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Attenzione all'ospedale, potrebbe andare peggio! [2]1 Marzo 2015, 17:13 - Angelo Sciortino [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Mai come in questo momento Cefalù ha avuto necessità di fare attenzione, perché la politica, quella ottusa e mistificatoria, non la releghi al rango di villaggio africano.
La questione relativa al punto nascite dell'ospedale è una di quelle questioni, che danno la misura di quanto pervicace sia l'ottusità o la mistificazione della politica odierna, sia a livello locale e sia pure a livello regionale.
Il punto nascite non è l'ospedale, ma un suo reparto, così come un braccio non è un corpo umano, ma soltanto un suo arto. Da questo arto non possiamo ricavare una diagnosi, se l'intero corpo è malato; allo stesso modo non possiamo decidere sulla funzionalità del nostro ospedale, basandoci sulla ridicola soppressione di un suo reparto.
A me sembra che un po' tutti oggi, colpiti dal giusto risentimento per l'inopinata perdita del centro nascite, non badano che l'ospedale intero corre il rischio di scomparsa. È il suo corpo malato, che mette in forse il permanere di un suo reparto, così come nel recente passato non ne ha permesso un sano funzionamento.
Farebbe sorridere, se non fosse tristissimo, ascoltare un Sindaco, che dichiara di avere sottoscritto di fronte a un notaio la costituzione di una fondazione Giuseppe Giglio, insieme all'Assessore regionale e agli altri membri partecipanti. Se la nuova fondazione è stata sottoscritta di fronte a un notaio e non deriva invece da un atto amministrativo dello stesso Assessore, essa deve intendersi una fondazione privata e non pubblica, nonostante vi partecipino ospedali pubblici e Enti pubblici, come il nostro Comune e la Regione.
Questo è il primo punto al quale fare attenzione. Un ospedale gestito da una fondazione privata non ha gli stessi obblighi di un ospedale totalmente pubblico. Non li ha per la sua gestione e per l'offerta di assistenza, sebbene esso riceva finanziamenti pubblici. C'è di più, però: non ha l'obbligo di assumere personale per concorso, come prevede la legislazione vigente per gli enti pubblici. L'assenza di tale obbligo consente assunzioni clientelari, tanto cari all'attuale politica.
Bisognerebbe fare attenzione a un altro aspetto: l'ospedale di Cefalù somiglia sempre più a un policlinico con tanti reparti, che bisognerà dotare di primari, ma, secondo le previsioni, con posti letto insufficienti, visto che essi ci sono stati tolti, per destinarli ad altri ospedali, come è accaduto con il reparto oncologico, ma anche con quello ginecologico.
Se ne potrebbe trarre l'impressione, ma forse è qualcosa più di un'impressione, che la sua eccellenza sanitaria sia destinata a trasformarsi in eccellenza clientelare.
In questo assurdo contesto ecco venir fuori l'inopinata decisione di chiudere il centro nascite, ma questa chiusura altro non è, se non la punta di un iceberg. Pochi giorni fa Totò Testa ha precisato con cognizione di causa che la politica locale deve svolgere la sua funzione a tutela dell'assistenza sanitaria, quasi concludendo: “Se si [programmare la sanità], continuiamo a discutere e, soprattutto, a lavorare su un’ipotesi di riqualificazione della rete dei punti nascita (soccorrendo, anche, la Regione incapace di farlo da sola) come di tutti i servizi sanitari del territorio Madonita, altrimenti lasciamo perdere, perché, tanto, a piangere il morto … sono lacrime perse.” (http://www.qualecefalu.it/node/16456 [5]).
Ora, come stiamo reagendo a tutto ciò? Soprattutto, come sta reagendo la politica locale, che soltanto adesso protesta? Quella politica locale, che negli ultimi tre anni non ha fatto sentire la sua voce in difesa del suo territorio e persino del suo ospedale? Secondo la mia opinione, dopo aver letto le dichiarazioni del Sindaco e dei responsabili del PD, non poteva esserci una reazione meno condivisibile.
Almeno io non riesco a condividerla e per questa ragione sono lieto di essere un “gufo”!