Le cause degli aborti naturali delle gallerie di sfollamento n°1 e n° 2 e le ragioni per le quali abortirà la n°3 (PRIMA PARTE)

Ritratto di Saro Di Paola

11 Novembre 2022, 12:14 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Il 9 novembre scorso, dopo oltre 10 anni, sono tornato nella Sala delle Capriate per seguire, dal vivo, la seduta consiliare convocata per discutere le problematiche del raddoppio ferroviario e della fermata sotterranea. 

Nell’attesa dell’inizio della seduta, la Consigliera Simona Vicari ha avuto il piacere e l’interesse di intrattenersi qualche minuto con me.
Teneva a darmi copia della nota con la quale, il 17 marzo 2022, RFI ha trasmesso “lo studio preliminare-planimetria della variante alla galleria di sfollamento della fermata di Cefalù”  e della deliberazione con la quale, il 24 marzo successivo, la Giunta municipale ha “apprezzato e condiviso la soluzione progettuale proposta da RFI e schematizzata nello studio allegato alla predetta nota”.

Grazie a Simona Vicari, sono venuto a conoscenza di quello che, come i precedenti due, è, ad oggi, solo il disegno ipotetico della localizzazione dell’imbocco della galleria di sfollamento n°3.

Una localizzazione che la scritta, “ITALFERR GALL DI SFOLL”,
                                                                                       
sul raccoglitore di carote mi aveva fatto intuire, nel corso del sondaggio che è stato eseguito sul ciglio della Via Pietrapollastra nei giorni 24,25 e26 dello scorso ottobre (www.qualecefalu.it/node/24511 ).

 Alcuni passaggi della nota di RFI al Comune, lo studio grafico preliminare allegato alla nota medesima, la deliberazione della Giunta municipale, l’ascolto di alcuni degli interventi svolti in aula e gli esiti del sondaggio a Pietrapollastra hanno fatto da pungolo ad occuparmi, per l’ennesima volta, di uno dei nodi cruciali nella vicenda della fermata sotterranea di Cefalù: la galleria di sfollamento o di sicurezza che la si voglia chiamare.

Per evitare uno scritto eccessivamente lungo, che potrebbe dissuadere dalla lettura, lo articolerò in tre parti.
Le prime due riguarderanno le cause, reali, degli aborti naturali delle gallerie n°1 e n°2 e la terza, nella quale illustrerò le ragioni, ipotetiche, di quello che sarà l’aborto naturale della galleria n°3.
 

PRIMA PARTE:
LA CAUSA, VERA, DELL’ABORTO NATURALE DELLA GALLERIA DI SFOLLAMENTO N°1


La prima galleria di sfollamento disegnata su una planimetria a curve di livello e, certamente non progettata, il progetto è molto di più, da RFI è quella della planimetria che segue.
                                                                              
La galleria era localizzata ad est della fermata sotterranea, sotto l’intorno del cosiddetto “mercato del contadino”.
Venne sottoposta all’attenzione del Consiglio comunale, nella seduta del 15/07/2003, per l’espressione del parere di competenza sulla proposta di progetto definitivo che la comprendeva.

Io c’ero.
Illustrandola, feci rilevare al Consiglio che la galleria non era carrabile.
Aveva, infatti, l’imbocco-sbocco in un “pozzo di uscita” profondo quasi 10 metri.
Perciò, feci, altresì, rilevare che, nei malaugurati casi di emergenza, i soccorritori con i loro mezzi, per superare il salto di 10 mt e scendere nella galleria o risalire dalla stessa insieme alle persone soccorse, sarebbero dovuti montare su una piattaforma elevatrice.
Più che una uscita di sicurezza sarebbe potuta diventare una trappola, non per topi, ma per soccorritori e soccorsi.
Sicché, con un mio documento, proposi al Consiglio di avanzare, ad RFI, la richiesta di renderla carrabile.

Il Consiglio espresse, con voto unanime dei presenti, il parere favorevole previsto dalla L.R. 65/81 sulla proposta di progetto definitivo al suo esame “unitamente” al mio documento.
                                           

Quella galleria, per essere resa carrabile, avrebbe dovuto svilupparsi ben oltre il muro, lato Palermo, del pozzo.
Uno sviluppo, che, per la differenza di quota tra il fondo del pozzo e quella del potenziale punto di sbarco all’esterno, avrebbe interferito con la via Cirincione, sino a  comprometterne la continuità, tagliandola in due tronchi, come fanno intuire le due linee rosse che , indicativamente, ho segnato nella planimetria che segue.
D’altronde, se lo sviluppo minimo necessario affinché la galleria fosse carrabile non avesse interferito con la Via Cirincione, RFI non avrebbe avuto motivo alcuno per farla sfociare dentro il pozzo, che ho perimetrato in celeste nella stessa planimetria, che altra non è se non la superiore con la mia aggiunta di linee colorate utili, almeno così spero, a far comprendere meglio quanto ho, già, descritto e quel poco che mi resta da aggiungere.
                                                                   
Va, infine, detto che sarebbe stato impossibile eseguire le opere e le lavorazioni necessarie per realizzare quella galleria.
La ragione è semplissima:  i mezzi di scavo e di trasporto delle terre di scavo e dei materiali per il suo rivestimento si sarebbero dovuti calare nel pozzo che non aveva, peraltro, le dimensioni minime per contenerli.

Pertanto, affermare che la costruzione della palazzina nelle foto che seguono,
         
il cui ingombro planimetrico ho, grossolanamente, disegnato in verde nella planimetria di cui sopra, è stata la causa della mancata realizzazione di quella galleria, è autentica LEGGENDA METROPOLITANA, di cui, purtroppo, ancora oggi, e in modo convinto, si parla.

Se non lo fosse, la mancata realizzazione di quella galleria sarebbe stata aborto procurato, legalmente ineccepibile e moralmente riprovevole.
Invece, quello della galleria di sfollamento n°1 è stato aborto naturale, la cui causa, reale, è stata la natura del luogo dove era stata disegnata.
Una natura, che non ne consentiva la carrabilità.
Quel requisito che il Consiglio comunale aveva chiesto ad RFI, col voto del 17 luglio 2003, perché essenziale per una qualsiasi via di fuga.

Chiunque dovesse leggermi, può smentirmi.
Punto!


Fine della prima parte, seguirà la seconda.

Saro Di Paola, 11 novembre 2022