17 Febbraio 2015, 09:01 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Domenica scorsa, all’imbrunire, tre miei conoscenti erano seduti ad uno dei tavoli del terrazzo del bar “Al Solito Posto”.
Discutevano del disservizio idrico nella nostra Città.
Con animosità.
Mi sono seduto con loro.
Per ascoltare.
Quello dei tre, che abita in contrada Campella, raccontava che, per aver l’acqua in casa, l’estate scorsa, ha dovuto ricorrere, più volte, all’autobotte della Protezione Civile e che, qualche settimana addietro, si è ritrovato sotto la doccia con acqua di colore marrone scuro.
Quell’altro, che abita in contrada Magarà, raccontava della perdita d’acqua da un tubo del civico acquedotto, che, verificandosi a monte di casa sua, gli “allaga” la cucina.
Quando, una decina di giorni addietro, la perdita si è, ancora una volta, verificata, per “ottenerne” la riparazione non sono bastate le telefonate.
Si è dovuto recare negli uffici di APS, dalle parti di Campofelice, per sentirsi dire dai dipendenti che, nonostante siano senza stipendio da mesi, avrebbero provveduto alla riparazione se egli avesse fatto eseguire lo scavo necessario.
Il terzo, che lavora da muratore, raccontava che, per riparare una perdita d’acqua, che lo intralciava nel lavoro, che stava eseguendo dalle parti di Santa Barbara, era stato costretto a fare da sé con una cravatta che gli era costata 140 euro.
A stimolare la discussione e ad alimentarla era la “scena”, alla quale stavano assistendo e sulla quale hanno chiamato la mia attenzione.
Ad una cinquantina di metri dal terrazzo del bar, qualcuno, dopo avere riparato una perdita d’acqua,
era andato a riaprire la saracinesca che, prima, aveva chiuso per eseguire la riparazione.
Il tutto sotto l’occhio vigile del Sindaco Lapunzina.
Mentre ascoltavo i racconti dei tre, il mio pensiero era agli ATO.
A quegli Ambiti Territoriali Ottimali, che il Legislatore aveva istituito per migliorare, sul piano dell’efficienza e della economicità, il servizio idrico integrato nei Comuni,
A quegli ATO con i quali nei Comuni si è, invece, conseguito il risultato opposto.
Non appena anche io ho scorto il Sindaco Lapunzina “all’opera” mi sono ricordato, immediatamente, del Suo collega Figoni.
Il sindaco tuttofare di Torlino Vimercati.
Un Comune dell’alto Cremasco con 469 abitanti, nel quale Figoni, all’occorrenza, fa il manutentore del depuratore, il giardiniere, il cantoniere, l’autista accompagnatore degli anziani, l’impiegato comunale e, pure, lo spazzino.
Poi il mio pensiero è tornato agli ATO.
Anzi all’ATO.
A quale ATO?
Non all’ATO1 Palermo.
Quello non ha funzionato.
Quello non funziona.
Dovesse funzionare in futuro, per Cefalù non funzionerà mai.
Cefalù, infatti, non è nelle stesse condizioni degli altri Comuni.
Non fosse altro perché Cefalù ha il servizio di potabilizzazione, che gli altri Comuni non hanno.
È all’ ATO CEFALU’ che ho pensato.
Per Cefalù, infatti, è CEFALU’ l’Ambito Territoriale Ottimale.
Quell’ATO, al quale il Comune dovrebbe tornare.
Quell’ATO, per il quale il Sindaco Lapunzina dovrebbe spendere il suo tempo ed il suo impegno.
Anche quelli dell’imbrunire della domenica.
Perché no.
Cefalù sta peggio di Torlino Vimercate.
Molto peggio.
A Torlino l’IMU è la più bassa d’Italia.
A Cefalù, no.
Cefalù è in dissesto, Torlino Vimercate no.
Cefalù, però, non è Torlino Vimercate.
Saro Di Paola, 17 febbraio 2015
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