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Utopia? [2]23 Settembre 2012, 19:28 - Pino Lo Presti [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Poichè non sono un tecnico, mi voglio permettere una domanda che diversamente magari non dovrei fare.
Le premesse sono queste.
Negli anni passati, quando in varie occasioni si è discusso dello Schema di Massima di Variante al PRG, nella ristretta cerchia dei frequentatori della Cisl (che fungeva da sede del PD), i commenti convergevano sul giudizio che quelle carte, disegnate dall’arch. La Barbera, esprimessero un’idea di uso del territorio caratterizzata dagli interessi dei vari “comitati di affari” (così si diceva) che ruotavano attorno al Sindaco S. Vicari, specie nella zona ad est della città, cioè in quella parte del territorio Ferla-S.Ambrogio rimasta ancora relativamente vergine, e per la quale invece si sarebbe dovuto pensare ad un uso meno “cementizio” e più rispettoso dell’ambiente naturale e cioè ad una idea di sviluppo che avrebbe visto negli impianti agrituristici - e non in quelli dei lotti di seconde e terze residenze - il suo centro ispiratore.
Le parole dell’arch. Mauro Caliò, pronunciate la sera del 18 c.m. alla fine dell’incontro tra il Comitato Pro-S.Ambrogio e il Sindaco (http://www.qualecefalu.it/node/858 [5]), relative a varie altre lottizzazioni che incomberebbero sul territorio ambrosiano, confermerebbero quanto sopra ed il rischio più che concreto della fine di una esperienza di “accoglienza”, praticata da anni dai cittadini del Borgo, che ha visto in una minuta signora inglese - da tutti chiamata “Carmelina” - il suo centro ispirarore.
Inoltre, tale Schema di Massima (nel suo complesso) è stato criticato per il suo essere obsoleto.
Il desiderio, solo sussurrato - perchè all’epoca appariva una chimera -, era quello di redigere ex-novo uno Schema di Massima di Variante più aggiornato e rispondente ad una diversa idea di sviluppo della città e del territorio.
La domanda è:
Oggi, che (non c’è neanche più La Barbera) quelle stesse persone - che pensavano e parlavano in quel modo - sono al governo della città, quali margini avrebbero (se fossero coerenti nella volontà politica) per attuare quello che allora appariva come un irraggiungibile proposito?
Oppure:
I sicuri ulteriori ritardi nella dotazione di uno strumento urbanistico completo (attualmente sono in vigore soltanto le norme di massima del Prg ma sono decaduti tutti i suoi strumenti attuativi cioè i Piani Particolareggiati), dopo decenni di “Far west”, costituiscono - o costituirebbero - ragioni sufficienti per rassegnarsi a recepire passivamente ormai una idea di sviluppo della città, e del suo territorio, obsoleta e nefasta?
Ovvero:
Se, come tanta gente ha creduto votando Lapunzina, una “svolta” questa Amministrazione esprime, in cosa consiste: soltanto nel rispettare l’ordine di precedenza delle varie richieste di fabbricazione giacenti o in via di presentazione o nella trasparenza delle loro procedure di approvazione?