6 Marzo 2015, 20:26 - Partito Democra... [suoi interventi e commenti] |
Il dissesto finanziario non è una scelta politica, è un’evidenza tecnico-contabile.
Quando un Comune non possiede uno strumento per risanare le enormi passività esistenti, nel caso di Cefalù quegli oltre 12 milioni di euro generatisi nel passato amministrativo di questa città, dichiarare il dissesto è l’unico estremo drastico modo per fermare l’emorragia.
Ma allo stato attuale e analizzando quanto dal maggio 2012 ad oggi questa Amministrazione, gli uffici comunali e questo Consiglio Comunale hanno fatto per scongiurarlo, resta solo una grande enorme amarezza. Amarezza perché lo strumento di risanamento era stato trovato.
Il piano di riequilibrio pluriennale, elaborato dall’Amministrazione e deliberato dal Consiglio Comunale, con il contributo anche delle opposizioni, è stato approvato nel maggio 2014 dalla Corte dei Conti. Quell’approvazione, per la quale non abbiamo legittimamente mancato di esprimere la nostra soddisfazione, era figlia non solo della credibilità dello stesso piano ma anche di un deciso, apprezzato e riconosciuto cambio di passo nella gestione della finanza comunale.
Ci sembra importante sottolineare a tal proposito quanto la Corte dei Conti scrive nella delibera n.69/2014 (con la quale si approva il piano di riequilibrio) al punto 7,2 di pag. 21-22. Vi si legge, infatti, un chiaro riconoscimento degli apprezzabili risultati raggiunti nel 2013 riguardo al contrasto all’evasione/elusione tributaria; un apprezzamento di quel lavoro di riapprovazione dei rendiconti dal 2008 al 2012 di cui si è fatto interamente carico questo Consiglio Comunale dal settembre al novembre del 2012, che ha permesso di ridimensionare l’enorme mole dei residui attivi e passivi; si da atto dei contatti avuti con i creditori “per addivenire alla rateizzazione dei pagamenti dopo l’eventuale approvazione del piano”; si riconoscono, infine, anche i risultati raggiunti nel 2013 con le cessioni di immobili del patrimonio comunale.
A determinare, purtroppo, la non più attuabilità del piano di riequilibrio, lo scrivono con evidenza i revisori alle pagg. 70-71 della loro relazione, non è l’aumento del debito, che a dicembre 2014 addirittura presenta una riduzione di 253.000 € rispetto alla cifra indicata alla data di presentazione del piano, ma la non più disponibilità di alcuni creditori alla rateizzazione. Una disponibilità che è venuta meno, probabilmente, anche a causa del lungo periodo (14 mesi) intercorso tra la deliberazione del piano da parte del Consiglio Comunale (Febbraio 2013) e la sua definitiva approvazione da parte della Corte dei Conti (Maggio 2014).
Le azioni esecutive messe in atto, legittimamente per carità!, da parte dei creditori, dopo maggio 2014, hanno mutato la natura di alcuni debiti e, di fatto, hanno vanificato le previsioni di risanamento. Per dirla in parole povere, se io ho un debito che posso pagare solo a rate e il mio creditore invece vuole tutta la cifra subito, non mi resta che dichiarare fallimento!
E’ di tutta evidenza, quindi, l’assoluta strumentalità e infondatezza delle affermazioni di qualcuno che cerca oggi di addossare responsabilità a chi, perfettamente consapevole di trovarsi davanti ad una situazione disperata, l’ha affrontata con coraggio e tenacia, percorrendo, insieme al Consiglio Comunale, tutte le strade utili ad elaborare una proposta credibile di risanamento, ed esprimendo, per la prima volta, una reale presa di coscienza della gravità della situazione e una concreta azione di contrasto.
Suscitano, quelli sì, tenerezza i tentativi di voler addossare colpe all’attuale Sindaco, chiamandolo in ballo come ex consigliere d’opposizione e poi come reo di non aver mantenuto la promessa elettorale del risanamento. Gli impegni presi con i cittadini sono quelli scritti nel programma elettorale. Vi si potrà chiaramente leggere che quelle strategie che ci si proponeva di mettere in atto per risanare il Comune sono documentate dalle azioni amministrative effettivamente intraprese, dalla ricognizione puntuale e dettagliata del debito ai risparmi di spesa, dalle proposte di rateizzazioni con i creditori alla presentazione nei termini di legge di un credibile piano di rientro per allontanare lo spettro del dissesto finanziario. Certamente in quel programma, votato dai cittadini, non c’erano scritti né il ricorso al super-enalotto né la ricerca di pozzi di petrolio né fantomatiche ricette miracolose!
Sappiamo perfettamente che per qualcuno è assai imbarazzante esaminare, leggere, analizzare e far conoscere tutti quei documenti che fotografano impietosamente le tante, gravi e reiterate irregolarità contabili rilevate nelle gestioni che vanno dal 1999 in poi.
Comprendiamo perfettamente la necessità di qualcuno di voler togliere la propria foto dall’album degli amministratori che negli anni tra il 2007 e il 2012 avrebbero dovuto, invece, con la giunta Guercio, avviare quel risanamento, in rottura con il passato, sintetizzato dal famoso motto “Cefalù al di sopra di tutto!”. Ex amministratori che, invece, con il loro assoluto e documentato immobilismo hanno solo determinato l’incancrenirsi della condizione finanziaria dell’Ente, aggravata dall’insorgere anche di nuove ed evitabili passività (vedi Lodo Sorgenti Presidiana su tutti). Di questa esperienza amministrativa restano, invece, solo il ricordo, per fortuna, di ben 26 assessori che si sono succeduti, un braccio di ferro inconcludente e dannoso con la Corte dei Conti, tanti rendiconti da riapprovare e una foto che non più pochi mesi fa ritrae insieme allo stesso tavolo dello stesso partito (NCD) tanto l’ex sindaco Guercio quanto l’ex sindaco, ora senatrice, Vicari, tanto per un omaggio postumo alla decantata discontinuità!
Senza voler annoiare il lettore, solo per fare qualche esempio su come è stata gestita negli anni la nostra città, oltre al reiterato utilizzo di avanzi di amministrazione fittizi per finanziare spese senza nessuna copertura finanziaria, i cittadini devono sapere che, nel 2005, la vendita del servizio elettrico all’ENEL ha fruttato alle casse del Comune ben 4 milioni di euro, fondi vincolati all’acquisto dell’area Miccichè, ma che questa cifra è stata interamente utilizzata dal 2005 al 2007 per finanziare il bilancio. Alla vendita di un patrimonio non è corrisposto come per legge avrebbe dovuto, l’acquisto di un patrimonio! I cittadini devono sapere che sempre nel 2005, ad esempio, non veniva prevista, generando poi un debito fuori bilancio, la spesa di 540.000 € per il servizio di raccolta rifiuti, pur essendo questa una spesa certa e obbligatoria, di contro però venivano incrementate di 100.000 € le spese per il servizio turistico e altre poste in uscita. Per intenderci tutto quello che un buon “padre di famiglia” non deve fare. Mettere le bollette nel cassetto e non pagarle, ma in compenso però acquistare beni di lusso! I beni di lusso però poi bisogna saperli mantenere, cosa che diventa impossibile se poi quelle bollette che non si sono pagate ritornano con tanto di sanzioni ed interessi!
I cittadini devono sapere che complessivamente tra il 1998 e il 2007, per intero gli anni di amministrazione Vicari, il Comune di Cefalù, ha speso oltre 1.500.000 € in consulenze ed incarichi esterni, della cui reale necessità e beneficio per la città è lecito in molti casi esprimere forti dubbi. I cittadini devono sapere che tra il 2004 e il 2009 la spesa corrente del nostro Comune era costantemente sopra i 20.000.000 €, mentre nel 2013 è stata ridimensionata a 14.000.000 €; i cittadini devono sapere che l’anticipazione di cassa (ovvero soldi presi in prestito dalla banca) ha raggiunto nel 2011 la cifra record di 4.000.000 € e che negli anni precedenti era comunque mediamente sopra i 3.000.000 €, mentre nel 2013 l’amministrazione Lapunzina l’ha ridotta a 0 (ZERO!!!); i cittadini devono sapere che su questi soldi presi in prestito si sono pagati negli anni 1999-2012 quasi 850.000 € di interessi.
Quelli che abbiamo fatto sono solo alcuni macroscopici esempi di cui sono ricche le pagine della relazione Vallante del 2007, le pagine delle varie pronunce della Corte dei Conti, e in ultimo le pagine della relazione dei Revisori dei conti.
Il dato politico che emerge è quindi quello di una città dissanguata, usata come laboratorio di “finanza creativa”, vetrina e trampolino di lancio per politici che hanno fatto carriera. Una città in cui si è speso più di quanto si poteva e si doveva, illudendo i cefaludesi di vivere in un presente di ricchezza e nella prospettiva di un futuro di prosperità, in ossequio ad un modello di governo basato sulla visione aziendale e privatistica della cosa pubblica.
Mentre si costruivano ologrammi e si presentavano plastici e progetti, di cui restano modellini impolverati, o peggio, in alcuni casi, i debiti da pagare ai professionisti incaricati, si scavava la fossa alla città, esibendo però il proprio smagliante sorriso su copertine patinate, anch’esse realizzate con le tasche dei cittadini.
Partito Democratico Cefalù
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