Per concludere sullo “Zibaldone” di Italo Piazza

Ritratto di Mario Alfredo La Grua

18 Febbraio 2015, 16:27 - Mario Alfredo L...   [suoi interventi e commenti]

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Per concludere sullo “Zibaldone” di Italo Piazza

 

È il momento di concludere con qualche opportuna riflessione il felice incontro dello “Zibaldone” di Italo Piazza con l’interesse e la sensibilità del “grande pubblico” di Cefalù: un’area di lettura anticipata dalla partecipazione spontanea ed entusiasta alla riuscita presentazione nella Sala delle Capriate il 21 Dicembre scorso del bel volume edito da Salvatore Marsala, comprese ovviamente le due autentiche opere d’arte del “recto” e del “verso” di copertina, di Pippo Forte e di Franco D’Anna.

Non c’è stata per la verità una corsa estrema all’acquisto del libro; cosa a cui nella nostra città ogni autore, sia pure un “intellettuale di strada”, dovrebbe già essere abituato.

Con tutto quel che ci accade intorno, un libro di cultura popolare così  ricco e così ben fatto non costituisce un evento epocale, ma è un contributo di grande spessore alla conoscenza dei comportamenti, degli usi, delle consuetudini, del costume, del linguaggio nativo e genuino delle componenti storiche della società cefalutana, quella rurale, quella artigianale, quella marinaresca e quella religiosa.

Quando queste componenti saranno cancellate dalla evoluzione e dalla omologazione, Cefalù avrà perduto la chiave di lettura della sua identità. Chi volesse cogliere  i caratteri più significativi di tale identità non può trascurare o sottovalutare tale lettura. Questo libro infatti merita di entrare in ciascuna delle nostre case, nelle biblioteche private e, osiamo dire, soprattutto nelle scuole della città.

Le brave e buone maestre elementari di un tempo curavano con applicazione questa materia di valenza antropologica e umanistica: c’è infatti un umanesimo ambientale ed ancestrale di cui è giusto avere il culto per non cadere in un imbarbarimento sociale suffragato dalla presunzione di essere ormai al di là di questa cultura di popolo e di questo patrimonio.

Il cambiamento della società è stato rapido, incontrollabile, convulso ma ha trovato e travolto una eredità che non può essere archiviata come uno sterile “passatismo”. È questo il vero nodo epocale del nostro tempo: la perdita e il recupero di una insostituibile identità; il libro di Italo Piazza serve a capire il perché, il quando, il come e il quanto siamo cambiati. C’è un modernismo blasfemo che ci sta facendo perdere, forse per sempre e irreversibilmente, i connotati delle nostre radici e del nostro stesso DNA, così come, a dispetto di un malinteso modello di metropoli, si è formato e consolidato in tanti secoli di storia.

                                                                                                                    Mario Alfredo La Grua