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Rendiconto e chirurgia. [2]20 Settembre 2012, 11:17 - Angelo Sciortino [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
C'è qualcosa che non mi convince nel dibattito, che ha preceduto in Consiglio il rendiconto del 2008 e ha portato i consiglieri di maggioranza ad approvarlo.
Il rendiconto, che aveva il parere positivo dei Revisori, doveva essere approvato, pena la dichiarazione del dissesto. Questo avrebbe comportato, fino alla ripresa finanziaria, quello che possiamo paragonare a un coma farmacologico - la nomina di un commissario - per porre fine a ogni attività fisica del malato, onde evitargli fatiche superiori alle sue forze. Ci stava, quindi, considerare i consiglieri come medici al capezzale di un malato.
Ci stava, ma doveva tenersi conto che essi dovevano essere buoni medici e fare quello che i buoni medici fanno: diagnosticare le cause del male e rimuoverle. Quando essi non lo fanno, spesso la cura sarà peggiore del male. Come nel nostro caso, in cui si ammettono le cause – le responsabilità penali dei responsabili del marasma contabile – ma si dichiara che quel consulto di medici non è la sede più adatta per accertare le cause – le responsabilità. Sarebbe come se curassimo un ferito, non togliendogli il coltello conficcato nel ventre, o un malato con una peritonite in corso, non togliendogli una parte di appendice. Sarebbero entrambi destinati a morte certa, come lo sarebbe il nostro Comune, se, approvati i rendiconti, non si estirpasse il tumore esistente nella sua burocrazia e già pronto a metastatizzarsi.
Allora, accettando per buona la metafora dei consiglieri come medici al capezzale del malato, avrei visto con buon occhio l'approvazione all'unanimità di un documento, che impegnasse l'Amministrazione a togliere dal corpo del malato ogni bubbone. Non averlo fatto, lascia ai consiglieri tutti, di maggioranza e di minoranza, la responsabilità di una cattiva cura, che non guarirà il malato, ma ne aggraverà le condizioni.
Poi non ci resterà altro da fare, che citare davanti a un giudice questi medici per omicidio colposo, o per distrazione o per imperizia, e chiedere che essi ci risarciscano per aver procurato la morte del nostro congiunto – il Comune, nella fattispecie.