9 Settembre 2012, 12:12 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Il Cancelliere Bismarck, fondatore dell'impero tedesco, era solito dire che l'uomo mente in tre occasioni: a) quando parla di politica – egli ha le idee e le capacità migliori – b) quando parla di caccia o pesca – il cervo o il pesce più grande è stato preso da lui – c) quando parla di donne – è stato perdutamente amato dalle più belle.
Da buon prussiano e da ancor migliore statista, egli pretendeva da questo stesso uomo che fosse coerente in politica, quando doveva governare; coraggioso e abile nella caccia; uomo valente e amabile, quand'era fra le braccia di una donna.
Non credo che le cose siano cambiate a meno di un secolo e mezzo, soprattutto non vedo ragioni per credere che a Cefalù non valga la riflessione di Bismarck. Anche se quanto accade dalle ultime elezioni qualche dubbio me lo suggerisce. Senza astio, sebbene mi sia fatto ingannare, ma serenamente, come chi non si aspetta altro dalla vita, che di poter vivere i pochi mesi, che gli rimangono, con la libertà di dire sempre quel che pensa, voglio fare qualche osservazione, suggeritami dal ricordo di Bismarck.
Non credo che si menta sempre consapevolmente. Qualche volta si finisce con il mentire, quando si presume troppo di sé oppure quando si è come gli Illuministi, che credevano che la realtà fosse quella che essi pensavano, per cui, quando questa contraddiceva i loro perfetti disegni, essi dicevano: tanto peggio per la realtà! Ecco, questo è quello che accade a Cefalù. Non si mente, sapendo di mentire, e non ci si dimentica di quel che si è assicurato in campagna elettorale per distrazione o dolo, ma soltanto perché la smentita della realtà, come per gli Illuministi, non conta alcunché. E se qualcuno lo fa notare, allora gli si attribuisce astio o si ritiene che le sue osservazioni siano dettate dal mancato mantenimento d'impegni assunti con lui personalmente. Rispondo soltanto per me: personalmente? Quando e quali, di grazia? E lo stesso può dirsi per Ernesto Galli della Loggia, che ho riportato integralmente in una sua difesa del territorio?
La verità sta in uno splendido aforisma di Goethe: nulla è più pericoloso di un'ignoranza attiva. Perché quella passiva, in quanto tale non è produttiva di danni suoi propri. Guardiamo alla storia amministrativa di Cefalù negli ultimi quindici anni, tutti vissuti all'insegna dell'ignoranza. I primi dieci, però, furono caratterizzati da un'ignoranza attiva, con i risultati che ben conosciamo; i cinque anni successivi, invece, furono caratterizzati da un'ignoranza passiva, che non fece sicuramente bene, ma neanche fu dannosa come lo sarebbe stata se attiva. Oggi il sindaco Lapunzina ama cercare un giudizio sui primi cento giorni nel paragone con i due sindaci, che l'hanno preceduto. Sicuramente più attivo di quello immediatamente precedente e ugualmente attivo di quello più lontano nel passato. Ma non è da questo paragone che è giusto pretendere un giudizio. Quello che si dimostrò pericolosamente attivo, fu tale in forza di una decennale agitazione, priva però di una strategia di crescita, tant'è che lasciò il Paese sull'orlo di un baratro finanziario; l'altro si limitò a camminare su un viottolo confinante con l'orlo del baratro, evitando di agitarsi, per non correre il rischio di scivolarvi dentro.
Paragonarsi a entrambi non ha quindi senso. Occorre giudicare se il velo oscuro dell'ignoranza è stato strappato con la lama tagliente di una intelligente strategia. Una strategia, che non passa per un eccesso di cementificazione né per un mancato richiamo di coloro che, nel chiuso dei loro uffici, hanno avuto non poche responsabilità nel ricreare a Cefalù la situazione descritta da Goethe e che, temo, se non fermati, potrebbero ancora farla sopravvivere.
A cento giorni dalla elezione del nuovo Sindaco, non mi sembra che la lotta sia tra sapienza e ignoranza, ma ancora e sempre tra passività e attività. Spero che comprenda che, se glielo scrivo, ho ancora la speranza che egli sia l'uomo capace di una strategia e della necessaria tattica per attuarla.
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