Un'Amministrazione senza caporali?

Ritratto di Angelo Sciortino

21 Agosto 2012, 22:10 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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In questo terzo intervento vorrei affrontare un altro dei problemi cui ho accennato nel primo. A essere sinceri, esso è forse il problema dei problemi e la sua soluzione darebbe non poco sollievo ai cittadini e farebbe acquisire grandissimi meriti all'Amministrazione. Si tratta della burocrazia comunale e della sua perniciosa inutilità, se costretta a lavorare come ha lavorato finora. Essa ha certamente bisogno di “essere motivata”, come talvolta ha detto il Sindaco stesso. Prima, però, dobbiamo intenderci bene sul significato di motivare. Se i dipendenti ricevono regolarmente il loro stipendio, al quale, nel caso dei dirigenti, si aggiungono emolumenti superiori al 40% di tale stipendio, quale altra motivazione vogliono per compiere il loro dovere? Vogliono le carezze dei cittadini? Vogliono maggiore ossequio? Vogliono lavorare meno? O peggio di come lavorano oggi, anche se questo sarebbe quasi impossibile?

Se invece per motivare s'intende riuscire a dar loro la consapevolezza che il loro lavoro è un servizio reso alla società, perché abbia la possibilità di contare sul Comune per tutto il sostegno che occorre per progredire culturalmente ed economicamente, sviluppando ognuno le proprie capacità intellettive o finanziarie, allora il primo passo da compiere è quello di trasformare gli uffici comunali da semplici e ottuse pastoie in strumenti di viva e intelligente attività.

E' questa, a mio modesto parere, la vera motivazione, che gli impiegati dovrebbero avere, perché i cittadini tolgano un po' di pane dalla bocca dei loro figli, per darlo a loro, come finora s'è fatto, non ricevendone un tornaconto. E' necessario, quindi, che l'attuale Amministrazione si decida a mettervi un po' d'ordine e a far capire qual è la loro vera ragion d'essere. E se per farlo capire serve il bastone, da poco più di dieci anni la legge dà alle amministrazioni questo bastone, invitando i dirigenti, politici e no, a usarlo. Anzi, a ben guardare viene loro intimato.

Il Testo unico per il pubblico impiego – articolo 33 del Decreto legislativo n. 165 del 2001 – prevedeva che il dirigente di un'amministrazione, che rileva eccedenze di personale, è tenuto ad attivare una procedura di consultazione con le organizzazioni sindacali. Conclusa tale procedura, “l'amministrazione colloca in disponibilità il personale che non sia possibile impiegare diversamente nell'ambito della medesima amministrazione e che non possa essere collocato in altre amministrazioni”. Dalla data del collocamento in disponibilità il lavoratore ha diritto a un'indennità pari all'80% dello stipendio.

Nel 2009 nel decreto legislativo n. 150 viene aggiunto all'articolo 33 il comma 1 bis, che stabilisce: “la mancata individuazione da parte del dirigente responsabile delle eccedenze di unità del personale, ai sensi del comma 1, è valutabile ai fini della responsabilità per danno erariale”.

La Legge n. 183 del novembre 2011 ha ancora cambiato con un nuovo testo l'art. 33, non mutandone lo spirito.

Il sette luglio scorso anche l'attuale Governo, con un proprio decreto del 7 luglio, ha proposto miglioramenti alle disposizioni relative al funzionamento e al governo della burocrazia.

Oggi, quindi, non manca nulla perché l'Amministrazione abbia gli strumenti per motivare i dipendenti comunali, educandoli, ma anche punendoli, quando la punizione è necessaria e meritata. Se si ostinerà a non farlo, si farà carico anche dell'eventuale danno erariale procurato con le sue omissioni o con la sua pavidità. Pagherà non soltanto politicamente, ma anche finanziariamente. E si ritroverà, tra l'altro, anche senza i caporali per controllare le brande.

Qui, provvisoriamente mi fermo, sempre per restare fedele alla brevità.