27 Gennaio 2016, 13:29 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Dopo il definitivo fallimento di Acque Potabili Siciliane, è stata l’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale 1 Palermo a gestire il Servizio Idrico Integrato a Cefalù e negli altri 52 Comuni, che, nel 2009, lo avevano ceduto ad APS.
Ciò in esecuzione di apposite ordinanze, contingibili ed urgenti, emesse dal Prefetto di Palermo al fine di “impedire l’ interruzione del servizio nei 53 Comuni”.
Il Prefetto ha protratto la gestione del S.I.I. da parte di A.A.T.O.1 Palermo sino al 17 marzo 2015.
Dal 18 marzo 2015 “tutte le incombenze relative alla gestione del servizio idrico sono rientrate tra le competenze dei rispettivi Comuni”. Cos ha scritto l’Assessorato Regionale dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità nella nota che ha inviato a quei 53 Comuni il 5 maggio 2015.
Precisando che “con decorrenza 01.03.2015 e sino a quando non interverrà la nuova norma di riordino del settore, erano state restituite ai Comuni in indirizzo, in quanto proprietari, le reti e gli impianti già affidate in gestione” .
Le incombenze relative alla gestione del servizio idrico sono rimaste tra le competenze dei predetti 53 Comuni sino al 18 maggio 2015, quando ad assumerla è stata AMAP.
Il 22 aprile, ancor prima della nota dell’Assessorato, il Comune di Cefalù, ha contestato al Commissario Straordinario della Provincia di Palermo che la gestione “rientrasse tra le sue competenze”.
Tale contestazione, pur avendo provveduto e pur provvedendo il Comune medesimo, di fatto, alla riparazione delle perdite che, via via, si verificavano nella rete ed alla esecuzione delle manovre idrauliche necessarie per eliminarle e/o per evitare disservizi di sorta agli utenti del suo territorio.
Quando, il 10 maggio del 2015 (https://www.qualecefalu.it/node/16971) ho scritto della corrispondenza epistolare, che, sulla titolarità del S.I.I..,era intercorsa tra il Commissario dell’A.A.T.O. 1 Palermo ed il Sindaco Lapunzina, dopo avere paventato che la vicenda avrebbe riservato sviluppi in sedi e su livelli ben diversi della corrispondenza epistolare, mi sono chiesto cosa sarebbe successo non appena Sorgenti Presidiana avrebbe battuto cassa per chiedere il pagamento delle fatture del servizio di potabilizzazione.
Ebbene, è successo che, per il periodo dal18 marzo al 18 maggio 2015, Sorgenti Presidiana ha emesso ed inviato al Comune cinque fatture per complessivi € 321.090,76.
Il Comune ne ha accettate, senza pagarle, due e ne ha respinte tre.
Ciò nel, e per il, convincimento di non essere stato il titolare del servizio e, perciò, di non essere tenuto al pagamento delle fatture.
Sorgenti Presidiana, dopo avere chiesto l’autorizzazione al deferimento della controversia agli Arbitri, come previsto dalla convenzione che disciplina i suoi rapporti contrattuali con il Comune e dopo aver preso atto del diniego di questa autorizzazione disposto dalla Giunta municipale con apposita delibera del 23 settembre 2015, è stata costretta ad adire il relativo giudizio presso il Tribunale di Termini Imerese.
La prima udienza di tale giudizio si terrà il prossimo 20 febbraio.
La sentenza del Tribunale potrebbe arrivare presto.
Sarà di € 321.090,76 oltre interessi il primo debito fuori bilancio dopo che, il 4 marzo 2015, il Consiglio ha dichiarato il dissesto?
Sarà di € 321.090,76 oltre interessi il primo buco nelle casse del Comune di quella ”fase di risanamento” che secondo il Sindaco Lapunzina (https://www.qualecefalu.it/node/16494) sarebbe “conseguita al dissesto”?
A mio giudizio sì.
PACTA SUNT SERVANDA!
Sarà che, dopo il dissesto, il Comune di Cefalù ha ricominciato da dove aveva finito: dai debiti fuori bilancio.
Saro Di Paola, 27 gennaio 2016
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Commenti
Angelo Sciortino -
Fuori bilancio
Se l'eventuale debito sarà fuori bilancio, perché preoccuparsene? Il problema è, credo, che esso non sarà fuori bilancio per i cittadini, che dovranno pagarlo! Questo e i tanti che si presenteranno in un prossimo avvenire.
Certo che ci voleva una grande abilità per ridurre così questo povero Paese.
gaetano lapunzina -
Questione di stile
Posso capire che non ne condivide il contenuto, perchè ha già detto che non lo condivide. Mi chiedo, però, perchè l'Ing. Di Paola, nel ripubblicare la nota sottoscritta in data 05/05/2015 dall'Ing. Domenico Armenio, Dirigente Generale del Dipartimento Regionale Acqua e Rifiuti, omette di ripubblicare, anche, il testo della risposta che l'Amministrazione comunale diede in data 12/05/2015. https://www.qualecefalu.it/comment/3302#comment-3302
Anche questa, caro Saro, è "una questione di stile".
Saro Di Paola -
Questione di dimenticanza
Caro Gaetano, non è stata "questione di stile".
E' stata, SOLTANTO, questione di dimenticanza.
Sono certo che mi crederai.
Una dimenticanza, peraltro, ininfluente sull'esito della vicenda, che, stupefazione e cordialità a parte, non si è risolta, e non si risolverà, a livello epistolare.
Si risolverà nei Tribunali.
Con la carta bollata.
Comunque, dovendo ritenere che tu ritenga risolutiva e derimente quella risposta, eccotela.
Riportiamo integralmente la nota pubblicata dal sindaco Lapunzina, circa 20 minuti fa, nel gruppo facebook "Saro Lapunzina Sindaco di Cefalù":
Direttore del Dipartimento Acque Assessorato
all’Energia ed ai Servizi di Pubblica Utilità
Ing. Domenico Armenio
Viale Campania
90100 Palermo
Oggetto: gestione del Servizio idrico integrato. – riscontro alla nota prot. 19752 del 05.05.2015- Assessorato Regionale dell'Energia e dei Servizi di pubblica utilità.
Lascia stupefatti la nota prot. 19752 del 05/05/u.s., inviata a 42 Comuni tra i quali lo scrivente, attraverso cui la S.V. comunica che, “ A seguito del fallimento di APS s.p.a.... , con decorrenza 01.03.2015 sono state restituite ai Comuni in indirizzo, in quanto proprietari, le reti e gli impianti già affidati in gestione alla citata Società”.
La predetta nota non reca, a sostegno delle considerazioni svolte, alcun riferimento legislativo, facendo un generico rinvio ad una ipotetica emananda “norma di riordino del settore”.
Maggiore è la meraviglia se si ha memoria agli atti di diffida che la S.V. , Dirigente Generale, inviava, nel gennaio scorso, a 40 Comuni della Provincia di Agrigento. Perché, al contrario, detti atti sono pieni di riferimenti normativi, ed attraverso gli stessi si giunge a conclusioni diametralmente opposte, giacché inoppugnabilmente si spiega come non è in alcun modo consentito agli Enti Locali il mantenimento delle reti e degli impianti idrici.
Si ha ragione di ritenere che sia stato proprio il 5 maggio a lasciare codesto Dipartimento “immemore” di quanto appena 3 mesi fa sostenuto circa l'attuale quadro normativo, che meticolosamente delineava, riferendosi, in particolare, alla L.R. 2 del 09 gennaio 2013, e all'art. 7 del D.L. 133/2014, convertito in L. 164/2014, norme rispetto a cui, ad oggi, non si registrano variazioni.
Giova citare le parole utilizzate dalla S.V. in quegli atti di diffida: “ tra i principi normativi introdotti, è stato inserito il concetto di unicità della gestione e non più della unitarietà all'interno dell'Ambito territoriale ottimale, escludendo in maniera definitiva la possibilità della coesistenza all'interno dell'ambito di gestioni diverse”.
Così come la recente norma statale, per la S.V., “ha inevitabilmente vanificato l'efficacia della disposizione di natura transitoria e generale contenuta nella legge 2/2013, comma 6”, cioè quella che consentiva la gestione diretta dei comuni che non avevano ancora ceduto gli impianti.
Sono proprio le precise argomentazioni a suo tempo utilizzate . a rendere del tutto priva di significato giuridico, e di concreta efficacia, la odierna nota.
Il Comune di Cefalù ha ceduto gli impianti e le reti idriche nell'aprile del 2009. Lo ha fatto sulla base di quanto previsto dalla Convenzione di Cooperazione dell'ATO Palermo 1 (Art. 2 “gestione unitaria all'interno dell'ambito dei servizi idrici integrati come sopra definiti...”) e della conseguente Convenzione di Gestione. In proposito, si ha ragione di ritenere che l'art. 35 di quest'ultima, che tratta la restituzione “agli Enti locali” delle opere e delle canalizzazioni “ Alla scadenza della convenzione o in caso di risoluzione della stessa per qualsiasi causa”, non possa che intendersi come restituzione alle forme associative di Enti locali, ossia all'Ato Palermo 1, giacché la citata Convenzione stabilisce le procedure per il riaffidamento del servizio ad un nuovo gestore.
All'art. 38 comma 5, prevede, inoltre, l'intervento sostitutivo della Regione “qualora siano accertate gravi irregolarità, inadempienze ed in qualsiasi altro caso in cui la gestione del servizio idrico non possa essere proseguita”.
Ciò, perché nessuna ipotesi di restituzione degli impianti al “singolo ente locale” è prevista, giacché, come ben evidenziato dalla S.V. nella nota di diffida ai comuni dell'agrigentino, detta evenienza non è consentita dalla norma.
Ciò malgrado, lo scrivente, da quando è intervenuto il fallimento di APS Spa, ha più volte manifestato la volontà, in termini politici, a riprendere in gestione il servizio idrico, qualora ciò avvenga a “titolo definitivo”; la qual cosa non appare possibile nell'attuale quadro normativo.
In conclusione vuole ad ogni effetto ribadirsi, anche nei confronti di coloro che sono in indirizzo per conoscenza, che nessuna restituzione di impianti è avvenuta in data 01 marzo 2015.
Ciò, non solo per le argomentazioni sopra esposte, ossia il divieto di gestione da parte del singolo Ente e gli obblighi posti in capo all'ATO ed alla Regione Siciliana alla scadenza della gestione, ma anche perché, in ogni caso, la restituzione di beni immobili deve avvenire nel rispetto delle procedure di legge, previa valutazione dello stato di efficienza e di conservazione, e non con una unilaterale fissazione di un termine da parte del Commissario liquidatore dell'ATO, che, solo a titolo di esempio, non risulta sia nemmeno in possesso di una aggiornata banca dati delle letture dei contatori.
Oltretutto, come già evidenziato con nota al predetto Commissario liquidatore, è innegabile come, successivamente alla data unilateralmente e arbitrariamente dallo stato considerata come passaggio del servizio ai comuni, personale in forza al ramo di azienda APS, preso in affitto dall'ATO, ha gestito gli impianti, ivi compreso quello di depurazione, senza alcuna richiesta, in tal senso, da parte di questo Ente.
Ma, come se non bastasse, l'ATO Palermo 1 ha sottoscritto nuovi contratti per l'erogazione idrica nel territorio di questo Comune, inequivocabilmente palesando il ruolo di gestore del S.I.I.
Qualora nonostante ogni evidenza, e contra legem, dovesse continuarsi a sostenere ciò che non corrisponde al vero, lo scrivente sarà costretto a rivolgersi alla Autorità giudiziaria.
Cordialità.
Cefalù, 11.05.2015
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