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La fama facile e la gloria faticosa. [2]6 Aprile 2013, 13:40 - Angelo Sciortino [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Ask where man’s glory most begins and ends, and say my glory was I had such friends” diceva Yeats. In un paese turistico non credo che serva la traduzione. Basta soltanto ripetere il concetto: conosci dove comincia e dove finisce la gloria di un uomo e ti basti pensare che la tua gloria consiste nell'avere avuto simili amici.
Se poi si prendono per amici uomini, ormai morti da secoli, ma la cui gloria dura ancora oggi, allora la nostra sarà certamente una grande gloria, della quale non è presunzione o arroganza andare fieri. Una gloria più grande della fama, che, invece, possono guadagnare persino gli uomini politici. La fama si distingue dalla gloria per la durata: effimera la prima, eterna la seconda.
Ecco spiegata la ragione della mia non condivisione delle recenti iniziative, che portano Cefalù alla fama, grazie a una scatoletta, che trasmette programmi discutibili sotto tanti punti di vista. Avrà, questo Paese, la sua fama. Ne parleranno le massaie e ne gongoleranno politici intellettualmente e culturalmente poveri, ma così facendo la sua gloria resterà seppellita sotto uno strato d'ignoranza. La sua gloria, che parte dalla Grecia, per vivere ancora con i Romani e raggiungere infine la sua maturità con i Normanni e lo svevo Federico. Una gloria, che ogni giorno abbiamo sotto i nostri occhi grazie a impareggiabili monumenti.
Invece che cosa facciamo? Andiamo alla ricerca della misera fama, affidando il compito di procurarla alla televisione, alla salsiccia e ad altre altre simili amenità. La gloria non la si cerca più. Per procurarci voti e clientele la fama funziona meglio della gloria, non foss'altro che per il fatto che la prima si guadagna con minore fatica ed esige minore cultura da parte di chi è disposto a concedercela.
Sembra l'avveramento sociale del timore di Ortega y Gasset: la ribellione delle masse.