16 Novembre 2014, 11:56 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Già in data 14 settembre avevo osservato come la legge, che autorizzava i comuni a dilazionare in dieci anni il loro riequilibrio di bilancio, fosse un'aberrazione storica, logica e contabile: https://www.qualecefalu.it/node/14267.
La seguente nota del Sindaco (Nota del sindaco.pdf) conferma le mie perplessità di allora. È bastato che alcune sentenze divenissero esecutive, autorizzando i creditori a procedere al recupero coatto dei crediti vantati, perché il piano di riequilibrio dimostrasse tutta la sua incongruenza.
C'è, però, il pericolo che, pur rimediando al rischio odierno, in un futuro prossimo possa ripetersi una identica situazione, perché le pendenze giudiziarie in corso fanno temere che il Comune ne esca soccombente. Liti giudiziarie, è bene dirlo, che sono nate per la negazione di diritti quesiti di alcuni cittadini da parte della stessa Amministrazione, che ha preso queste decisioni con troppa superficialità, come su questo blog abbiamo scritto più volte sia io che Saro Di Paola.
Soltanto per ricordarlo ai lettori, richiamo la questione dell'albergo incompiuto sul Lungomare, della richiesta per un secondo albergo, l'incredibile situazione delle poste vecchie.
Di fronte a questa situazione il Sindaco si è rivolto, con la sua nota, direttamente ai Revisori dei Conti e soltanto per conoscenza ha informato il Consiglio. Per conoscenza! Non ha ritenuto un atto dovuto quello d'informarlo già nel momento in cui i fatti descritti minacciavano il Piano di Riequilibrio, che lo stesso Consiglio aveva approvato, fidando sulle sue parole e sulle previsioni contabili degli uffici competenti(?).
Per la verità già in quella e in altre occasioni i consiglieri Patrizia Messina, Giovanni Iuppa, Francesco Riggio e Giovanni Cassata avevano richiamato il Sindaco a più serie considerazioni e avevano sottolineato che era prevedibile il rischio che proprio questa Amministrazione, per le azioni in atto, fosse causa di nuovi debiti fuori bilancio, nel momento in cui essi dovevano essere diminuiti fino alla loro completa scomparsa.
Eppure si è continuato secondo il tanto vituperato comportamento del passato! Eppure il Sindaco, dimentico delle sue osservazioni di consigliere di opposizione, ha commesso gli stessi errori, che rimproverava, forse pensando di essere creduto, se li avesse, come in effetti li ha, attribuiti al passato. Oggi, però, nessuno può credere che le colpe siano del passato o soltanto del passato, visto che questo Sindaco amministra già da oltre due anni.
E quanto tale fatto sia vero lo dimostra l'attuale assenza di una sua maggioranza in Consiglio. Una maggioranza sempre più impossibile, nonostante i suoi tentativi di ricostruirla. Tentativi falliti e destinati a fallire, se tale maggioranza egli vuole costituirla per continuare ad amministrare non correggendo i suoi errori e smettendola con le sue improvvisazioni e con l'assenza di trasparenza.
Quel ch'è peggio, però, è il suo non accorgersi che l'opposizione a questa Amministrazione cresce ogni giorno di più anche fra i cittadini e non soltanto in Consiglio. In Consiglio potrebbe trovare un qualche sostegno, ma fra i cittadini no. A questi cittadini egli dovrebbe offrire ormai non favori personali, ma una realtà sociale ed economica diversa dall'attuale. Potrebbe prometterla, ma non è più credibile.
Io non so che cosa accadrà in occasione del Consiglio straordinario del 22, ma spero ardentemente che da esso venga fuori un atto di coraggio, che spinga tutti i consiglieri ad ammettere che dopo ricorsi, promesse e altre simili perdite di tempo, la situazione contabile del Comune e quella sociale della Città sono peggiorate, per cui è giunto ormai il tempo di cambiare rotta.
La dichiarazione (formale, perché nei fatti c'è) di dissesto non sarebbe un'onta, ma proprio un atto di coraggio. Il coraggio di chi sceglie di smettere di vegetare, per tornare finalmente a vivere, come ha fatto Milazzo, in cui gli amministratori hanno approfittato del commisariamento, per darsi una strategia per il futuro.
E Cefalù ha bisogno di tornare a vivere, di tornare a essere la splendida cittadina con una storia e una tradizione, che fu in passato, quando si conquistò l'appellativo di Perla del Tirreno. Un appellativo che non i creditori, che chiedono di riavere il loro, ma i cattivi amministratori cancellano.
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