Elezioni, serve una comunità consapevole

Ritratto di Angelo Sciortino

28 Marzo 2022, 06:28 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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In un discorso a Bruges Margaret Thatcher diceva: "La comunità non è un fine, è un mezzo”. Un'affermazione confermata dalla storia: dovunque c'è stata una vera comunità, abbiamo avuto uno dei rari progressi dell'umanità. Penso all'Atene del V secolo, l'Atene di Pericle, che gli suggerì il suo famoso discorso sulla democrazia; penso alla Roma della prima Repubblica, quella in cui Catone il Vecchio nella sua storia non citò mai il nome di un console, ma soltanto una volta quello di un soldato semplice, perché nessuno poteva arrogarsi il diritto di definirsi il migliore, essendo tutti i romani i migliori; penso alla Firenze del '500, la Firenze di Machiavelli, Guicciardini eccetera, quella in cui nacque l'Italia; penso alla Scozia di Hume, di Ferguson, di Adam Smith, che insegnarono agli Inglesi a essere liberi e a creare un impero: la Scozia dell'illuminismo, che fu qualcosa di migliore di quello francese; penso alla Vienna del primo decennio del '900, che permise i primi passi della scienza moderna.

Allora mi chiedo: a Cefalù c'è oggi una vera comunità? La cronaca di questa lunghissima e stancante campagna elettorale me ne fa dubitare. Gli schieramenti sono nati per atti di fede, per cui non c'è una sola comunità, ma tante quante sono le fedi. E dove le comunità nascono per fede, danno vita a nemici in lotta tra loro e non ad avversari che danno un contributo di idee e di opinioni alla crescita della società, alla costruzione del suo futuro. Questo perché, per dirla con la Thatcher, manca il mezzo essenziale: la comunità.

Urge, pertanto, che rinasca una comunità cefaludese. E perché essa possa rinascere, serve che nelle menti di tutti cresca la conoscenza di una storia comune, con i suoi atti di coraggio, da imitare, e i suoi atti di viltà, più o meno consapevoli, per evitarli. Quando riusciremo non soltanto a far conoscere la nostra storia, ma anche a rendercene orgogliosi, allora avremo una comunità. Precisando che conoscere la propria storia non significa adorare ciò che è morto, come vorrebbe insegnarci persino l'ONU con i suoi cosiddetti Patrimoni dell'Umanità, ma imparare da essa quale comportamento oggi ce ne rende meritevoli e degni. A questo punto nessun uomo e nessuna donna bramosi di potere potrà ingannare gli elettori, mostrando un futuro libero o promettendo guadagni più o meno leciti e nemmeno posti di lavoro in cambio dell'appoggio elettorale.

Come dimostra la storia, la grande Roma finì di esistere, quando alla sua comunità fu sostituita quella dei clientes.