Ogni "scarrafone è bello a mamma sua".

Ritratto di Angelo Sciortino

22 Settembre 2012, 11:05 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Riprendo altri passi della lettera-relazione di Antonino Morvillo, che fu Delegato Straordinario del Governo a Cefalù nel 1868, per soli tre mesi. Fu, cioè, quello che oggi si chiama “commissario”.

In appena tre mesi il Morvillo, uomo dalle idee chiare, grazie a esse preferì agire e non agitarsi, intervenendo con competenza alla soluzione dei problemi della Città, che pochi anni prima era rimasta colpita anche da un'epidemia di colera a causa delle pessime condizioni igieniche (mancava una rete fognaria e tutto finiva in strada e persino i morti, mancando pure un cimitero, venivano seppelliti malamente davanti alle chiese, con il risultato che le piogge spesso ne facevano affiorare i resti).

Fu così che in appena 100 giorni, dopo aver dotato la Città di un cimitero; dopo aver provveduto a riprendere possesso delle strade, dei vicoli e delle trazzere usurpate dai privati e dei beni, che erano stati usurpati dalla Chiesa; dopo aver aperto la discesa Paramuro, per permettere alla Città di estendersi oltre le mura vecchie; dopo aver provveduto al risanamento della contabilità comunale, sull'orlo del dissesto; dopo aver fatto tante altre cose utili, nonostante una grave malattia del genitore, che lo portò alla morte, egli così si rivolse ai consiglieri comunali di allora - che non scrivevano documenti tempo dopo aver votato, ma forse dichiaravano prima la ragione del loro voto e non la giustificavano copiando parti di un pessimo manuale di diritto amministrativo:

Avrei potuto presentarvi anche i piani regolatori della Città, perché le nuove fabbriche non si elevassero con quello scompiglio disordinato di linee che non si conviene ai dì nostri; ma, poiché mancavano i mezzi a produrre una pianta topografica dello esistente caseggiato, non ho potuto a quel lavoro attendere: di esso però vi occuperete e presto, essendo divenuto più urgente dopo aver tolto a censo il giardino Paramuro per accrescere il fabbricato suburbano.

[…] Pure sento già sussurrarmi all'orecchio quella glaciale cinica sentenza che sovente ritorna sul labbro dei buoni cefalutani: non sono cose sperabili nei nostri luoghi.

Ma Signori questa ingiuria a voi stessi, questa diffidenza nel vostro volere, questa miscredenza nella vostra attività non è comportabile; abbiate coscienza di volere davvero il bene di questa amministrazione e non vi spaventate di abbandonare la tradizione dei vostri arcavoli e camminate con il progresso dei tempi; e allora, se per qualche istante vi pungerà lo stiletto innocuo di una zanzara, per tutta la vita vi consolerà il plauso generale dei buoni.

Vero è che si dice che Cefalù ha oggi un suo piano regolatore, ma esso non sembra vincolante, se con frequente cadenza non se ne tiene conto, se non per apportarvi “varianti”. Il risultato è sotto i nostri occhi e si chiama Spinito, Calura, via Giubileo Magno, Santa Barbara e fra non molto anche Ogliastrillo e Sant'Ambrogio. Una domanda sorge spontanea: che ci stanno a fare un ufficio tecnico e un Consiglio, se ancora accadono le stesse cose del tempo del Morvillo? Dov'è lo studioso impegno dei rappresentanti della Città? Non tutti i consiglieri, per fortuna, sono taciturni e yesmen, ma quelli che lo sono danno la visione di un Consiglio brutto, che inutilmente il suo Presidente difende, dimostrando quanto sia vero l'adagio napoletano: ogni scarrafone è bello a mamma sua.

Sempre per la ragione di non essere troppo noioso per la lunghezza e fidando nel detto latino intelligenti pauca, per oggi mi fermo qui.