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Sul documento del PD [2]7 Marzo 2015, 08:23 - Angelo Sciortino [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Come fece Voltaire con i Padri della Chiesa, io, più modestamente, l'ho fatto con il documento del PD sul dissesto appena sottoscritto dal Consiglio comunale. Anch'io, come disse Voltaire per i Padri della Chiesa, li ho letti e me la pagheranno! Ma non posso farla pagare, non foss'altro che per rispetto delle buone intenzioni di coloro che lo hanno stilato.
Non mi resta che esaminare queste buone intenzioni, anche quando esse somiglieranno alle buone intenzioni di cui è lastricata la strada per l'inferno. Anzi, prima ancora di questo esame è innegabile che, buone o cattive che fossero, tali intenzioni hanno lastricato la strada per l'inferno del dissesto, come hanno dimostrato ampiamente la deliberazione di Giunta e quella del Consiglio.
Detto questo, che vale ben poco, visto che lo diciamo avvolti nelle fiamme luciferine del dissesto in atto, vediamo di esaminare il lungo documento del PD.
Esso si apre con questa frase: “Il dissesto finanziario non è una scelta politica, è un’evidenza tecnico-contabile.”
Una frase che conferma il fatto che, se non ci fossero stati i presupposti finanziari, nessuno avrebbe potuto prendere la decisione di dichiarare il dissesto. Soltanto un folle avrebbe potuto farlo, per saziare il suo probabile sadismo nei confronti della Città. Per fortuna agli amministratori e ai consiglieri del PD tutto si può dire, tranne che essi siano folli e sadici. La prima frase, dunque, rimane una frase che non ci dà altra informazione, se non quella che a richiedere la dichiarazione di dissesto non sono i politici, ma i giudici contabili della Corte dei Conti.
Il documento poi prosegue con il riconoscimento degli enormi sacrifici affrontati da questa Amministrazione e dagli Uffici comunali e conclude che ora non rimane che “amarezza, perché lo strumento di risanamento era stato trovato”. Era stato trovato? Sì, esso era il Piano di riequilibrio decennale!
Tale Piano, sempre secondo il documento, piacque anche ai Giudici della Corte dei Conti, i quali, oltre a decantare i grandi successi nell'azione di risanamento svolta dall'Amministrazione, affermavano che “si da atto dei contatti avuti con i creditori “per addivenire alla rateizzazione dei pagamenti dopo l’eventuale approvazione del piano””. Non mi risulta, però, che, quando gli accordi seguiti a tali contatti si trasformarono in documenti scritti, contenessero la dicitura che i pagamenti avrebbero avuto decorrenza dal momento dell'eventuale approvazione del Piano. Sicuramente non nel caso del cosiddetto potabilizzatore, visto che i Giudici hanno autorizzato la società che lo gestisce a dar corso alle procedure legali per il recupero del credito.
Questa osservazione dice quanto non sia vero quel che segue nel documento, cioè che si era di fronte “alla non più disponibilità di alcuni creditori alla rateizzazione. Una disponibilità che è venuta meno, probabilmente, anche a causa del lungo periodo (14 mesi) intercorso tra la deliberazione del piano da parte del Consiglio Comunale (Febbraio 2013) e la sua definitiva approvazione da parte della Corte dei Conti (Maggio 2014)”.
Dove il documento diventa più realista del re, è laddove dice: “I cittadini devono sapere che tra il 2004 e il 2009 la spesa corrente del nostro Comune era costantemente sopra i 20.000.000 €, mentre nel 2013 è stata ridimensionata a 14.000.000 €; i cittadini devono sapere che l’anticipazione di cassa (ovvero soldi presi in prestito dalla banca) ha raggiunto nel 2011 la cifra record di 4.000.000 € e che negli anni precedenti era comunque mediamente sopra i 3.000.000 €, mentre nel 2013 l’amministrazione Lapunzina l’ha ridotta a 0 (ZERO!!!); i cittadini devono sapere che su questi soldi presi in prestito si sono pagati negli anni 1999-2012 quasi 850.000 € di interessi”.
Caspita! Che successone! Venuti meno i trasferimenti dallo Stato e dalla Regione, era giocoforza che si spendesse meno, avendo meno; venuta meno la facoltà di scopertura da parte della Banca era ancor più giocoforza che l'anticipazione di cassa si riducesse a zero.
A questo punto, per non tediare ulteriormente i lettori, vorrei dire soltanto che, ferme restando le responsabilità degli Amministratori del passato, non mi sembra corretto non sottolineare la propria incapacità a risolvere i problemi creati da costoro, ai quali si vorrebbe scaricare anche la colpa di tale incapacità. Agire così è quasi un inganno, più o meno consapevole, dell'opinione pubblica.
Comunque, sarà la Magistratura a trovare e punire le responsabilità, se ve ne sono, del passato e del presente. Noi cittadini ci aspettiamo non soltanto che essa le scopra e le punisca, ma che ci liberi anche da simili documenti in libertà, perché essi ci confondono e ci ottenebrano il cervello.
Rimane sempre valido l'invito: tutti a casa!
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Intervento correlato: Il dissesto finanziario non è una scelta politica, è un’evidenza tecnico-contabile - PD Cefalù - 6 marzo 2015 (http://www.qualecefalu.it/node/16507 [5])