Il prof. Riggio presenta “L’Eccelsa Rupe” di Rosario Ilardo ad Isnello

Ritratto di Italo Piazza

8 Gennaio 2014, 19:01 - Italo Piazza   [suoi interventi e commenti]

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Il prof. Giuseppe Riggio presenta “L’Eccelsa Rupe” di Rosario Ilardo ad Isnello
di Italo Piazza
 

Patrocinata dal Comune di Isnello, su iniziativa del sindaco dott. Giuseppe Mogavero, si è svolta sabato 14 dicembre 2013, presso la sede del Centro Sociale, la presentazione del libro di Rosario Ilardo “L’eccelsa rupe. Studi, ricerche e nuove prospettive storiche sulla Rocca di Cefalù”, edito dall’Officina di Studi Medievali di Palermo.

Dopo Castelbuono (http://www.qualecefalu.it/node/6435), dunque, anche un altro Comune delle Madonie ha arricchito il cartellone delle proprie attività culturali e formative con la presentazione de “l’Eccelsa rupe” che, fra i tanti meriti, ha avuto anche quello di riaccendere l’interesse per la storia e la bellezza della nostra Rocca, veicolando, così, fuori dai nostri ristretti confini territoriali, l’immagine di Cefalù e del comprensorio madonita.

La scelta del relatore, questa volta, è ricaduta sul prof. Giuseppe Riggio, già sindaco della nostra città e preside del locale Liceo Mandralisca. Scelta felice, non solo per le indiscusse qualità umane, morali e professionali del relatore, ma anche perché sia Isnello che Cefalù «gli appartengono», anzi «lo possiedono», essendo il prof. Riggio  originario del piccolo centro delle Madonie e, al tempo stesso, «emotivamente e culturalmente» legato a Cefalù, dove vive e opera da decenni.

 

Ho avuto il piacere, insieme ad una nutrita rappresentanza cefaludese, di assistere alla conferenza del prof. Riggio: ne ripropongo l’intervento col rammarico di non poterlo riportare - per ragioni di spazio - nella sua interezza, essendo stato lungo e articolato. Di questo chiedo anticipatamente scusa al relatore e ai lettori.

Ha concluso i lavori, visibilmente commosso, il dott. Ilardo che ha ringraziato il prof. Riggio, per la  competenza e il trasporto con cui ha trattato i diversi argomenti, e il sindaco Mogavero, per essersi fatto promotore dell’ iniziativa, spronandolo a continuare nella politica di valorizzazione di Isnello non solo in seno al Parco delle Madonie, ma anche nell’ambito di quel progetto di valenza nazionale che mira all’istituzione del Parco Astronomico delle Madonie, che proprio ad Isnello dovrebbe avere la sua sede ideale.

Dopo i cordiali saluti di benvenuto del sindaco dott. Mogavero, ha preso la parola il prof. Riggio:

«Quando nello scorso mese di Settembre accettai l’incarico da parte del dott. Rosario Ilardo di presentare la sua pubblicazione ad Isnello, non conoscevo ancora il libro, anche perché, malgrado l’invito, non avevo potuto partecipare alla sua presentazione a Cefalù avvenuta nell’estate scorsa.

La cosa mi era particolarmente gradita per diversi motivi:

Per l’autorevolezza dell’autore che mi onorava dell’incarico, anche se del dott. Ilardo io conoscevo altri meriti, acquisiti ai vertici della pubblica amministrazione in diverse Province della Sicilia e per avere anche ricoperto cariche politico-amministrative presso il Comune di Cefalù. Non ne conoscevo l’attitudine alla ricerca storica, che, da quel che ho visto dopo, pare sia stato il suo hobby preferito, se non l’unico, che ha riempito gli anni della sua pensione, a dimostrazione che solo chi non sa cosa fare si annoia, mentre il tempo non basta mai a chi ha un progetto da realizzare. Progetto vagheggiato e maturato nel tempo, che per anni è stato il sottofondo culturale di tutte le attività svolte, al quale finalmente ha potuto dedicarsi pienamente.

Il secondo motivo è stato il contenuto dell’opera: Cefalù e la sua Rocca emotivamente e culturalmente mi appartengono quasi quanto mi appartiene Isnello. Anzi, voglio capovolgere il rapporto soprattutto culturale: sia Isnello che Cefalù mi possiedono, per motivi spazio temporali diversi e per un’identica affinità psico-sociale che costituisce la mia realtà interiore, per cui indifferentemente vivo e penso perfettamente a mio agio sia a Isnello che a Cefalù.
Qualunque attività culturale viene promossa a Isnello mi sta a cuore. Mi dispiace quando non posso essere presente, mi arricchisce quando partecipo, mi gratifica quando ne sono parte in causa o protagonista.

Non vi nascondo che quando l’autore mi portò il suo volume, letteralmente “mi misi i manu ‘e capiddi”, ovviamente per la sua mole: se ne potevano fare tre tomi; e per la vastità dell’indagine: è la silloge di diverse monografie riguardanti certi aspetti della storia dell’intera Sicilia e in particolare di Cefalù dalla Preistoria fino ai nostri giorni.

A lettura ultimata, ringrazio l’autore per avermi moralmente costretto ad interessarmi al suo libro e ne sono stato ripagato culturalmente perché nella sua narrazione ho trovato numerose risposte a problemi e curiosità culturali che nel tempo erano rimasti irrisolti o insoddisfatti; ma soprattutto perché la narrazione, corredata di uno straordinario apparato critico, non solo risulta una banca dati della storia del nostro territorio madonita e di Cefalù, che per secoli è stata la “porta a mare” di questo stesso territorio, ma soprattutto per la ricchezza degli strumenti di indagine utilizzati dall’autore che ora sono a portata di mano per chiunque voglia cimentarsi in studi del genere.

L’opera

L’opera si presenta strutturata in 5 Parti, cui si aggiunge una Sezione intitolata Contributi, per finire con gli Apparati.

Io comincio dalla fine e vi dirò dopo perché. Comincio dagli Apparati, che vanno en pendant con la parte narrativa. L’Apparato fotografico diviso in 5 parti, ciascuna di riferimento ad ognuna delle 5 parti della trattazione; le Tavole Cartografiche (…); le Tavole Geografiche (…) e Topografiche (…); le Tavole Grafiche (…); le Tavole Pittoriche, che riportano Cefalù e la sua rocca così come l’hanno vista artisti viaggianti del ‘700 e dell’ ‘800 come Houel (…), Ducros (…), Rottman (…), il pittore cefaludese Francesco Bevelacqua (…) ed infine gli artisti cefaludesi contemporanei come Franco D’Anna, Ignazio Camilleri, Giuseppe Forte. Una vera chicca tipografica e letteraria sono i brevi commenti alle suddette opere pittoriche: oltre alla normale didascalia, vi leggiamo un breve paragrafo di autori che hanno scritto su Cefalù (C. Valenziano, R. Salvo di Pietraganzili, M. Collura, P. Culotta, Houel, A. Culotta, G. Cavallaro, V. Consolo, S. Vazzana, G. Vouillier); la Tavola Cronologica ragionata (…); le Tabelle, 27 di numero e dei più vari argomenti (…); i Manoscritti (…); infine la Bibliografia, enorme! Oltre 600 titoli tutti citati nella parte critica del testo, come opportunamente precisa l’autore (…). Uno straordinario strumento di lavoro per chiunque ne abbia interesse e che in sé è un elemento di qualificazione dell’opera. Essa dà un’idea della ricerca puntuale e comparata da cui nasce il libro e ne giustifica il lungo periodo di gestazione e stesura.

Ho volutamente iniziato dalla descrizione degli Apparati per diversi motivi. Anzitutto (…) per affermare la complementarietà di questa parte del libro con il corpo narrativo: ne rappresenta la documentazione non meno delle numerose e ricche note del testo. L’autore in questi Apparati persegue un intento didattico preciso. Non basta ascoltare o leggere, abbiamo bisogno di vedere. Sono strumenti che aiutano a memorizzare e a capire meglio della semplice lettura, oltre che ad essere strumento di facile consultazione.

Passiamo adesso alla parte narrativa che, oltre ad essere la più corposa, è quella che fa il testo. Come già detto, l’autore la divide in 5 parti:

Della Sicilia antica e del “mondo Mediterraneo”

(…) La materia trattata evidenzia la straordinaria erudizione dell’autore che si districa tra Paleontologia ed Archeologia, tra Geologia e Geografia, tra Storia ed Etnologia, tra Letteratura ed Antropologia per descrivere e documentare le varie fasi della presenza dell’uomo in Sicilia, a partire dall’antropizzazione iniziale (…). Il capitolo continua con la presentazione dei Siculi, gli Elimi, gli Ausoni, i Pelasgi, i Popoli del Mare, i Fenici. Il tutto trattato con la puntigliosità razionale dell’autore che filtra ogni ipotesi e le certezze dei vari storici che cita, assumendo a volte posizione basandosi non tanto sulle sue competenze storiografiche o scientifiche delle varie discipline, che non possiede in modo specifico, ma sulla vasta e profonda erudizione che lui stesso certamente ha visto crescere negli anni man mano che il suo lavoro prendeva corpo. E’ questa la sorte del ricercatore: ogni informazione nuova apre una pista di investigazione, apre nuovi orizzonti … ti solletica il cervello e ti dà il godimento dell’intelligere. Questo io ho colto in ogni pagina di questo straordinario libro ove tutto è stupendamente personalizzato. È evidente nella sapiente scelta di ogni notizia, nella schiettezza dei giudizi e delle prese di posizione, nella scioltezza narrativa (…).

L’ultimo capitolo di questa Prima Parte è dedicato alle civiltà del Vicino Oriente. Dopo una sintetica presentazione storico-culturale della Culla della Civiltà per la straordinaria portata sulla formazione ed evoluzione del pensiero occidentale (…), l’intero capitolo mira a documentare questo che può sembrare un assunto ed invece è una anticipata conclusione (…).

Conquiste e sedimentazioni culturali in Sicilia

(…) Si parla del secondo flusso migratorio (VIII – VI sec. a.C.) dei popoli ellenici sia verso nord-est raggiungendo l’Ellesponto e il Mar Nero, sia verso l’estremo Occidente, che seguì le rotte marittime già percorse dai Minoici, che toccò l’Italia meridionale e la Sicilia, le coste francesi e spagnole (…). L’intero capitolo documenta il fenomeno nelle più importanti colonie greche di Sicilia e precisa quasi in conclusione che i Greci non poterono penetrare all’interno dell’isola per l’opposizione da parte delle popolazioni ormai autoctone, quali i Sicani ad ovest e i Siculi ad est, mentre l’estremità occidentale, costituita da basi fenicie rimase punica.

Nessun documento storico parla di una Cefalù “greca”, ma inevitabilmente per gli scambi commerciali esistenti sia Cefalù che gli altri centri dell’interno o della zona punica conobbero la cultura greca e ne furono in qualche modo influenzati. Interessanti le annotazioni sulle mura megalitiche di Cefalù che per alcuni risalirebbero al V-IV sec. a.C., mentre per altri, compreso l’autore, hanno origini preelleniche.

Del periodo cosiddetto delle guerre puniche, mi limito a riportare una considerazione che fa Rosario Ilardo a conclusione del racconto sulle furbizie e la spregiudicatezza di Agatocle, che con sotterfugi divenne tiranno di Siracusa (…) : “Se Agatocle, tiranno irriducibile e senza scrupoli, abile stratega e astuto uomo politico, propose di tenere per sé Terme e Cefaledio con i relativi contadi, si può supporre che Cefalù, tra la fine del V secolo e l’inizio del III, fosse una città ricca e popolosa, con una roccaforte ben munita, un centro che, presumibilmente, esercitava un ampio controllo su un retroterra esteso, quantomeno, fino ai confini con il territorio di Castrogiovanni “ (…).

Il periodo bizantino si caratterizza a Cefalù per la fortificazione della Rocca e il consolidamento della cinta muraria della città. L’autore vi dedica diverse pagine descrivendo ogni singolo avanzamento dell’opera, ogni singola cinta muraria, ogni accesso … e si addentra nella storia degli interventi di restauro avvenuti nel tempo e in tempi recentissimi, prendendo posizione e criticando certi interventi. Tratta anche dell’insediamento urbano esistente sulla Rocca che ha fatto avanzare l’ipotesi che quello fosse la Cefalù originaria, mentre altri sostengono che Cefalù sia sorta ai piedi della Rocca. Ilardo avanza l’ipotesi che l’insediamento sulla Rocca sia stato abitato sia sotto i Bizantini che sotto gli Arabi e fino al XII secolo, quando Ruggero II realizzò il “riordino” e “riassetto” dell’impianto urbano preesistente ai piedi della Rocca. Probabilmente solo nel XVI secolo si può parlare di “città rovinata” di quella posta sul monte (…)

Del periodo normanno Ilardo riporta quanto la storiografia ufficiale racconta, ma con la importante considerazione che Ruggero II fece di Cefalù un “luogo forte” del sistema difensivo delle coste siciliane e di controllo del territorio del regno. Quindi gli interventi di restauro e consolidamento delle strutture di difesa della rupe e del castello (…)

La storia prosegue con il vero e proprio dominio dei Ventimiglia su Cefalù e la successiva gestione da parte dei Vicerè, da quelli aragonesi a quelli del periodo spagnolo. Le spese per la manutenzione e il rafforzamento delle fortificazioni del castello e della stessa città venivano poste a carico del vescovado, del clero, della municipalità di Cefalù e delle terre del circondario (Collesano, Castelbuono, Pollina, Tusa, Gratteri, Isnello) (…)

Di particolare rilievo è la storia dell’incastellamento della Rocca. Partendo dal concetto che non è il castello a generare un insediamento umano nelle vicinanze, ma avviene esattamente il contrario (…), Ilardo racconta la storia del castello fin dalle origini certamente bizantine, se Cefalù poté resistere agli Arabi per oltre 20 anni, da prima dell’837 fino all’857 quando “quei della fortezza di Cefalù si arresero, a patto di uscirne immuni” (…). L’incastellamento normanno pare quello più incisivo e definitivo e venne concepito in funzione di una impostazione feudale ben diversa dalle stesse realtà presenti nell’Italia meridionale. Il castello fu dimora dei vescovi e roccaforte imperiale, grazie all’interesse di Federico II di Svevia.

Tutta la III Parte è dedicata al tempio megalitico esistente sulla Rocca, detto Tempio di Diana. E l’autore lo esamina nei suoi particolari con riferimento agli scavi archeologici avvenuti, e torna, ovviamente in modo specifico, ai contatti con la civiltà micenea di cui ha trattato nella Parte I e alle caratteristiche della muratura ciclopico-megalitica. Ampia erudizione e innumerevoli riferimenti se a quel tempio vengono dedicate ben 50 pagine del libro. Da leggere!

La IV Parte è dedicata all’uso che nel tempo è stato fatto della Rocca: dalle prime frequentazioni umane (…) all’utilizzo più recente. Descrive complessivamente 21 grotte, girando attorno alle pareti della Rocca (…), le numerose cisterne e il sistema di raccolta delle acque, le chiese (…), le torri del castello e anche quelle del litorale della marina di Cefalù, per tornare, infine, alle casermette, ai forni e ai magazzini.

La V Parte è dedicata alle falde della Rocca (…) suddivisa in cinque grandi settori (…). E’ una descrizione puntigliosa e precisa di ogni sito naturale o manufatto antico e moderno, che diventa interessantissimo per i Cefaludesi che non ne conoscono nemmeno l’esistenza, ma è anche un esempio di metodologia di studio del territorio.

Dicevo all’inizio della sezione dedicata ai Contributi. Non è essenziale al testo, che resta valido, importante e bello anche senza tali scritti. Certo, lo arricchiscono e fanno capire che l’opera di Ilardo non pretende di avere detto tutto sull’importanza e sulla bellezza di quel luogo, né di avere scritto la storia di Cefalù. Io li considero più un omaggio a quegli autori (Salvatore Cefalù, Antonio Franco, Nicola Imbraguglio, Domenico Portera, Pino Lo Presti, Valeria Calandra, Pietro Lunardi) che hanno scritto su Cefalù, ma soprattutto delle aperture di squarci culturali, delle indicazioni di piste nuove e diverse di studio.

Conclusione

Caro dott. Ilardo, leggendo “L’Eccelsa Rupe” l’ho spesso immaginato visitatore attento e paziente della nostra Rocca. L’ho immaginato sul Monte a scrutare a Nord l’orizzonte dell’immenso mare che va da Milazzo a Monte Pellegrino e a Sud l’entroterra delle Madonie e dei Nebrodi e tutto quello che si portano dietro. Quel luogo per lei è l’onfalo della sua visione della Storia della Sicilia. Nel suo racconto tutto parte da lì e tutto ritorna lì! Lei è innamorato di quella Rupe con tutto quello che contiene e con tutto quello che ha significato e tutt’ora significa, con l’inconfessato convincimento che non sempre la Città che sta sotto sia stata all’altezza politica e morale di quella Rupe con la quale in qualche modo si è identificata.

Una moderna Storia di Cefalù, quando sarà scritta, comprenderà quanto Lei ha già detto in questo libro, ma non potrà fare a meno della sua opera come fonte di ispirazione e soprattutto come miniera di documentazione».  

Coloro i quali fossero interessati al libro, potranno reperirlo presso la libreria Misuraca di Cefalù.                                

                                                                                                                          Italo Piazza