Quanto serve per far ripartire il PRG è una spesa "contingibile e urgente"?

Ritratto di Pino Lo Presti

10 Settembre 2012, 13:08 - Pino Lo Presti   [suoi interventi e commenti]

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Lo Presti
Prof. Panzarella, quale è il suo ruolo all’interno dell’aggiornamento del PRG, di cui l’approvazione, da parte del Commissario ad Acta, dello Schema di Massima della Variante ha costituito l’ultimo atto?

Panzarella
Io sono Consulente per le Infrastrutture, il prof. Trombino è Consulente per la parte generale e normativa del Piano, l’ufficio Tecnico comunale, oggi nella figura dell’ing. Duca, è il Responsabile incaricato del Progetto.


Lo Presti
Professore, ci siamo visti circa un anno fa; allora le chiesi cosa mancasse a che l’iter per la definizione del nostro principale strumento urbanistico si avviasse. La sua risposta, allora, molto ampia e articolata (vedi allegato: 2011.06.11intervista panzarella.pdf),  fu - nella sostanza - “la volontà politica”.

Ora, è cambiata l’Amministrazione.
Cosa manca, adesso, presupposto che la volontà politica ci sia (dal momento che il nuovo Sindaco, ha dichiarato sin da subito che avrebbe accelerato l’iter di definizione del piano regolatore)?
In che modo questa volontà le consta e cosa pensa possa risultarle, oggi, da ostacolo?

Panzarella
Confermo che la nuova Amministrazione ha manifestato l’interesse di portare avanti il PRG; questa traspare non solo dalle dichiarazioni del Sindaco ma anche da una serie di atti e incontri procurati tra i consulenti e il responsabile del Piano e dell’Ufficio Tecnico, ing. Duca.

Lo Presti
Tuttavia, al di là di queste manifestazioni visibili, il lavoro sul PRG è fermo. Cosa manca per metterlo in movimento?

Panzarella
Si deve passare alla fase vera e propria del progetto; fin adesso siamo giunti allo Schema di massima che è stato approvato dal Commissario ad acta.
Ma sono necessari alcuni altri atti importanti, prima che ci si possa mettere a lavorare per la stesura definitiva. 
Infatti, sono passati ben due anni dall’intervento del Commissario, e nel frattempo sono intervenute nuove esigenze cui rispondere, non solo normative, dunque è necessario, prima di qualunque nuova elaborazione, che siano disponibili altri elaborati, che competono a tecnici che devono esserne incaricati. Uno di questi riguarda lo studio di incidenza ambientale, poi una serie di importanti approfondimenti degli aspetti geologici e, non per ultimo, l’obbligo di dare luogo alla procedura della Valutazione Ambientale Strategica..
Quest’ultima riguarda una serie di verifiche sulla sostenibilità ambientale delle previsioni di piano, e richiede anche il coinvolgimento o consultazione di più attori o esponenti della società locale, rappresentativi di interessi generali o di specifiche necessità di attenzione sul piano della sostenibilità.
Avendo valenza strategica, questa attività va affrontata preliminarmente, sulla base  dei contenuti della bozza di piano, e deve continuare in seguito, durante l’attuazione del Piano. Si tratta di una prestazione che deve essere guidata da un professionista esperto in materia, al quale va conferito l’incarico.

Lo Presti
Che cosa manca per tutto questo?

Panzarella
La vera difficoltà sta nella disponibilità dei fondi.

Lo Presti
Negli incontri che ha avuto con il Sindaco, queste cose non le avete discusse?

Panzarella
Di questi aspetti l’Amministrazione e l’Ufficio Tecnico discutono essenzialmente col prof. Trombino – mentre a me si riferiscono per gli aspetti infrastrutturali. Comunque la necessità è stimabile nella cifra di 70-80 mila euro, che servono complessivamente per lo studio di incidenza ambientale (soprattutto per le opere ricadenti in area SIC, cioè Siti di Importanza Comunitaria, e ZPS, Zone di Protezione Speciale per l’avifauna) - che va affidato a un agronomo -, e poi per tutti i saggi geologici, che mancano, e non da ultimo per la procedura di VAS, cui il prof. Trombino è riuscito a provvedere fino alla predisposizione dei preliminari, ma che adesso va affidata a un responsabile.

Lo Presti
Il Comune, nella congiuntura attuale, non può spendere soldi per questioni voluttuarie, ma credo che possa farlo per scopi di importanza e urgenza primaria. Ora, il piano regolatore non è una esigenza primaria, contingibile e urgente? 

Panzarella
Sì, lo è, ma ovviamente questa domanda non va fatta a me.
Il Sindaco ha dichiarato più volte l’interesse e la determinazione dell’Amministrazione a portare avanti il processo di Piano. Per parte mia, non voglio mettere assolutamente in dubbio queste intenzioni e la buona fede con cui sono state rese. Ma, se posso dirlo, il problema, oltre ad essere finanziario (senza comunque riguardare noi consulenti), si inquadra più a monte in una situazione più generale di Cefalù, che non spinge mai per un interesse generale, comunitario.

Io non vedo, non sento, che la gente di Cefalù manifesti un interesse vero, reale, a che la città sia dotata di un piano regolatore. Può darsi che non ci sia nessuna reale cognizione di questa necessità: infatti, se questa esigenza fosse avvertita davvero, ci dovrebbe essere una “pressione” che non vedo assolutamente. E questo mi sconcerta!
Non c’è pressione persino da parte di quelle categorie economiche che dovrebbero essere le più interessate a che si facciano, ad esempio, i parcheggi, e anche le strade per entrare e uscire da questo paese senza i problemi gravi di oggi. Non parlo tanto degli albergatori, ma certamente dei ristoratori, e dei commercianti nel loro complesso.

Intanto sempre di più mi capita di sentire gente, amici o conoscenti, di altre città della Sicilia, che, quando per una ragione qualunque devono venire a Cefalù, subito si preoccupano, direi anche ansiosamente, al pensiero di dover affrontare il calvario della ricerca di un parcheggio; se devono incontrarsi con me, “per cortesia - mi dicono - vediamoci fuori paese, perché mi viene l’angoscia solo a pensare dove trovare un posto”!
Tutto questo sempre più spesso si traduce nella rinuncia, da parte di chi sta fuori, a venire qui a Cefalù, e dunque anche a spendervi tempo e denaro, fosse anche per una pizza.
Allora, i fatti sono due: o a Cefalù non ci sono problemi economici (ma non ci credo), oppure dietro questa apparente indifferenza ci sono delle altre ragioni che non riesco a capire.

Lo Presti
C’è, tra l’altro, il problema delle macchine parcheggiate nel centro storico che si vorrebbero togliere, però se non ci sono i parcheggi dove si mettono?

Panzarella
Cefalù, per questa mancanza, è priva della possibilità di organizzare nel suo centro storico, che è sicuramente la sua parte più significativa e interessante, qualunque manifestazione di qualche rilievo, perché se già si è in crisi col traffico di tutti giorni, figuriamoci cosa succederebbe per qualche evento di grande richiamo. Allora, qui bisogna davvero capire che cos’è che non scatta nella mente di chi nel centro storico ci lavora e ne trae sostentamento (e non si tratta di una categoria irrilevante, ma di una parte consistente della popolazione e dell’economia di Cefalù). Io ancora non l’ho capito, ma un fatto è certo: non si tratta di gente sprovveduta.

Lo Presti
Almeno i conti li dovrebbero saper fare.

Panzarella
Infatti. Allora come si spiega? Perché poi i misteri, quando si va al fondo delle cose, sono tutt’altro che insolubili, e una spiegazione si trova.

Lo Presti
... nel frattempo, cosa continuiamo a rischiare?
Per esempio, per quanto riguarda le aree dismesse dalle ferrovie, all’epoca lei disse che, se non si trattava per tempo con le FS, queste avrebbero anche potuto decidere di gestirsele da soli.

Panzarella
So che il Sindaco ha preso già dei contatti, si sono stabilite delle date per degli incontri dell’Amministrazione comunale con i vertici non tanto delle Ferrovie quanto della loro Società “Sistemi Urbani”, che si occupa della gestione e della commercializzazione delle aree dismesse.

Ma in merito a ciò, i problemi più urgenti sono per il momento di altro genere; perché, mentre si è già appaltata la parte del nuovo tracciato ferroviario che va da Ogliastrillo a Castelbuono, l’altra, già in esecuzione da Fiumetorto sino ad Ogliastrillo, adesso è ferma, e lo è da troppo tempo. La Ditta, a quanto sembra, per problemi suoi interni, ha avuto difficoltà finanziarie serie, e ha dovuto licenziare; il nuovo liquido che il governo avrebbe reso disponibile per la ripresa dei lavori non è assolutamente sufficiente.

Lo Presti
Quando si renderebbe disponibile l’area della stazione? Basterebbe il compimento della tratta Ogliastrillo-Castelbuono? Oppure è condizione imprescindibile che si realizzi anche quella da Fiume-Imera a Ogliastrillo?

Panzarella
Ah, sarebbe veramente assurdo che i treni tra Castelbuono e Ogliastrillo corressero sulla nuova sede, mentre tra Ogliastrillo e il fiume Imera dovessero andare ancora sul vecchio tracciato! Assurdo, ma non impossibile!

Lo Presti
Al momento non c’è dunque nessuna ipotesi verosimile su quando sarà disponibile quest’area della vecchia stazione?

Panzarella
Sono certo che, nonostante i cronoprogrammi delle opere appaltate, sulla data non giurerebbero le stesse Ferrovie.
Ma c’è un’altra cosa che mi preme dire, ed è che da quando, nell’ottobre del 2007, abbiamo consegnato la nostra consulenza sullo schema di massima del piano regolatore (approvato due anni fa, di questi tempi) – il tempo trascorso invano ha comportato comunque delle conseguenze, perché questi ultimi anni, a partire dal 2008, sono stati – e restano – quelli della crisi economica globale, in particolare europea e italiana.
Ciò significa che una serie di previsioni - consegnate nel 2007 ma disegnate nel 2003/4/5, cioè nell’epoca delle cosiddette “vacche grasse” - oggi, che siamo in piena recessione, non hanno più la possibilità di essere realizzate, soprattutto quelle infrastrutturali, che per Cefalù erano essenziali. Ci vorrebbe un miracolo, che però non so da dove possa scaturire.
Mi riferisco, per esempio, alle opportunità relative ai nuovi usi delle aree dismesse della ferrovia, e a tutto ciò che vi è connesso all’intorno. La nuova infrastrutturazione prevista nello schema di massima del piano regolatore, soprattutto il nodo intermodale e la strada ciclo-pedonale da Cefalù verso Lascari, non era fatta di pezzi ciascuno indipendente dall’altro, ma costituiva un sistema abbastanza intrecciato.
Ad esempio, le previsioni sulla sede ferroviaria non erano del tutto scisse dalla soluzione per l’uscita dal lungomare; anzi, c’erano dei punti in cui si intrecciavano e si aiutavano le une con le altre.

Ora che i soldi scarseggiano - e questa è la realtà - chi mai sarebbe in grado di realizzare tutto quello che era previsto? Opere, per le quali già nel 2007 (se ci fossero stati i progetti) si sarebbe potuto ottenere il finanziamento con fondi europei, ora rischiano di rimanere dei disegni sulla carta.
Quindi, uno dei compiti della stesura definitiva del piano regolatore dovrebbe essere quello di “rivedere” tutta l’infrastrutturazione prevista a suo tempo nello schema di massima, allo scopo di “razionalizzarla”; il che, ahinoi, non significa renderla “più razionale” rispetto agli obiettivi, ma “ridimensionarla” sulla base delle nuove aspettative di disponibilità economica, che sono assai minori.
Ciò significa che possiamo dimenticarci, ormai per sempre, che Cefalù possa funzionare quanto avrebbe potuto se quelle previsioni si fossero potute realizzare per tempo. Questa situazione, e questa prospettiva assai più infelice, sono sicuramente una responsabilità gravissima della politica cefaludese; e non mi riferisco ad alcuna parte specifica, ma alla classe dirigente di Cefalù nel suo complesso, anche quella al di fuori dei partiti, dal 2007 sino all’ieri immediato.

Lo Presti
Fino a ieri si è parlato - visto che il PRG tirava per le lunghe - di fare uno stralcio relativo all’area della ferrovia. Ha ancora senso parlare di stralcio?

Panzarella
Si, potrebbe avere ancora qualche senso, tuttavia c’è il problema, come dicevo, di rivedere la parte economicamente più impegnativa, che non era solo quella relativa alla uscita del lungomare, ma anche quella del nodo intermodale.

Ora, nonostante l’assenza di una nuova direttiva formale (realisticamente non può esserci finché non saranno disponibili gli studi di cui parlavamo prima), ho comunque provato a ragionarci. E devo dire che riesco a vedere ancora qualche soluzione per svincolare il lungomare, ma di gran lunga meno efficace, meno risolutiva, meno efficiente di quella prevista prima: una soluzione di ripiego, forse buona per un paesetto, ma certo non appropriata a una città come si deve. Qualche speranza di migliorarla forse c’è, ma troppo legata alla dismissione ferroviaria, che per adesso è davvero lontana, mentre il problema brucia.

Lo Presti
Andiamo a qualcosa di più recente.
Ha suscitato un dibattito accesissimo in questi giorni la richiesta avanzata in consiglio comunale di “localizzazione”, in un’area agricola, in variante, di un insediamento di edilizia convenzionata, in contrada Ogliastrillo.
La richiesta è stata giustificata dal fatto che nel piano regolatore non sono previste aree con questa destinazione.
A questo punto, chiunque abbia un’area confinante, come in questo caso, con una zona sufficientemente urbanizzata (per cui c’è la compatibilità), può chiedere, avendo le sovvenzioni, di trasformarla da agricola in edificabile, e ci si aspetta un proliferare di domande analoghe.
Come vede questo ulteriore elemento “variabile”, di modifica dello stato del territorio? Intanto è legittimo, culturalmente parlando, che si conceda una edificabilità di un terreno, in deroga al vigente Prg, in assenza di una precisa e accertata domanda edilizia abitativa?

Panzarella
Nessuno mette in dubbio la legittimità del privato a richiedere l’attuazione di un programma costruttivo; e nemmeno mi sento di criticare l’istruttoria di alcune pratiche recenti da parte dell’UTC, o la presentazione fattane in Consiglio dal Responsabile del Servizio.
Ho fatto però presenti, di mia iniziativa, delle perplessità, relative per esempio alla distanza dal centro abitato, e alla localizzazione in un’area delicata e di pregio, non a caso destinata a verde agricolo, nonché la necessità di qualche “paletto”. Oltretutto si trattava di una localizzazione, e non di un progetto valutabile in tutti i suoi vari aspetti. Ma questo l’ha detto anche l’ing. Duca.

Lo Presti
Nessuno mette in dubbio la correttezza di questi passaggi, ma lo stesso ing. Duca ha finito col dire: non è conforme ma è compatibile; a questo punto - ha detto - la questione è solo politica.

Panzarella
Adesso che questa approvazione è fatta, una delle cose cui stare più attenti, oltre alla qualità del progetto, è che la destinazione - che in questo caso è a edilizia di carattere sociale - venga perseguita effettivamente. Penso per esempio alle caratteristiche che dovranno avere sia l’insieme degli immobili sia i singoli appartamenti (che debbono corrispondere ai parametri dell’edilizia di carattere sociale) e anche alla tipologia degli utenti, riguardo soprattutto al loro reddito. In effetti nello schema di massima del PRG non sono indicate aree per il PEEP, soprattutto perché Cefalù è da decenni in stasi demografica. Non credo però che davvero non ci sia più bisogno di edilizia convenzionata, perché la stasi demografica è certo statistica, ma le dinamiche reali in parte la contraddicono, e in verità, da consulenti, nella relazione allo schema di massima abbiamo indicato per l’edilizia di carattere sociale una cifra, pari al  50% del fabbisogno residenziale, da localizzare nella elaborazione esecutiva del PRG, tenendo anche conto delle opportunità di recupero del patrimonio edilizio già esistente.
Detto questo, mi preoccupa ancora di più che, nelle more di un nuovo piano regolatore pienamente in vigore, si vada avanti a colpi di variante, come è avvenuto fin adesso, il che è una cosa che contraddice l’idea stessa di pianificazione.
Capisco che, entro certi limiti, siano consentiti procedimenti del genere (perché ogni pianificazione ha un tempo di elaborazione, un suo iter, e da noi non c’è niente di più lento e complicato del processo di piano) però il problema è quando questo diventa la prassi.

Perciò quando al contrario dico “non capisco”, intendo dire che non comprendo come mai i cittadini di Cefalù (in generale) non si rendano conto che a furia di rispondere a singoli interessi pur legittimi (che, certo, se non fossero salvaguardati finirebbero con l’essere “conculcati”) alla fine, per la sommatoria di tutte queste salvaguardie, si mina l’organicità della pianificazione, cosicché sarà solo il caos a regnare sovrano.
E lo sappiamo perfettamente, che lavorando per emergenze si resta sempre in emergenza. L’emergenza occorre comunque dimostrarla, e certo non si risolve mai con interventi tampone, che al contrario assai spesso finiscono per accentuarla.

Lo Presti
Ulteriore ragione per dichiarare quella spesa per far ripartire il Prg come contingibile e urgente!

Commenti

Urbanizzazione  e antropizzazione di una porzione di territorio.
Sono due concetti assolutamente diversi.
Eppure troppo spesso vengono usati quasi fossero identici.
Quasi che i due vocaboli fossero sinonimi.

Io, spesso, arrivo, persino, a chiedermi se Cefalù sia una città urbanizzata o non sia, invece e soltanto, una città antropizzata.

... bello ( e anche giusto) che per quei 70-80.000 euro necessari per far progredire il PRG si facesse una colletta presso tutti quegli "operatori economici" che da Cefalù traggono i loro guadagni.

se fosse solo una questione di soldi, gli sforzi economici di tutti questi sponsor che sono spuntati questa estate per finanziare feste e illuminazioni, meglio avrebbero potuto essere indirizzati dalla Amministrazione in qualcosa di più importante (se fosse stato ritenuto più importante), ma è stato ed è ritenuto più importante fare feste e frastuoni sino alle due di notte (per non sentire gli ultimi rantoli dell'agonia della città e del suo territorio), e nel frattempo fare affari con gli ultimi loro brandelli di carne.

Ma. sì, forse siamo - come accade di recente anche agli agrumeti - affetti da "tristezza"; dovremmo svagarci un pò e partecipare anche noi alla "festa" collettiva (nessuno di voi ha case e terreni?)

Estraggo dalla’intervista al Prof. Panzarella la seguente considerazione:

Nessuno mette in dubbio la legittimità del privato a richiedere l’attuazione di un programma costruttivo; e nemmeno mi sento di criticare l’istruttoria di alcune pratiche recenti da parte dell’UTC, o la presentazione fattane in Consiglio dal Responsabile del Servizio. Ho fatto però presenti, di mia iniziativa, delle perplessità, relative per esempio alla distanza dal centro abitato, e alla localizzazione in un’area delicata e di pregio, non a caso destinata a verde agricolo, nonché la necessità di qualche “paletto”. Oltretutto si trattava di una localizzazione, e non di un progetto valutabile in tutti i suoi vari aspetti. Ma questo l’ha detto anche l’ing. Duca”.

Questo passaggio, nel contesto di una comunicazione frutto di sapienza e, mi sento di aggiungere, di saggezza che non può non essere apprezzata, potrebbe, però, assumere il sapore di un sostanziale “sdoganamento” di un’operazione che presenta diversi lati oscuri, certamente da chiarire, in primo luogo, alla Comunità Cefaludese o, almeno, a quella parte di comunità che ha ancora la voglia (non si sa fino a quando) di chiedere chiarezza e trasparenza negli atti dell'Amministrazione Comunale.

Certamente lo “sdoganamento” non rientra tra le volontà del Prof. Panzarella, il quale si esprime su registri culturali e non burocratici, resta, però, il fatto, che una simile asserzione, proprio perché pronunciata da fonte autorevole, possa risultare deviante per chi legge e, appunto, cerca di capire.

Così recita, infatti, la Legge regionale 6 maggio 1986, n. 81, all’art. 11: “I  piani di zona e relative varianti o integrazioni non possono interessare aree destinate dallo strumento urbanistico generale a verde agricolo o ad attrezzature pubbliche.

Nei casi di dimostrata necessità si procede preliminarmente alla redazione della variante allo strumento urbanistico generale.

Le varianti anzidette devono essere autorizzate preventivamente dall'Assessore regionale per il territorio e l'ambiente.

Nessuna variante allo strumento urbanistico generale può essere operata a mezzo dei programmi costruttivi”.

Vero è che la stessa legge, all’art. 2, prevede che:

“Qualora risultino esaurite od insufficienti le zone residenziali di espansione previste dagli strumenti urbanistici vigenti, limitatamente all'utilizzazione delle risorse finanziarie in qualunque forma destinate (….) alla realizzazione di interventi di edilizia sovvenzionata, convenzionata e convenzionata-agevolata, i programmi costruttivi (…) possono interessare zone destinate a verde agricolo contigue ad insediamenti abitativi e suscettibili di immediata urbanizzazione”, ma lo fa, appunto, nel contesto di una procedura che dimostri, quantomeno:

  1. L’effettiva esigenza di procedere all’attuazione di Piani di Zona;
  2. l’assenza di aree destinate a piani di zona (per edilizia economica e popolare) nel vigente PRG;
  3. L’impossibilità di individuare, per l’attuazione degli stessi Piani, altre aree di espansione edilizia non ancora “esauste”
  4. La contiguità della zona di verde agricolo interessata ad insediamenti abitativi e la sua suscettività ad un’immediata urbanizzazione.

A questo punto una domanda, tutto ciò è stato verificato?

La domanda non è retorica, in quanto effettivamente, io, come tante altre persone, non ho una conoscenza tale dello strumento urbanistico vigente da poter valutare se effettivamente tali condizioni siano presenti.

Ma è proprio questo il punto: non sono io uomo della strada che devo conoscere e verificare. E’ invece l’ufficio tecnico che, prima da demandare la questione alla “politica” è tenuto a svolgere questi accertamenti e a dare, con trasparenza una propria precisa e specifica valutazione, senza la quale gli atti successivi restano privi di ogni presupposto di legge che li possa far ritenere legittimi e senza la quale i dubbi di chi subisce le decisioni rimangono tali.

Quindi, altro che “ i paletti”, che, nella sua eleganza, invoca il Prof. Panzarella!

Caro Totò, il tuo articolato commento mi ha suscitato un dubbio relativamente a quanto dovrebbe essere acclarato o "dimostrato", come tu hai scritto, dalla "procedura" che consente di localizzare, in verde agricolo, un programma di edilizia sovvenzionata.

Non è che  "L’impossibilità di individuare, per l’attuazione degli stessi Piani, altre aree di espansione edilizia non ancora “esauste”" che tu hai elencato alla lettera C sia clamorosamente smentita dalla lottizzazione in S. Ambrogio che il Consiglio avrebbe dovuto votare giusto al punto successivo alla localizzazione medesima?

Caro Saro, tecnicamente non mi sento di condividere in pieno il tuo pensiero "dubbioso". Una regola, infatti, che dovrebbe sempre valere nella pianificazione è quello di assumere lo stato di fatto di diritto, oltre che quello fisico. Ciò significa che laddove sussistano degli atti giuridicamente vincolanti quali quello di una legittima richiesta a lottizzare e, quindi, edificare, la zona su cui questo stato di diritto sussiste dovrebbe essere considerata, in stato di fatto, impegnata.

Ma, ribadisco, non spetta a noi andare a verificare se queste aree esistono o non esistono, se siano sì (o no) esauste in fatto e/o in diritto, ma deve farlo e farlo sapere l'ufficio tecnico competente, all'interno del procedimento tecnico.
Non certamente il Sindaco, le cui affermazioni personali sotto il vessillo istituzionale o istituzionali sotto il vessillo che egli, probabilmente, ritiene di uso personale, hanno lo stesso valore delle mie e delle tue, visto che non è parte tecnica del procedimento. 

Io questa "dimostrata impossibilità" non la leggo nella relazione dell'Ing. Duca, a meno che l'informazione pur sempre parziale che abbiamo avuto, non mi sottragga qualche elemento determinante di conoscenza e, quindi, di diversa considerazione.

Colgo l'occasione per introdurre un ulteriore elemento di dubbio.

Quando la legge parla di esaurimento delle "zone residenziali di espansione", è evidente, è lampante che si riferisca a quelle che, nella nomenclatura classica dell'Urbanistica, vengono individuate come zone "B" (più esattamente "di completamento" e/o "miste") e zone "C" (di vera e propria espansione) ne consegue che anche le cubature prevedibili nel programma costruttivo non possono superare quelle della zona residenziale "contigua"

Com'è noto a Cefalù sussiste una classificazione più articolata e con "siglature" di zona diverse da quelle classiche, il che non impedisce che la valutazione "della contiguità" e della suscettibilità all' "immediata urbanizzazione" debba essere svolta rispetto a vere zone residenziali di espansione che debbono risultare veramente "esauste" alle quali, in termini disciplinari, non mi sentirei di assimilare le zone "F" e "G" del nostro piano, sia per "declatatoria", sia per valutazione di "esaurimento", sia per cubature, sia, soprattutto, per la loro disciplina di edificabilità che, mi pare, non prevede la preventiva lottizzazione e, quindi, la preventiva urbanizzazione.

A proposito: c'è qualcuno che è in grado di dirmi quali sono gli indici di edificabilità previsti nella lottizzazione?

Ciò certamente non perchè si voleva dare spago a  "mattone selvaggio", ma perchè certamente nelle intenzioni dei redattori del Piano e nella regolamentazione le zone "F" del nostro piano rimangono aree extraurbane destinate alla residenza stagionale e non alle modalità abitative tipiche di un'urbanizzazione accentrata.

In ogni caso, proprio per sgombrare dubbi e colmare le lacune di conoscenza, ricorrerò certamente al diritto d'accesso per avere copia del fascicolo della lottizzazione Puglisi e, forse, anche delle altre in corso, proprio per mettere a disposizione della discussione elementi concreti per la prosecuzione di un dibattito civile e qualificato.

Perchè, caro Saro, non se ne può più di questa superficialità, di questo pressapochismo, di questa incompetenza, di questi che pretendono di sapere tutto e che, diversamente da me, da te, dai tanti altri che scrivono e dibattono in questi giorni e, mi permetto di dire, anche dal Prof. Panzarella, non hanno dubbi e non se ne fanno venire nemmeno di fronte alle più nebulose evidenze.

L'articolo 8 delle norme di attuazione del PRG definisce la zona F così :
ZONA F : ESPANSIONE EDILIZIA MISTA RESIDENZIALE E RICETTIVA TURISTICA STAGIONALE
e le divide in 6 sottozone : F1, F2, F3, F4, F5, F6.

Di tali sottozone le F1, F2, F4, F6 hanno destinazione d'uso residenziale e turistica mista; 
la F3 ricettiva alberghiera;
la F5 unità turistiche stagionali e servizi relativi.

Non conosco le carte della lottizzazione in S.Ambrogio e non dispongo della planimetria con la zonizzazione.
Sono convinto, però, che essa ricada nella sottozona F6 e mi pare impossibile che la lottizzazione medesima impegni tutta la sottozona.
Perciò,caro Totò, il mio dubbio permane.

Un dubbio che non alza polveroni.
Neanche di quelli senza aggettivi.
Neanche di quelli talmente radi da risultare meno, molto meno, fastidiosi del fumo negli occhi.

Un dubbio che gli uomini delle Istituzioni avrebbero il dovere di dipanare. 

delle due l'una:

- o le zone F (almeno con alcuni indici) sono zone residenziali d'espansione e, molto probabilente non sono sature;

- o le zone F non sono zone residenziali d'espansione e, allora, non possono essere utilizzate per valutazioni di "contiguità", nè per valutazioni di "pronta urbanizzazione".