Chisti lodi e chisti canti

Ritratto di Salvatore Culotta

26 Giugno 2012, 17:17 - Salvatore Culotta   [suoi interventi e commenti]

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Proseguendo nella sua ricerca di elementi etnografici del territorio delle Madonie, Giuseppe Palmeri ha appena licenziato presso l’editore Kalòs di Palermo “Chisti lodi e chisti canti”, una ricerca di preghiere,coroncine, novene e giaculatorie in dialetto siciliano; scegliendole tra quelle che possano indurre alla scoperta di tradizioni, luoghi,nomi,usanze e pregiudizi dei nostri paesi.I “reperti”, individuati attraverso colloqui con persone perlopiù molto anziane sono introdotti dalla descrizione dei luoghi ( Isnello, Gangi, Gratteri, Lascari… fino a Caccamo e Tagliavia).Di Cefalù emergono musicali ninnaredde e le preghiere che ancora si sentono recitare nei giorni della festa del Salvatore davanti alle edicole dei bei rioni Francavilla, Crucidda, Molo etc.Molte di queste preghiere sono ormai dimenticate per lo stesso abbandono dell’idioma siciliano e per il passaggio nelle nostre chiese a testi ufficiali della Chiesa; altre, come è il caso di quelle che accompagnavano la trebbiatura del grano (‘a pisa nta l’aria)

per il venir meno delle tecniche intorno a cui si reggevano o per una vera “globalizzazione” dei costumi: chi si ricorda ancora delle preghiere a S. Antonino o a S. Pasquale Bylone perché… dessero una mano a ragazze in fiore nelle difficoltà di trovare marito ?Ma su tutte le occasioni per pregare, quella che più impressiona è, dati i nostri tempi segnati da una certa fede nell’eterna giovinezza, quella legata al pensiero della morte: per non avere una mala morte; per essere accompagnati dagli angeli nel momento della fine, e perciò ci si raccomanda a Gesù ed alla Madonna, rievocando i tristi momenti della passione.Allora la preghiera si fa rappresentazione ( v. i parti r’a cruci di S.Stefano di Camastra o la preghiera a S.Brigida di Ciminna) ed il discorso si apre alle più classiche sacre rappresentazioni e perfino a reminescenze di Iacopone da Todi.Per non dire di quando a Lascari si scopre la lunghissima rievocazione in forma di lode di S. Genoveffa ( Ginierfa) e delle sue vicende col marito Sigfrido (Siggefrido).Gradevole è nel volume il richiamo, con gradevoli riproduzioni, delle figure classiche della agiografia dei santi, quali si era abituati a considerare dalle icone delle immaginette ( l’annunciazione dell’angelo Gabriele alla Madonna, la crocefissione,S. Giacomo, S.Vito, S.Nicasio, S. Anna etc.).L’autore, ritenendo il lavoro un’opera di salvataggio, come quella dell’archeologo, ha sottoposto i testi ad un esame filologico, in relazione ( quanto più possibile) a quello che era il siciliano nei tempi anteriori al Novecento ed alle varianti fonetiche dei  diversi paesi.Per questo è stato importante l’aiuto del Prof. Giovanni Ruffino, autorevole docente di linguistica e dialettologia dell’Università di Palermo, che ha curato anche l’introduzione alla ricerca nel volume.E’ utile qui ricordare altre ricerche condotte, e pubblicate, da G.Palmeri e cioè “Gibilmanna al crepuscolo del mondo contadino” e “Il cielo della via, edicole sacre nelle strade verso ilSantuario di Gibilmanna”, oltre ad alcuni studi di carattere etnologico e di storia locale.Il volume sarà presentato il 26 Giugno a Palermo, e in seguito, probabilmente tra luglio e agosto, è previsto un incontro con l’autore nell’ambito delle manifestazioni della Fondazione Mandralisca.