Prossime elezioni comunali: saremo liberi cittadini o sudditi?

Ritratto di Angelo Sciortino

23 Febbraio 2022, 17:12 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Quando a metà dell'Ottocento Tocqueville fece il suo viaggio negli Stati Uniti, che fu poi seguito dal libro La democrazia in America, in esso possiamo trovare la seguente riflessione: “Una nazione può darsi libere istituzioni, ma se non ha comuni autonomi, non possiederà lo spirito di libertà”. Una riflessione suggeritagli dal funzionamento del Paese americano, giovane rispetto ai Paesi europei, eppure più libero e più democratico di essi, nonostante la Rivoluzione francese. E per il Tocqueville tutto ciò era dovuto all'esistenza delle autonomie comunali, come diffusamente spiega nella sua opera.

Contemporaneo del Tocqueville fu il nostro Carlo Cattaneo, che proprio rifacendosi al suo pensiero auspicava per l'Italia uno Stato federale e l'autonomia dei comuni. La politica di quel tempo, però, non ne seguì i suggerimenti e l'Italia è rimasta uno Stato centralizzato, uno Stato con poca libertà, come dimostrò il fascismo e come oggi dimostra il fantomatico Comitato Tecnico Scientifico, il famigerato comitato di finti scienziati, che sta privando gli italiani persino della libertà di una scuola che prepari i giovani in maniera consona.

Nel prossimo mese di maggio si voterà a Cefalù per eleggere un sindaco e un consiglio comunale. Credete forse che fra coloro che vogliono candidarsi a tali cariche c'è chi si preoccupa di presentarsi come un cittadino autonomo da qualsivoglia potere superiore? Non mi sembra, se considero che a) gli schieramenti si richiamano a un fantomatico centrodestra o a un fantomatico centrosinistra e che b) uomini dei raggruppamenti di tali fantomatici raggruppamenti rappresentanti in Istituzioni superiori come la Regione e lo Stato sono già venuti a Cefalù per incontrare gli elettori e chiedere loro di votare per un candidato vicino a loro.

Tutto ciò significa soltanto che a Cefalù, purtroppo come in altri comuni, non c'è speranza alcuna che “lo spirito di libertà” prenda il sopravvento. Con quale risultato è sotto i nostri occhi: i peggiori alle elezioni nazionali vanno al Parlamento, perché manca ai cittadini l'abitudine di una scelta libera, visto che anche la scelta dei loro amministratori non li educa in tal senso. In un Paese, che possiede “lo spirito di libertà”, a suggerire per chi votare non devono essere deputati e senatori vari, ma le qualità dei candidati stessi. Anzi, quando costoro dovessero dimostrarsi amministratori capaci, dovrebbero essere loro a suggerire con argomentazioni inoppugnabili la scelta dei candidati all'Assemblea regionale o al Parlamento. Finché i cittadini accetteranno questa situazione, non saranno mai liberi e il loro comune sarà soltanto un'istituzione per chiedere l'elemosina per ogni necessità. Un'elemosina che essi pagheranno con le imposte statali o con la disoccupazione dei loro figli o con l'emigrazione, ma chi ne ha deciso la spesa non ne risponderà mai.

Sappiatelo, la libertà non è un dono, ma la conquista dello spirito e della cultura; nessuna democrazia sarà mai tale, se non ci sarà la libertà e la dignità necessaria per non venderla in cambio di un ossequio a chi detiene un potere, che noi stessi gli abbiamo attribuito con le nostre scelte elettorali.

Non dobbiamo liberare il futuro, ma dobbiamo costruirlo libero con le nostre forze.