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Prima sbaglio e poi chiedo consiglio [2]17 Dicembre 2016, 10:25 - Angelo Sciortino [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Accade ogni tanto che il Sindaco si trovi a compilare e diramare un qualche comunicato, che dà l'impressione che egli voglia non solamente informare i cittadini, ma anche l'impressione che egli voglia chiedere consiglio. Quando questo accade, a ben riflettere, l'impressione risulta essere sbagliata, perché egli ha già deciso. Se si vuol dare, quindi, una definizione di consiglio secondo la sua convinzione, essa non può che essere la seguente:
Consiglio: consiste nel richiedere l'approvazione in merito a una decisione già adottata.
Ormai sono più di quattro anni che questo modo di procedere viene seguito e, quando i suoi risultati sono negativi, ecco l'appello a un capro espiatorio, quasi sempre la senatrice Simona Vicari o qualche suo seguace. Persino in Consiglio Comunale, se un consigliere dice o chiede di rivolgersi a un Ministro, che ha avuto la sorte di avere come Sottosegretario la stessa Senatrice, viene bacchettato dal Presidente e rimproverato di avere lo scopo nascosto di volere “appuntare una medaglia al petto” non del Ministro, ma del Sottosegretario.
Per non dire del dissesto finanziario, che viene attribuito sempre al passato, sempre a Simona Vicari, spendacciona oltre ogni dire, che per ben dieci anni è stata sindaco di Cefalù e in tale veste ha distrutto più di Attila e dei suoi Unni, fino al punto da non far crescere l'erba dove posava il suo sguardo. Nulla di strano, quindi, che il risultato dell'Amministrazione dell'attuale Sindaco, arrivato dopo dieci anni, sia non soltanto il persistere del deserto creato dal suo lontano predecessore, ma anche quello di accrescerne la sterilità, non fertilizzandolo con le idee e la competenza. In fondo, c'è sempre qualcun altro, al quale imputare la responsabilità! A nulla è servito, in quell'occasione, consigliargli il rimedio dell'adesione alla legge salva comuni. Dissesto doveva essere e dissesto è stato! Ammette di avere sbagliato strategia? No! Non ha sbagliato, perché colpevole del dissesto è un creditore, che ha chiesto il pagamento del suo credito, dopo avere concesso inutilmente una rateazione di esso; inutilmente, perché non una delle rate pattuite fu pagata.
Alle critiche, reagisce definendole sciocchezze e sterili, perché non propositive di soluzioni, dimenticando però, come nel caso del dissesto, che una soluzione era stata proposta, ma non fu da lui presa in considerazione, se non nel momento in cui era troppo tardi e di fronte ai Giudici della Corte dei Conti, che dichiararono il dissesto. Una decisione, che gli stava stretta, per cui si appellò prima al TAR e poi sostenne una inutile ricorso in Cassazione per decidere sulla non giurisdizione del TAR, sollevata dall'Avvocatura dello Stato.
Tutto ciò lo chiama “amministrare” e non si accorge che è soltanto una fantasia kafkiana. Cioè, un fatto inquieto, angoscioso, desolante, o paradossale, allucinante, assurdo, come viene definito nel dizionario l'aggettivo “kafkiano”. Non se ne accorge, ma i cittadini, alle prese con una realtà sociale ed economica divenuta angosciante, se ne accorgono e ormai aspettano soltanto che finisca il suo mandato, per liberarsene.
Aspettano pure, però, un'alternativa credibile; aspettano di affidare il loro Paese a chi non ha in mente la “poltrona di sindaco”, ma le idee per risollevarlo, chiedendo soltanto la gloria di essere ricordato come colui che seppe salvarlo. Esiste a Cefalù un uomo del genere? E, se esiste, i cittadini sapranno riconoscerlo?