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Proclami gloriosi e fatti penosi anche per il Piano Commerciale. [2]19 Ottobre 2012, 13:35 - Angelo Sciortino [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Ci risiamo! “I cittadini e gli operatori economici saranno garantiti – sostiene il Sindaco – le scelte amministrative saranno partecipate e concordate. Sono disposto a difendere le nostre scelte qualora il Commissario dovesse decidere d'impugnare gli atti ricorrendo al TAR.” Tutto ciò in una riunione della 1^, 2^ e 3^ Commissione, tenutasi alla presenza delle associazioni di categoria e del Centro Commerciale Naturale, per discutere della Determinazione del Commissario ad acta, con la quale è stato adottato il Piano Commerciale, redatto, su disposizione dello stesso Commissario, dai funzionari comunali ingegnere Duca, geometri Rosario Cascio, Angelo Capuana, Salvatore Purpura e dalle dottoresse Patrizia Villari e Maria Fertitta. Un piano che non poteva prescindere, nella sua stesura, dal preventivo coinvolgimento delle associazioni di categoria, ivi compresa quella dei consumatori. Per inciso, a questo coinvolgimento dovevano provvedere i funzionari già nominati. Così prevede la legge, quando il committente sia il Consiglio, ma anche quando il committente sia un commissario. Questo coinvolgimento non c'è stato e quindi la determinazione deve ritenersi illegittima.
Di fronte a questa situazione l'Amministrazione si lascia trascinare nell'agitazione e nei proclami roboanti, come quello che avete letto all'inizio dell'intervento. Il Sindaco stesso dichiara che il Consiglio, sentite le associazioni, apporterà gli emendamenti necessari alla determinazione del Commissario, che, se lo vorrà, potrà ricorrere al TAR. Un ricorso, di fronte al quale il Comune non può che uscire soccombente, essendo non previsto apportare emendamenti e perciò avendo esso compiuto un atto illegittimo. Non per nulla il Commissario ha trasmesso la determinazione al Consiglio soltanto perché ne prenda atto e soltanto perché faccia eventualmente deduzioni e osservazioni, che NON SONO EMENDAMENTI. Se ne deduce che da un simile proclama glorioso e roboante non possono che derivare fatti penosi. Questo è il prezzo, che si paga quando si scambia l'agitazione con l'azione!
Altra cosa, invece, sarebbe l'azione. Essendo da considerare illegittima la procedura seguita per la redazione del piano – il mancato coinvolgimento delle associazioni – il Consiglio dovrebbe chiedere allo stesso Commissario di revocare in autotutela la propria determinazione, inviando copia della richiesta all'Assessorato regionale e al Prefetto. Nella ipotesi di revoca, allora lo stesso Consiglio potrebbe apportare, con l'aiuto delle associazioni, propri interventi, volti a migliorare il piano; nella malaugurata, ma remota ipotesi di non revoca, resterebbero sia le eventuali decisioni dell'Assessorato regionale e persino un ricorso al TAR.
Per queste cose non occorrono proclami né trincee di resistenza con soldati disarmati. Occorre il lento e inesorabile cammino della ragione, giuridica in questo caso. Spero quindi che il Sindaco e il Consiglio tengano conto di queste mie osservazioni, che non vogliono essere verità, ma che potrebbero diventare tali, se confermati da uno dei tanti avvocati presenti a Cefalù e persino nel Consiglio stesso.