Il Sindaco e i suoi rinvii a giudizio e gli obblighi di firma

Ritratto di Angelo Sciortino

6 Dicembre 2021, 14:57 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Ricapitoliamo: abbiamo un Sindaco, che dal 14 maggio 2018 è stato rinviato a giudizio per abuso d'ufficio in forza dell'articolo 323 del CP, e per peculato aggravato in forza dell'articolo 314 CP, che così recita: “Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi.” Inizialmente gli fu comminato anche l'obbligo di firma per i reati sopra riportati.

Ricevuti l'obbligo di firma e la contestazione dei due reati, così parlò il sindaco:

Ritengo doveroso, nei riguardi dei cittadini di Cefalù e dell’opinione pubblica in genere, dare personalmente conto di un provvedimento adottato nei miei confronti dal gip di Termini Imerese notificatomi, nella odierna mattinata, dalla polizia di Stato, presso cui mi viene imposto l’obbligo di firma giornaliero. Mi viene, in buona sostanza, contestato di non avere assunto iniziative nei confronti di un dipendente comunale, a sua volta accusato di appropriazione indebita. Inoltre mi viene contestato di aver fatto un uso non consentito dell'autovettura di proprietà del Comune. Sono perfettamente consapevole del fatto che un amministratore pubblico è, più di ogni altro, soggetto all’azione di accertamento da parte della magistratura cui con assoluta serenità, velata, lo ammetto, da un pizzico di amarezza, sono pronto a fornire ogni giustificazione e ogni contributo, idonei ad accertare la verità e dimostrare la linearità della mia condotta”.

Non gli sorse mai il dubbio che sarebbe stato doveroso, proprio nei riguardi dei cittadini di Cefalù, presentare le proprie dimissioni per evitare loro l'onta di avere votato per amministrarli un sindaco sul quale pendevano tali pesanti sospetti. Né gli venne in mente che per “fornire ogni giustificazione e ogni contributo per accertare la verità e la linearità della sua condotta” non occorreva che continuasse a ricoprire la carica di sindaco. Anzi, proprio le sue dimissioni avrebbero dimostrato la linearità della sua condotta!

Si dà il caso che subito dopo la pandemia del Covid 19 ha favorito il rallentamento dell'accertamento da parte della Magistratura sia della verità e sia della condotta lineare del sindaco, che dopo le mancate dimissioni ha continuato ad amministrare Cefalù, provocando danni finanziari per risarcire i danni provocati ad alcuni cittadini e i danni all'economia in generale. Per non parlare della vacuità degli interventi per renderla migliore urbanisticamente e dell'assenza dei finanziamenti regionali e statali, che si sarebbero potuti ottenere, se solo si fossero presentati progetti idonei.

Non ci sono dubbi che egli ha commesso troppi errori per lasciare un buon ricordo dei dieci anni della sua amministrazione, ma un ricordo peggiore lo lasceranno quegli undici consiglieri, che lo hanno appoggiato, non criticandolo e non cercando di fermarne la frenesia del cupio dissolvi. Sarà divertente e triste al tempo stesso scoprire quanti di questi consiglieri avranno il coraggio di chiedere la fiducia dei cefalutani il prossimo maggio e quanti cittadini daranno loro fiducia.