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Raddoppio ferroviario: I NODI SONO VENUTI AL PETTINE (2) [2]1 Gennaio 2017, 00:01 - Saro Di Paola [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Che sarebbe stata necessaria una variante, anche, per le opere previste dal progetto “esecutivo” del raddoppio ferroviario nella valle del Carbone, l’ho già scritto, il 24 marzo scorso.
A conclusione del post (http://www.qualecefalu.it/node/19015 [5] ), nel quale ho spiegato le ragioni, per le quali nel vallone Mazzatore, “Cefalina” non avrebbe potuto fare ciò che, “Martina” fece nella Val di Sambro.
"Cefalina", così l’ho battezzata, sarà una macchina alta 9,90 metri, lunga oltre 100 metri e pesante all’incirca 3.000 tonnellate, quasi identica alla "Marisol", che, nel maggio scorso, è stata assemblata a Palermo per realizzare la galleria del raddoppio ferroviario tra la stazione Notarbartolo e la fermata De Gasperi.
Una talpa, meccanica, gigantesca, che si imbucherà ad Ogliastrillo e, dopo avere ultimato la canna dispari, in direzione PA-ME, della galleria, cosiddetta, Cefalù, sbucherà in contrada Mazzatore.
Una talpa, che, per quanto previsto nel progetto “esecutivo”, dopo essere sbucata a Mazzatore, dovrebbe essere rototraslata.
Per fare la manovra di inversione ad U, che le permetterebbe di reimbucarsi, attraverso l’imbocco, a quel punto già realizzato, della canna pari in direzione ME-PA e di proseguire sino ad Ogliastrillo, dove sbucherebbe, definitivamente, dopo avere completato la canna medesima.
La rototraslazione di "Cefalina" dovrebbe essere eseguita con modalità e tecniche in tutto uguali a quelle, che, in soli 15 giorni, consentirono a “Martina” di invertire, in direzione Firenze, il senso di marcia che aveva seguito per realizzare la canna, in direzione Bologna, della galleria autostradale Sparvo della variante di Valico e sbucare nella Val di Sambro.
La rotraslazione di “Martina” fu, nel settembre del 2012, una manovra di altissima ingegneria, che è vanto, non solo, della TOTO Costruzioni ma, anche, dell’ingegneria e della imprenditoria italiane.
Ho illustrato il mio post del 24 marzo con alcune foto e con il video (https://www.youtube.com/watch?v=d4l_6GHKuIM [6] ) di quella manovra, che Gianfranco D’Anna ha tratto da YouTube,
con altre foto dei valloni Mazzatore e Carbone,
e con lo stralcio planimetrico del vallone Mazzatore, nel quale sono disegnati gli imbocchi delle due canne della galleria Cefalù e le opere previste, dal progetto “esecutivo” nell’intorno degli stessi.
Mi sono servito di tali foto al fine di fare cogliere le ragioni, per le quali, anche, nella valle del Carbone sarebbe stata necessaria una variante al progetto “esecutivo”.
Ragioni strettamente legate alla fisicità del luogo, caratterizzata dalle acclività, assai accentuate, dei versanti del Mazzatore, sia in direzione Est-Ovest e sia anche in direzione Sud-Nord.
Acclività, tali da costringere nell’ambito, che ho delimitato in rosso nel predetto stralcio planimetrico, l’area pianeggiante, che nel progetto “esecutivo” è disponibile per la prevista rototraslazione di "Cefalina".
Un ambito, che raffrontato con quello che è servito per la rototraslazione di “Martina” nella Val di Sambro è talmente esiguo da renderla IMPOSSIBILE.
Acclività, tali da rendere IMPOSSIBILE l’ampliamento di quell’ambito per estenderlo sino a quel minimo, esteso non meno di 2.000 metri quadri, su cui dovrebbe essere realizzata la piastra in cemento armato, “livellata a laser con la tolleranza di 1 mm”, pavimentata con lamine d’acciaio, che è indispensabile per fare scorrere i cuscinetti delle culle metalliche, sulle quali dovrebbero essere poggiati, per essere trainati e spostati da potenti motrici, la testata e gli altri blocchi, in cui "Cefalina" dovrebbe essere scomposta.
Per essere più chiaro, che più chiaro non si può, la talpa a Mazzatore non avrebbe potuto, e non potrebbe, fare l'inversione di marcia, per la stessa ragione per la quale, alla Giudecca, le autovetture, più che fare inversione di marcia, possono, soltanto, rototraslare, e cioè, l’impossibilità di strutturare un’area di manovra di superficie sufficiente per eseguire la manovra di inversione.
Per la evidenza di tali ragioni, certamente degna del signore de La Palice, scrivere che “non sarà necessario lo sbancamento di parte della collina con realizzazione di un enorme piazzale in Contrada Carbone che era stato progettato allo scopo di far ruotare la talpa”, come, nel suo comunicato del 29 dicembre scorso (http://www.qualecefalu.it/node/20231 [7]), ha scritto il Sindaco Lapunzina, oltre a non avere senso alcuno perché, per realizzare l’enorme piazzale piuttosto che sbancare parte della collina si sarebbero dovuti, e si dovrebbero, ricolmare i versanti del vallone Mazzatore, è MANCARE DI RISPETTO PER L’INTELLIGENZA DEI CEFALUDESI.
Almeno di quelli che non abbiamo, mai, creduto che l’asino vola.
Aggiungere, come, nello stesso comunicato, ha aggiunto il Sindaco, che “a seguito di questa modifica progettuale, lo stato dei luoghi verrà pertanto ripristinato e in questo modo verranno enormemente limitati i danni all'ambiente”, COPRE DI RIDICOLO LE ISTITUZIONI.
Tutte quelle, che, abdicando al loro ruolo, hanno permesso che venisse perpetrato il massacro di “uno dei lembi più belli della costa settentrionale siciliana”.
Le Istituzioni preposte al controllo delle opere pubbliche e private, MAI e A NESSUNO, dovrebbero permettere di devastare Ambiente e Paesaggio, per poi rimediare con operazioni che, assai difficilmente, possono riuscire a “ripristinarne” l’originaria, intonsa, integrità dell'uno e dell'altro.
Aggiungere quanto ha aggiunto il Sindaco, fa urlare di rabbia.
Proprio contro il Sindaco.
Non fosse altro perché, Lui e la sua Amministrazione, non solo non hanno “dimostrato fermezza” per evitare la strage di oltre 800 ulivi secolari nei valloni Mazzatore, Carbone e Marzo, ma, non hanno, neanche, mosso un solo dito per evitare che venissero stroncati, eradicati e tagliati a pezzetti per farne legna da ardere,
piuttosto che espiantati, con la radice, e messi a dimora provvisoria in attesa del loro reimpianto definitivo.
Come era avvenuto per gli ulivi, che è stato necessario rimuovere dai terreni attraversati dai lavori del primo lotto del raddoppio.
CEFALÙ, sta scoccando il primo secondo del nuovo anno, ed È CON TE E PER TE CHE BRINDO!
BUON 2017!
MERITI DI MEGLIO E DI PIU’!
Saro Di Paola, 1 gennaio 2017