[1] |
Se è vero che si vuole veramente fare, a dare significato al Piano Regolatore Generale la storia ha un suo peso. [2]15 Febbraio 2020, 10:01 - Giovanni La Barbera [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Il professore Giuseppe Samonà illustra gli studi per il Piano di Venezia;
al tavolo l'On. Dozza, Sindaco di Bologna e l'ingegnere Adriano Olivetti
Gli estensori del P.R.G. del Comune di Cefalù sono persuasi che dubbi, incertezze, opposizioni sarebbero superate, e chiarite le stesse adesioni, da parte degli amministratori comunali, in prima istanza e dei cittadini in genere, conclusivamente, se riuscisse possibile far partecipare tutti costoro alla progressiva elaborazione del piano stesso.
Codesto piano, in effetti, dovrebbe risultare da un inter-gioco di molteplici elementi: lo stato di fatto (e a ben rifletterci, già esso non è univoco per tutti, ma oggetto di interpretazione che possono persino contrastarsi); la dinamica dello stato di fatto, quanto ne manchi la razionalizzazione di piano;
- l’intervento di ipotesi di lavoro sulle modificazioni spazio-temporali del territorio e la scelta di una ipotesi operativa che si sostanzia, si formalizza, nel piano;
- fin dall’inizio, il tipo diversamente complesso di approccio al problema sub-specie tecnici urbanisti, amministratori, cittadini dei singoli ceti, in cui la qualità delle interpretazioni e delle volizioni diverge, a pari grado, per le differenti culture ed esperienze che la intessono;
- le sollecitazioni della forma territoriale, così urbana come rurale, da far propria (del Piano) tanto tramite analisi scientifiche quanto tramite l’intuizione della sua poetica;
- la cangiante realtà del “sociale”, non immobilizzata in una tabulazione di dati economici, culturali e persino emozionali, ma colta col suo flusso ininterrotto di storia che è stata, è al presente e sarà;
- le restrizioni ex-lege, ovvero i concreti termini possibili di estrinsecazione di intervento tramite le tavole del P.R.G. .
Cosi esordiva, nella Relazione Generale al PRG, il gruppo dei progettisti incaricati della redazione del PRG di Cefalù. Era il 26 febbraio 1967, e chi scriveva erano: il Prof. Arch. Giuseppe Samonà (Capogruppo), il Prof. Arch. Antonio Bonafede, il Prof. Arch. Roberto Calandra, il Prof. Dott. Carlo Doglio, il Prof. Arch. Alberto Samonà.
La statura del Gruppo di lavoro non poteva che eguagliare i grandi nomi dell'urbanistica italiana, che nel dopo guerra avevano sostenuto il mondo intellettuale e professionale, impegnato nella ricostruzione fisica e spirituale dell'Italia.
Li guidava sempre quella la legge fondamentale n. 1150/1942, prodotta negli anni del fascismo, come pure la n. 1089 e alla n. 1497, entrambe leggi del 1939.
Esse costituivano l'ossatura portante delle norme disciplinari che erano state prodotte per la pianificazione territoriale ed urbanistica e per la tutela dello sterminato patrimonio storico e culturale e paesistico della Nazione.
Ancora oggi queste norme sono vigenti, anche se raccolte e un po' aggiornate nei Decreti legislativi (Testi Unici), e nelle leggi regionali concorrenti, succedutesi con le Regioni a Statuto Ordinario, in attuazione dell'articolo 117 della Costituzione, in seguito alla promulgazione del DPR n. 616/1977.
In quegli anni tutte le principali personalità della cultura urbanistica italiana e alcuni illuminati imprenditori, costituivano l' INU. Istituto Nazionale di Urbanistica, come: Giuseppe Samonà, Luigi Piccinato, Adriano Olivetti, Bruno Zevi e poi ancora successivamente, Giovanni Astengo, Edoardo Salzano, solo per menzionarne alcuni.
Uomini impegnati nella progettazioni dei Piani Regolatori delle principali città italiane, come: Roma, Firenze, Napoli, Palermo, Torino, Genova, Sassari, Bologna, e cosi via.
In quella stagione di grande impegni accademici e professionali, Cefalù ha avuto la fortuna di mettere insieme il massimo della cultura urbanistica integrata con la cultura sociologica rappresentata da Carlo Doglio.
Era stata creata l'occasione per la diffusione di quella cultura, di cui poteva giovarsi la classe politica locale, che andava ad amministrare il futuro di Cefalù. Il clima creatosi negli anni dell'elaborazione del primo PRG di Cefalù lo si comprende dalla lettura della introduzione della Relazione Generale del Piano e dal suo epilogo, che qui si riporta.
Agli architetti Pasquale Culotta e Giuseppe Leone, l’uno figlio nativo e l’altro d’adozione di Cefalù, va un ringraziamento particolare. La loro collaborazione, nel cogliere il genio del territorio e della città, nel determinarne caratteristiche così fisiche come spirituali, nel contagiarci del loro entusiasmo e del loro amore per Cefalù, è stata di altissimo valore.
Ora la generazione che amministra la città è fatta da diversi soggetti adottati, ma nessuna memoria di quegli anni è presente.
Certo, saremmo felici se l'erede dell'Architetto Culotta, attualmente impegnata nell'amministrazione comunale, potesse divincolarsi da eventuali pastoie e riprendere a onorare il padre al servizio della città.