Democrazia e qualità

ritratto di Salvatore Culotta

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Mi è capitato ( in verità per averlo cercato)il seguente saggio

che spiega bene il perché del fatto che è praticamente impossibile, oggi e con gli attuali metodi elettivi, avere degli amministratori di ottima o perlomeno buona qualità. Per tale ragione quanto segue è inutile se non nella misura in cui potrà forse contribuire a migliorare in futuro il comune senso civico.
(riporto i brani che credo più esplicativi)
Democrazia e qualità dei cittadini
Virgilio Mura – Preside Facoltà di Scienza Politiche di Sassari
"…..l'ideale della democrazia possibile e realizzabile dovrebbe corrispondere ad un sistema nel quale i cittadini conferiscono il diritto di governare ai migliori (i più illuminati, affidabili e disinteressati sul piano personale).
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Nella concezione di Schumpeter non c'è, però, spazio per analoghe raccomandazioni riguardo alla qualità dei cittadini. Anzi, al contrario, si da per acquisito che l'uomo medio, quando entra nel raggio della politica, subisca una sorta di decremento del proprio rendimento mentale. Ne risulta non solo il paradosso che agli incapaci è demandato il compito di selezionare i capaci, ma soprattutto un'incomprensibile sottovalutazione della delicata (e cruciale) funzione che i cittadini svolgono nel momento elettorale, il punto focale della ratio e del funzionamento della democrazia rappresentativa, ossia dell'unica forma di democrazia conosciuta e sperimentata nell'età moderna.
Il fatto è che l'elevata qualità della leadership è una variabile dipendente dall'elevata qualità dei cittadini. Ma, anche, viceversa. La bassa qualità dei cittadini può essere l'effetto dell'azione diseducativa svolta dai codici di comportamento della classe politica. Comunque sia, la questione dell'educazione alla cittadinanza, ….. è una questione di vitale importanza, perché è proprio dal deficit di senso civico che nascono le principali distorsioni strutturali e le più evidenti deviazioni funzionali delle democrazie contemporanee.
Il problema del cittadino senza qualità si riflette sull'intero tessuto della convivenza organizzata, ma si rivela in maniera particolarmente acuta nelle fasi elettorali, che rappresentano il momento nel quale si invera visibilmente il principio della sovranità popolare, l'atto fondamentale nel quale si consuma il processo di partecipazione attiva dei cittadini alla determinazione, ancorché mediata, degli indirizzi politici del sistema di governo.
L'osservazione spregiudicata dei fatti porta, infatti, ad individuare la molla dell'agire polìtico nel particolarismo degli interessi di cui sia gli elettori che gli eligendi si fanno portatori. Interessi che vengono perseguiti nel mercato politico attraverso lo scambio del voto con la promessa di benefìci personali e vantaggi immediati, la qual cosa riduce il rapporto politico ad una sorta di contratto di tipo privatistico
Pur evitando di scivolare nella retorica esaltazione delle antiche «virtù repubblicane» o in vaghi e moralistici appelli al senso civico, non si può non riconoscere che una democrazia che si regge sulla diffusione capillare delle pratiche clientelari, spesso veicolate attraverso gli apparati del sottogoverno, in cui si annidano i germi del favoritismo e della corruzione, è una democrazia malata.
Un vecchio adagio, degno del signor de La Palisse, recita che ogni società ha i governanti che si merita. La classe polìtica non è né migliore né peggiore della cosiddetta società civile: semplicemente ne è lo specchio. Ciò porta a concludere che l'elevata qualità della leadership, in cui consiste, secondo Schumpeter, l'ideale di ogni democrazia, è un obiettivo che può essere realizzato solo a condizione che sia elevata la qualità di cittadini.
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Cittadini si nasce, se si ha la fortuna di venire al mondo in una democrazia. Buoni cittadini si diventa, se ci sono le condizioni. E la prima condizione è che la classe politica non remi contro, non abbia, cioè, un preciso interesse a operare sistematicamente per favorire la diseducazione civica, in quanto ritenuta funzionale alla propria perpetuazione. In questo caso l'impresa si fa più diffìcile, non, però, impossibile, benché richieda soluzioni radicali che implicano la rottura del rapporto fiduciario con i rappresentanti eletti, una decisa contrapposizione culturale con i laudatores dello status quo, insomma una rivoluzione etico-politica che parta dal basso e porti al rifiuto del voto di scambio deteriore, delle pratiche clientelari, dell'uso del potere pubblico per fini privati e personali.
In definitiva, è l'elevata qualità dei cittadini, più che i meccanismi ingegneristici dei politologi e gli espedienti tecnici dei costituzionalisti, a costituire l'antìdoto più efficace contro il pericolo, in democrazia sempre incombente, delle derive populistiche e plebiscitarie, per tacere delle insidie che provengono dagli inganni dei demagoghi di turno, che attizzano torbidi umori per suscitare reazioni viscerali, e dalle pratiche manipolatorie degli immarcescibili corifei del paternalismo che continuano imperterriti, autentici residuati medioevali, ad offrire protezione (in questo e nell'altro mondo, non importa) in cambio di obbedienza incondizionata."

ritratto di Nicchi Salvatore

Pienamente d’accordo sulla

Pienamente d’accordo sulla tua analisi dell’attuale impostazione di democrazia sociale, ripresa in vero dal saggio di Schumpeter.
Però vediamo se riassumendo ho capito bene: UN POPOLO IGNORANTE E’ PIU’ FACILE DA GESTIRE?
Forse è per questo che la scuola è stata ridotta in queste condizioni? O no?
Scusami Totò, ma voglio essere sicuro di aver capito bene.!

ritratto di Salvatore Culotta

Io non ho fatto alcuna

Io non ho fatto alcuna analisi,non ne sono capace.L'autore è, comunque,così come detto, V.Mura.La parte che a me è sembrata più interessante è quella riguardante la qualità dei cittadini.E,scusa se te lo dico,ma è inutile farmi domande che mi sembrano abbastanza retoriche.

ritratto di Stephen Davola

In realtà purtroppo,

In realtà purtroppo, sbaglia il Dottor Mura, la democrazia rappresentativa in senso puro non è l'unica forma di democrazia nè conosciuta nè sperimentata nel mondo moderno.
La Comune di Parigi, i Soviet russi e tedeschi del "17, le assemblee decisionali del 68, il movimento zapatista chiapaneco in Messico sono degli esempi più o meno recenti.
Il Bilancio Partecipativo, a livello comunale, è stato attuato per prima da Porto Alegre in Brasile ed ora sta prendendo piede in altre città.
Una nazione che viene scordata si trova peraltro molto vicino a noi, addirittura confina con la nostra: la Svizzera.
Essa è un esempio di sintesi tra democrazia diretta e rappresentativa, presente anche in altri paesi, ma in Svizzera la democrazia diretta ha una componente accentuata.
I cittadini svizzeri sono al centro, insieme al Parlamento, del processo decisionale.
Vengono chiamati più volte l'anno a votare su decine e decine di questioni di importanza nazionale e locale.
Si potrebbe citare anche il famoso esempio di democrazia diretta dell'Atene di Pericle.
Effettivamente il sistema di democrazia diretta acquista molto più senso e molta più attuabilità anche in paesi grandi grazie alle nuove scoperte informatiche e tecnologiche.

Per tornare in topic, l'idea che ogni società ha i governanti che si merita, sembra facilmente condivisibile, ma non c'è alcuna prova che sia effettivamente così.
Sembra si una bella frase, magari anche verosimile, ma è fondamentalmente una frase ad effetto.
Se ragioniamo dando per scontato a priori qualcosa che non è provato, le nostre speculazioni successive saranno falsate.
Effettivamente l'economista Schumpeter (con il quale non sono d'accordo quasi su nulla) a partire da questa considerazione conclude che una democrazia ideale può essere raggiunta solo se la qualità dei cittadini è elevata.
A mio parere invece, i cittadini medi non sono stupidi o incapaci, se poi votano per chi è capace di garantirgli benefici economici e lavorativi, effettivamente dimostrano di non essere stupidi.
Sicuramente hanno una visione limitata della società e dello sviluppo, pensano in piccolo.
Come al solito, sono soluzioni trasversali al problema che lo potrebbero risolvere in maniera efficiente.
Se abbiamo la classe politica che abbiamo, la colpa non è soltanto dei cittadini, ma anche e sopratutto del sistema.
Esistono 2 cose semplici da fare.
1.Togliere soldi e privilegi alla politica: in questo modo si affaccia alla politica chi è realmente interessato alla polis.
2.Togliere potere ai politici: quando i politici hanno così tanto potere di decidere e imporre su ogni singolo aspetto di una società, è normale che poi possano essere portatori di corruzione.
Bisogna togliere interi settori in mano allo Stato e alla melma dirigenziale.
Bisogna combattere tutto quello che ha a che fare con il Leviatano, lo Stato è una costruzione fittizia, la realtà sono i cittadini, che vengono presi per i fondelli anno dopo anno da un sistema corrotto che non cambia mai.

ritratto di Vito Patanella

Abbandonare l'isola e buttarci in mare

Premesso che ho rispetto di ogni opinione e di chi la esprime, ma mi riesce difficile comprendere come ancora oggi si possano introdurre concetti come educazione del cittadino e per di più quale obbligo demandato alla politica. L'ingerenza della politica "stato" è talmente elevata che trovo quanto mai lontano e desueto richiedere anche a questa di educare. Non escludo che vi sia necessità, in generale, di educarsi ma ritengo che oggi tale effetto lo si ottenga attraverso strumenti che da soli e senza filtri ci si debba procurare, "internet" sopra ogni cosa quale spazio libero di ricerca del pensiero. Non magnifico ogni evoluzione tecnologica nè idolatro strumenti che di per se potrebbero ritorcersi contro, ma mi sento molto ma molto più vicino a chi prova ad esplorare nuovi percosi e non a chi si rifà a teorie (Schumpeter)che la storia e l'economia hanno definitivamente sepolto dichiarandone la loro stoltezza nei canoni dagli stessi assunti.
Si aggiunga che ogni società non ha nella politica lo specchio di ciò che è, quanto piuttosto di ciò che riesce ad esprimere, non è infatti, per nulla vero che se una comunità è formata da ignoranti per ciò stesso debba esprimere rappresentanti ignoranti. E' vero il contrario, che proprio perchè la maggiorparte dei cittadini di quella comunità sono ignoranti chi è maggiormante dotato riesca ad emergere ancorchè si voglia considerare che ciò sia positivo e non, come io credo, molto vicino alle ipotesi oligarchiche e dittatoriali. Devono, semmai provarsi a sperimentare percorsi di selezione del personale politico diversi da quelli sin qui praticati. L'affiliazione amicale, per lobby, attraverso gruppi di interesse professionale o religioso se forieri di consenso non possono essere per ciò stesso l'unico ed il solo strumento. Ne' possiamo ipocritamente ritenere che qualsiasi strumento elettorale si pratichi possa esludere anche tali forme di selezione ma dobbiamo, credo, sforzarci di immaginare altre forme. Se infatti assumiamo che la politica è liquida, e prenda quindi la forma del contenitore, un tempo, ad esempio i partiti, dare forma equivale a creare contenitori le cui cartetteristiche siano fatta da: una base larga, altezza minima e possibilmente sferica. Per sintetizzare il contenitore deve avere una capacità di aggregazione larga partendo dalla c.d. base ovvero sensa distinzione alcuna, se non per valori, tra i suoi partecipanti; il rapporto e la distanza tra la stessa ed i suoi rappresentanti - cioè l'altezza - minimo in maniera da controllarne le azioni e suggerire necessità e risposte, ed infine sferica perchè nessuno possa essere posto agli angoli della stessa.

ritratto di Nicchi Salvatore

In verità, non sempre è

In verità, non sempre è capitato che altri, si accodassero ad un mio intervento, di ciò ringrazio il Sig. Patanella.
Ma torniamo al punto.
In verità il problema dell’educazione del cittadino, secondo me, dovrebbe essere la conseguenza e non il fine, in quanto in una società civile, bisogna perseguire l’assunto del rispetto dei diritti altrui senza aver calpestati i propri.
Così facendo, la conseguenza logica è che si vedranno rispettati anche i propri diritti. Il famoso cane che si morde la coda.
Ne consegue, a mio avviso, che l’esercizio individuale del rispetto dei diritti, delle necessità ed il rispetto degli altri individui , che formano la società, auto-educa, il cittadino.
Il rispetto delle regole che ordinano il comune convivere, inevitabilmente portano ad un abbassamento del livello di conflittualità prima individuale e poi sociale, ancorchè una crescita, anche sotto il profilo economico, in relazione alla bassa animosità degli individui che compongono il consorzio umano.
Credo ancora a Babbo Natale o no?!

ritratto di Angelo Sciortino

Democrazia vera

Dopo tanta dotta teoria, consentitemi due osservazioni pratiche.
Churchill: " È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.".
Pericle: "Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla."
Sarebbe ridondante che io aggiungessi qualcosa.

ritratto di Daniele Tumminello

La Democrazia parte dal rilancio della vera funzione dei Partiti

Ho trovato assai interessante l’avvio di un confronto di idee sul tema proposto dal signor Culotta, anche perché, al di là delle facili astrazioni teoriche, a cui, inevitabilmente, si finisce per cedere, la riflessione ambisce a un approdo quanto mai concreto, in quanto profondamente stimolata da un disagio concreto e reale. Non è in discussione, a mio parere, la Democrazia in quanto forma di Governo, ma l’attuale effettiva capacità del sistema democratico di garantire un’adeguata rappresentanza a tutte le istanze sociali. Sono i concetti di rappresentanza e rappresentatività, fondamento del sistema democratico, a rendere insoddisfacente l’attuale declinazione del modello democratico stesso. Se ad ogni tornata elettorale il partito degli “Astensionisti” aumenta i suoi punti percentuali, ciò non significa che queste persone rinunciano a essere cittadini, ma rifiutano o si sentono esclusi da un meccanismo che, in teoria, si propone di rappresentarli, ma, che in pratica, non lo fa. L’attuale legge elettorale, oggi da più parti ripudiata, non ha aiutato di certo a migliorare il rapporto Cittadino-Istituzioni. Liste bloccate, parlamentari eletti senza una chiara espressione di voto, che poi si nobilitano con il nome di “Rappresentanti del Popolo”, hanno sancito, nel nostro Paese, un drammatico scollamento tra la Politica e la Società, che ha allontanato il Palazzo dalla Piazza.
Non basta affidarsi a forme di espressione diretta e immediata del proprio pensiero per poter parlare di vera Democrazia. Internet e le sue risorse straordinarie rischiano di divenire un mero rifugio.
A mio modo di vedere si deve incidere prima di tutto sull’azione che i Partiti devono svolgere nel territorio. Essi devono essere il modello più immediato e fruibile di democrazia e partecipazione popolare. Essi devono acquisire credibilità, interpretando i bisogni dei cittadini, selezionando i propri dirigenti sulla base di criteri di merito e capacità, senza legarsi al nome di un capo assoluto, padre-padrone, giudice e arbitro. La deriva leaderista, di cui il berlusconismo è stato ed è l’esempio più lampante, non ha di certo giovato alla Democrazia. Il corto circuito di fondo sta tutto qui: La Partitocrazia Monocratica si è spacciata per Democrazia.

ritratto di Salvatore Culotta

Se me ne dà il permesso

Se me ne dà il permesso aggiungerei alla sua frase "approdo quanto mai concreto" altri due aggettivi: "locale" e "quasi urgente". Grazie.

ritratto di Pino Lo Presti

La qualità di una democrazia

mi pare si sia convenuto dipenda in primo luogo dalla qualità dei suoi cittadini. Sulla qualità dei cittadini la amministrazione pubblica può, a sua volta, fare molto, non certo “indottrinandoli” ma fornendogli soltanto gli strumenti per sperimentare e ampliare la consapevolezza, in quantità e profondità, del proprio sè sociale: socializzazione, informazione-trasparenza, partecipazione.

Già nel Programma (il primo Programma elettorale scritto nella storia delle campagne elettorali cefaludese) con cui il candidato a Sindaco del Movimento Democratico Cefaludese, Mario Alfredo La Grua, si presentò alle elezioni comunali (mi pare nel ‘91/’92), venne inserito su mia proposta il seguente corollario di valori (vado a memoria):
L’educazione alla socialità, a partire dalla prima infanzia, è fondamentale per ogni prospettiva di rinnovamento sociale. Da essa deriverà un maggiore rispetto dell’Altro da Sè, e la acquisizione del senso di ciò che è comune (il Bene comune) ed il piacere e il valore del fare insieme, come impresa, per migliorarlo.
Soltanto da una rivificata esperienza della socialità potrà derivarne una cultura, intesa come esperienza della vita (e non accumulo di nozioni), rinnovata, e, da essa, quindi una migliore qualità della politica, da cui una migliore qualità della economia (nel senso del rispetto del Bene collettivo, materiale ed immateriale, e della dignità e quindi qualità della vita dei cittadini)
.

Già da allora si denunciava come la gestione della socialità, a Cefalù, fosse rivolta ad una sua non-crescita, favorendosi piuttosto i rapporti diretti degli individui “con chi” stava al “vertice” anzichè quelli diretti “tra” gli individui.
Se immaginiamo la figura di una Piramide possiamo renderci conto di come una struttura i cui rapporti si sviluppino in senso “verticale”, cioè tra i singoli punti della base ed il vertice, sia di natura “più” gerarchica, ed invece una struttura i cui rapporti si sviluppino tra i punti della base, “orizzontalmente”, sia di natura “più” democratica. E’ ovvio che in una democrazia reale i due principi debbano trovare un equilibrio.

All’interno di una struttura di relazioni orizzontali, matura la presa di consapevolezza di ogni singolo cittadino che alcuni suoi pensieri sono condivisi da altri suoi “pari”, e quindi la formazione della “opinione collettiva”; essa come tale avrebbe una forza di contrattazione con il vertice-potere che questi però non sempre gradisce.
Tenere divisi i cittadini è il primo obiettivo di chi vuole governare senza troppe interferenze; porsi come referente amicale di ogni singolo cittadino per ogni suo singolo problema è la formula di ogni sistema di potere clientelare. I cittadini in questo modo, anzichè essere solidali tra loro, maturando la coscienza dei propri diritti (passivi ed attivi) combattano piuttosto tra loro per avere e mantenere ciascuno, al riparo della concorrenza dell’altro, il proprio canale privilegiato con il “potere”, per averne il “favore”, e non quindi il rispetto di un diritto!

La perdita della struttura della Caserma N. Botta come luogo della socialità e della sperimentazione culturale ed anche artistica ha equivalso ad una “presa della Bastiglia” mancata per quella rivoluzione socio-culturale cefaludese di cui oggi scorgiamo sempre più drammaticamente l’assenza.
La Vicari, nell’ultimo comizio fatto prima della sua prima elezione, promise che di questo punto (che era stato nel programma del Movimento Democratico Cefaludese) si sarebbe fatta carico, così non è stato.

Negli anni, abbiamo assistito piuttosto ad una sempre maggiore cultura della dismissione del valore del “bene collettivo” e dunque di uno Stato, di una amministrazione pubblica che lo garantisse.
Sino a qualche settimana fa, l’attuale Giunta, pur consapevole del Progetto in corso di affidamento della Corte delle Stelle alla Consulta delle Associazioni locali, ha provato a portare avanti l’idea di un suo affidamento, come museo del gelato, piuttosto allo Sherbeth; idea poi fortunatamente bocciata dal Consiglio comunale!

Soltanto investendo, da subito, in un esteso e puntuale programma di socializzazione, a partire dalla infanzia (già da quei primi anni ’90 si parlava di utilizzare i locali della vecchia Posta come Ludoteca), e quindi di educazione civica, si potrà sperare di raccogliere, tra una generazione, qualche frutto in termini di un più elevato livello di consapevolezza democratica e di una maggiore comprensione dell’idea di “cittadinanza attiva”.

Va da sè che un tale processo di maturazione della consapevolezza di cosa sia democrazia e di quale sia il proprio personale ruolo in essa, va accompagnato da una assoluta trasparenza della vita amministrativa: ogni cittadino, o associazione di cittadini, deve poter aver accesso - in tempo reale - a qualsiasi atto, decisione e quant’altro, riguardi l’interesse collettivo.
Oggi, non solo l’Amministrazione non informa (in maniera attiva) la cittadinanza ma fa resistenza passiva alla conoscenza, da parte dei cittadini, della propria azione (un ultimo esempio è costituito da un Progetto di messa in sicurezza e valorizzazione della Rocca che sta passando senza che la città ne sappia alcunchè; e perciò abbia potuto partecipare, attraverso un opportuno dibattito, ai suoi contenuti qualificanti).

Indispensabile, d’altronde è la pratica della partecipazione (premessa indispensabile ne è la trasparenza-informazione), attraverso il dibattito (ed il volontariato quando serve), ai temi della vita collettiva di rilievo anche amministrativo, fermo restando ovviamente che le decisioni finali sono responsabilità e pertinenza degli organismi rappresentativi a ciò deputati.
(Ciò non vale solo per avere sul tavolo delle decisioni più idee ma, intanto, in quanto “palestra” della democrazia per i cittadini i quali inoltre sicuramente anche contribuirebbero spontaneamente con azioni di volontariato).
Della attuale esperienza amministrativa registriamo l'assoluto disprezzo per un esempio raro di costruttiva partecipazione, perpetrato - al di là degli ipocriti proclami - nei confronti di un esemplare Comitato di cittadini (quelli del Centro storico) riguardo le tematiche del traffico e della vivibilità nel centro storico; discredito e disprezzo peraltro sostenuto da certa locale stampa "di regime"!

Un tale cittadino cresciuto in uno stimolante clima di socialità - corroborato da una buona educazione civica -, il cui sguardo non sia stato artatamente tenuto lontano dalle cose pubbliche, a cui siano stati forniti opportuni livelli di partecipazione, sicuramente avrebbe da sè i filtri (in termini di criteri e conoscenze) necessari per selezionare i candidati giusti in una elezione, senza che questi siano stati necessariamente prima sottoposti ad altri tipi di filtri da parte di alcuno.
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Dobbiamo comunque, infine tenere conto della doppia disposizione, interna in ogni uomo (includente ed escludente) che per un verso lo porta a sentirsi immerso nel grande oceano universale della vita (ad interessarsi e a crescere) e, dall’altra, un signorotto di un’isola-recinto-culla-utero, in cui non avere “altri pensieri” se non quelli fisiologici, o comunque legati all’orticello del proprio ego.

Non tutti vogliono “crescere”, o non sempre, assumendosi le responsabilità che derivano dalla consapevolezza di quelle maggiori profondità dell’individuo che implicano una maggiore sensibilità e dunque assunzione di responsabilità per la vita attorno, sociale e non.

Se improvvisamente, d’altra parte, i nostri canali intellettivi si aprissero a sentire tutte le problematiche del mondo, o quelli emotivi a sentire tutto il dolore del mondo, impazziremmo in un solo attimo.
Esiste un meccanismo di difesa dalla nostra sensibilità intellettiva, emotiva e fisica che si chiama “Io” (ciò che si elegge a “propria realtà”), una sorta di recinto entro il quale ci dimentichiamo, rimuoviamo, tutto quello che dall’esterno ci porrebbe in situazioni di tensione che sfuggendo alla portata delle nostre capacità di soluzione risulterebbero pertanto come insopportabilmente “laceranti”!

Quanti scelgono di restare, per questo, dei “bambini-sociali” e quindi preferiscono delegare ad altri problematiche più vaste?
Questi sceglieranno necessariamente sempre i loro candidati prevalentemente ”con la pancia” e dunque chi meglio garantisca al loro “Io” di sopravvivere, senza mettersi in discussione, nel proprio piccolo mondo.

Questi non potranno scomparire mai da qualunque società, comunque civicamente organizzata; e, non metterei necessariamente il “purtroppo” perchè sono, in fondo, le necessarie “cellule di massa” di ogni corpo; quelle che, quando sane, costituiscono un ottimo antidoto alle fughe troppo in avanti di quei leader che si sentono chiamati a realizzare soluzioni troppo definitive ed idealistiche ai problemi della società e del mondo: un “ritardante” certo ma che ha lo scopo di “temprare” ogni idea innovativa mantenendola in un rapporto diretto con quella umanità più “povera di spirito” che costituisce i mattoni della realtà della storia.

Caro Totò, non c'è una formula "oggettiva" che possa garantire, per le urgenze della realtà locale, la selezione "dei migliori"!
L'unico strumento è e resta la nostra coscienza e conoscenza, e se esse sono deficitarie dobbiamo chiederci per responsabilità di chi e di che cosa, non ultimo considerando appunto anche quel tal "meccanismo di difesa".