strada. Si pensi a Confindustria e al ruolo che hanno nell’associazione imprese che una volta si sarebbero dette a partecipazione statale. Altro che fior fiore dell’imprenditorialità privata. La classe imprenditoriale è fiacca, abituata a cercare il privilegio piuttosto che l’innovazione. Il problema è che non si è stati in grado né di stimolare un rinnovamento della classe imprenditoriale dall’interno, né di attrarre da fuori imprese innovative.