Sono, e saranno, i pareri degli Uffici preposti a mettere il Consiglio sul binario giusto

Ritratto di Saro Di Paola

10 Maggio 2023, 08:15 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

Sul “progetto definitivo Fermata Cefalù-rampa di accesso alla galleria di sfollamento”, che RFI ha inoltrato al Ministero dell’Ambiente per la verifica di assoggettabilità alla VIA, il CONSIGLIO COMUNALE di Cefalù sarà chiamato ad esprimere il parere di competenza, previsto dall’articolo 7 della L.R. n° 65 del 1981.

Il Consiglio esprimerà il proprio parere alla luce dei pareri, che, sullo stesso hanno, già, espresso il Genio Civile e l’Autorità di bacino del Distretto Idrografico della Sicilia e di quegli altri che esprimeranno la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali e l’Ufficio Tecnico Comunale.

Del parere espresso dal Genio Civile ho già scritto (www.qualecefalu.it/node/24641).
Tale parere, per quanto nella nota di trasmissione al Comune è definito “favorevole” è, invece, ASSOLUTAMENTE CONTRARIO nella FORMA e nella SOSTANZA.
A renderlo tale è la SOSTANZA DELLE RACCOMANDAZIONI E DELLE PRESCRIZIONI, che, in esso, vengono, FORMALMENTE, e puntualmente, ESPLICITATE, in due delle tre pagine in cui il parere medesimo è articolato.

La prima:
Si raccomanda di limitare al massimo le opere di sbancamento in modo da conseguire un modellamento del suolo il più aderente possibile all’attuale configurazione morfologica” nell’area di cantiere dell’imbocco della rampa, laddove, per quanto si legge nella relazione illustrativa del progetto, “è necessario uno scavo di sbancamento a sezione aperta di profondità variabile da pochi decimetri ad oltre 5,00 metri.”
Il che comporta lo STRAVOLGIMENTO della configurazione morfologica dell’area di cantiere dell’imbocco, estesa oltre 11.500 mq, cioè, all’incirca, quanto sono estesi due campi di calcio.

La seconda:
Si raccomanda che la realizzazione delle opere previste avvenga contestualmente alle opere di canalizzazione delle acque raccolte superficialmente”.
Opere, tali ultime, sulle quali non è fatto cenno alcuno nel progetto e, neanche, nel parere di competenza dell’Autorità di bacino, da cui, il Genio Civile precisa non ci si può esimere e sulle quali mi soffermerò appresso.

Le “ulteriori raccomandazioni e precisazioni”, formalizzate nel parere del Genio Civile, sono dettate dalla consapevolezza della inadeguatezza del numero delle indagini geognostiche eseguite e della necessità di ulteriori indagini puntuali, che si coglie, a piene mani e reiteratamente, nel parere medesimo, e sono finalizzate “al superamento delle criticità geologiche e geotecniche… a salvaguardare l’integrità degli edifici intercettati in superficie dalla proiezione della realizzanda galleria…. a garantire che i cedimenti che si verificheranno siano compatibili con le distorsioni strutturali tollerabili, in condizioni di massima sicurezza, degli edifici e delle strutture ricadenti a livello del piano di campagna”.

Del parere dell’Autorità di bacino (Autorizzazione Idrica Unica) ho, pure, scritto (www.qualecefalu.it/node/24643),(www.qualecefalu.it/node/24644).
A parte la PLATEALE CANTONATA della “prescrizione”, contenuta in tale parere, secondo cui il Comune si dovrà “fare carico di tutti i danni a persone e/o cose causati dalla realizzazione delle opere previste in progetto” e  della quale l’Autorità potrà ravvedersi senza la necessità di ricorso alcuno da parte del Comune, non si possono non riscontrare nel parere medesimo la discrasia e la criticità, che ho, già, evidenziato.

La discrasia
L’Autorità, che, come da me ricordato, tra gli altri compiti ha quelli "di assicurare la difesa del suolo e la mitigazione del rischio idrogeologico" e di "provvedere ad elaborare il piano di gestione del rischio alluvioni", ha rilasciato il nulla osta idrico (A.I.U.).
Anche perché “l’intervento prevede la realizzazione di una rete di smaltimento verso la fognatura esistente delle acque meteoriche defluenti sul piazzale antistante il punto di imbocco della nuova rampa di accesso alla galleria di sfollamento”.
Un piazzale, che si estende, fabbricati tecnologici compresi, su una superficie di circa 1.500 mq, otto volte inferiore alla superficie dell’area di cantiere in corso d’opera, estesa oltre 11.500 mq.

L’Autorità si “preoccupa”, quindi, della difesa del suolo e della mitigazione del rischio idrogeologico, in caso di alluvioni, soltanto, a lavori ultimati, quando lo smaltimento delle acque meteoriche sul piazzale avverrà attraverso la condotta fognaria per acque nere, che scende lungo la via Pietrapollastra, per immettersi, definitivamente, nella condotta fognaria del lungomare.
Non si “preoccupa”, invece e affatto, della raccolta e dello smaltimento delle acque meteoriche, in corso d’opera, quando, a parità di intensità e di durata delle piogge, la quantità delle acque meteoriche sarebbe otto volte più grande e, come ha raccomandato il Genio Civile, dovrebbe avvenire contestualmente alla realizzazione delle opere.
Ciò nella chiara evidenza che, al riguardo, il progetto non prevede “un tubo”.

La criticità
Secondo l’Autorità, l’intervento previsto non interferirà con il torrente Pietrapollastra, il più grande dei corsi d’acqua del territorio di Cefalù ad occidente della Rocca, perché “l’attraversamento avverrà in subalveo garantendo un’adeguata altezza di ricoprimento della canna necessaria a salvaguardare la stabilità del fondo alveo”.

Sostenere che l’altezza di ricoprimento di 8,00 metri “salvaguarda la stabilità del fondo alveo” è, quantomeno, un GRANDE AZZARDO.
Ciò:
- alla luce di quanto, sui cedimenti in superficie in relazione alla profondità delle gallerie, è stato detto dai tecnici della ToTo e della stessa RFI, pubblicamente nella Sala delle Capriate il 26 novembre del 2015;
- alla luce della voragine che si è aperta a Vallone di Falco nei primi di settembre del 2022, mentre la talpa stava avanzando nella realizzazione della canna dispari della galleria Cefalù ad una profondità di oltre trenta metri dal piano di campagna;
- alla luce dell’unico sondaggio per la galleria di sfollamento eseguito in un punto del ciglio della via Pietrapollastra, che ha accertato il livello della falda idrica alla profondità di 10,00 metri rispetto a quel punto, cioè ad una quota più alta di circa 24,00 metri, rispetto alla quota d’imposta della rampa di accesso, in corrispondenza dell’alveo del Pietrapollastra.

Nei due pareri, già, espressi dal Genio Civile e dall'autorità di bacino, ve ne sarebbe, già abbastanza, anzi ve n’è, già sin troppo, per mettere il Consiglio comunale sul “BINARIO” GIUSTO.
Quello di esprimere VOTO CONTRARIO sul progetto definitivo della rampa di accesso alla galleria di sfollamento.
Senza tergiversazioni di sorta, con assoluta determinazione.

Il Consiglio, però, sarà chiamato ad esprimersi soltanto dopo che, sul progetto, si saranno espressi la Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali e l'Ufficio Tecnico Comunale.
Non sono riuscito ad appurare se i due pareri siano stati, già, espressi.
Però, al riguardo, ho convincimenti tali da non farmi avere esitazione alcuna a prevederli.
Assumendomene la responsabilità, mettendoci la faccia.

La Soprintendenza ai BB. CC. e AA. esprimerà PARERE CONTRARIO.
Se dovesse esprimersi favorevolmente significherebbe che avrebbe abiurato al suo ruolo ed ai suoi compiti Istituzionali.
Ciò per la ragione che espongo di seguito.

Quella che oggi sulle carte è "Villa Parlato", insieme a quella che oggi, ad Oriente della Rocca, è "Villa Palamara", è una delle due Architetture, fuori le mura, che, realizzate nel '600, furono sede di conventi o case di villeggiatura per monache o frati, probabilmente, Francescani e Benedettini.
Vennero acquistate da antenati degli attuali proprietari, intorno al 1870, "Villa Palamara", per l'esattezza, nel 1868, dopo che, nel 1855, vennero espropriati e messi all'asta tutti i beni ecclesiastici.

Le due Architetture sono, entrambe, dotate di una Chiesa consacrata e sono antecedenti alle settecentesche e ben più note "Villa Martino" e "Villa del Vescovo" a Santa Lucia.
La "Villa Parlato" è, perciò, un bene architettonico-monumentale, immerso, peraltro, in un parco, curatissimo e ricco di lussureggianti alberi secolari  e di essenze floreali rare e pregiate.
Il tutto, in un contesto ambientale che ne fa un unicum nella fascia collinare, bassa, del territorio cefaludese.
Per rendersene conto basta osservarlo nella foto aerea dello stato di fatto

o, da una delle finestre lato mare, del plesso ospedaliero Giglio.

Un unicum da tutelare, per tramandarlo a quanti verranno dopo di noi e che, invece, il progetto definitivo, proposto da RFI, metterebbe a massacro.

Quell'unicum, architettonico e ambientale, non può che essere ben noto alla Soprintendenza ed un suo parere, che dovesse essere favorevole al progetto, farebbe gridare allo scandalo.

Per quanto attiene, infine, al PARERE DELL’UTC, non potrà che essere, anch’esso, CONTRARIO.

Lo stralcio della tavola della “Variante Generale al PRG”, nel quale ho marcato, grossolanamente, in rosso gli assi delle due canne della galleria “Cefalù”, ed in giallo l'asse della rampa di accesso e l’area dell’imbocco a lavori ultimati,

classifica l’area interessata nella sottozona C1, “Area di espansione residenziale”, cioè area destinata a soddisfare il fabbisogno abitativo primario nel centro urbano anche con edilizia residenziale pubblica.

Ebbene, il parere dell’UTC potrebbe essere favorevole, solo se, in tale stralcio, fossero stati inseriti l’imbocco e la rampa di accesso alla galleria di sfollamento, come, il 17 marzo del 2022, cioè ben nove mesi prima che, alla fine dello scorso dicembre, la Variante al PRG fosse stata adottata dal Consiglio, RFI li aveva trasmessi al Comune,

quale studio preliminare di fattibilità, che la Giunta comunale, con apposita deliberazione n° 48 del successivo 24 marzo, aveva approvato “apprezzando e condividendo” (www.qualecefalu.it/node/24528 ).

Non essendo stati inseriti, come sarebbero dovuti essere, per il Consiglio, in sede di espressione del proprio parere, il binario è uno solo, ed è un binario obbligato: DIRE NO al progetto definitivo proposto da RFI.
Ciò a prescindere dalle valutazioni sui pareri degli altri Uffici di cui ho scritto e nel cui merito l’UTC dovrebbe, pure, entrare.

Nel malaugurato caso che il Consiglio dovesse esprimere parere favorevole, l’iter amministrativo per venire a capo della vicenda relativa alla galleria di sfollamento, che, iniziata nel 2002, si protrae da oltre venti anni,  diventerebbe estremamente tortuoso.
Sarebbe, infatti, necessaria l’adozione di una variante alla Variante Generale al PRG con esiti, tempi e conseguenze, assolutamente, imprevedibili.
Come dire che, sulla terza “soluzione” di galleria di sfollamento proposta da RFI, l’Amministrazione comunale dal punto di vista urbanistico-amministrativo, si è incartata da sola.

Saro Di Paola, 10 maggio 2023