4 Marzo 2013, 18:01 - Giuseppe Forte [suoi interventi e commenti] |
COSMO SORGI
Scultore e Docente del Liceo Artistico e dell'Accademia di Belle Arti di Palermo dal 1942 al 1968
- Scelse Cefalù come città elettiva espletandovi una parte non breve della sua attività -
- Per non dimenticare -
Cosmo Sorgi nacque a Palermo il 21 aprile 1898 dal padre Francesco, di professione scultore, dal quale apprese le prime nozioni sull'arte del modellare, e da Caterina Rubino. Nel 1912 frequenta l'Istituto di Belle Arti di Palermo (attuale Liceo Artistico), diretto dall'Architetto Ernesto Basile e dove ha per maestri Gaetano Geraci per la scultura e Rosario Spagnolo (artista che amava firmare Spagnoli, nato a Cefalù nel 1865 e morto a Roma nel 1956), per la pittura. L'Italia sta per attraversare tempi bruttissimi (prima guerra mondiale 1915 – 1918) e nel 1915, per ubbidienza alla volontà paterna, lascia gli studi per andare a New York dove oltre a lavorare sodo per aiutare la famiglia (era il primo di cinque figli), segue i corsi di scultura del Professore Bruster, presso l'Accademia del Nudo alla Cooper Union fino al 1919, anno di rientro nella sua amata Sicilia. Tornato a Palermo, completa gli studi all'Accademia di Belle Arti, avendo per maestri Mario Rutelli, Vincenzo Ragusa, Ernesto Basile e Antonio Ugo. Dalle prime opere, ove confluivano i suggerimenti dell'arte greca ellenistica, della ritrattistica romana e dello studio del Rinascimento italiano con particolare predilezione per Michelangelo Buonarroti, si notano la preparazione raggiunta e la forte passione per la materia scultorea che mai lo abbandonerà nel corso della sua esistenza. “Mestizia Siciliana” e “Cesare Battisti o Martire Redentore”, eseguite in marmo ad appena 22 anni, rappresentano due delle opere giovanili tra le più significative, dove si delineano la grande forza espressiva e la sofferenza dell'uomo accompagnata da una intensa partecipazione all'evento, lontana da ogni annotazione retorica. Con queste due opere, esposte nella Mostra d'Arte Figurativa di Caltanissetta nel 1926, si aggiudicherà la medaglia d'oro. Finita vittoriosamente la prima guerra mondiale ogni città, in base alle risorse economiche, bandisce concorsi per monumenti ai propri Caduti e Sorgi lavora intensamente ed esegue: la Targa in bronzo ai Caduti di Alimena, il Monumento ai Caduti di Favara, del Carso, di Licata (bronzo e pietra di Billiemi), di Petralia, di Collesano, di Galati Mamertino, della Caserma Calatafimi a Palermo, il Bassorilievo in bronzo per il Monumentale Cimitero Sacrario di Redipuglia, fino a vincere nel 1921 il concorso per il Monumento ai Caduti di Caltanissetta per la grandiosa concezione del gruppo scultoreo e per il forte ardore creativo che farà di lui uno dei più prestigiosi artisti dell'isola. “Dalla materialità di una grandiosa ara romana, erompe lo spirito glorioso degli Eroi immortali e sale verso l'idealità della Patria, trasformandosi nella visione dell'eroe vittorioso”. Queste parole di Sorgi sintetizzano l'opera eseguita, che si trova in fondo al Viale Regina Margherita e che ho avuto modo di apprezzare durante il mio secondo anno di insegnamento (1967 – 68) all'Istituto Tecnico Agrario di Caltanissetta, in quanto meta prefissata delle mie passeggiate. E' un canto allo spirito glorioso degli Eroi, immortali e vittoriosi, che sale verso l'idealità della Patria che trova nel tricolore il suo motivo di appartenenza. Le immagini plastiche sono risolte con scioltezza ed evocano nell'eleganza del panneggio, nei ritmi imposti, nell'impeto dinamico di tutto il complesso monumentale, l'arte Greca. Per questo monumento e per le opere Mestizia Siciliana e Cesare Battisti, il Presidente di Storia Patria, Alfano Sansone, gli conferisce un diploma di riconoscimento per “le glorie patrie” da lui manifestate. ...”Eroi e Patria si fondono, riconoscenza e glorificazione si baciano, arte e natura si intendono,...le anime si commuovono dinanzi al Monumento che tu, ventenne artista, prodigo di potenza e di forza, ci hai donato. Oh sì, è coscienza di galantuomo e desiderio di lealtà affermarlo con tutta la possa del cuore grato – ce lo hai donato con l'anima... che seppe intendere il significato e la grandezza del dono. - Chi, meglio degli artisti, può intendere il fascino del proprio amore?... Modesto e grande, ingenuo rispetto alle miserie umane (quanto esperto e potente nella intuizione geniale dei moti del cuore...), tu, o Sorgi, col Monumento ai Caduti hai lasciato a Caltanissetta il lembo più bello dell'anima tua...” Così scriveva Giuseppe Costa Leonardi il 16 dicembre del 1922, mentre Giovanni Vajana il 27 maggio 1923 scriveva fra l'altro: ...”L'artista è il veggente, al quale si discopre in forme innumerevoli la Divina Bellezza dello Spirito. Per lui (Sorgi) l'idea si concretizza in manifestazioni durature che danno ragione alla vita e ne esaltano i supremi valori”. Il Presidente dell'Esposizione d'Arte di Caltanissetta D.L.Mazzone il 12 ottobre 1926 scriveva: ...”Cosmo Sorgi, attraverso i suoi lavori fatti col getto infuocato di una forza irresistibile, rivela i misteri degli animi eletti che pongono la ragione dell'essere fuori dalla vita materiale”. Tanti altri scritti sono apparsi nelle pubblicazioni, non solo di quel periodo ma anche negli anni e decenni successivi, in vari organi di stampa sia regionali che nazionali, inneggianti il monumento e la sua instancabile attività (Giornale d'Italia,28 agosto 1921; Gazzetta di Messina e della Calabria, 27 gennaio 1922; Giornale di Sicilia, 22 marzo 1922; Il Messaggero, 17 dicembre 1922; L'Ora, 21 novembre 1922; Domenica del Corriere, 4 marzo 1923; Tribuna Illustrata,4 febbraio 1923; I nostri eroi, 1 aprile 1925; Avvenire, 3 febbraio 1980 ecc.). Nel 1925 fece parte del Sindacato Professionisti e Artisti di Palermo rimanendovi fino al 1943 e dal 1946 fece parte dell'Ordine Pittori e Scultori. Nel 1971 fu chiamato a far parte della Commissione Diocesana di Arte Sacra. Nel 1929 progetta il Monumento al Generale Eugenio Di Maria, che esegue in marmo e bronzo, e sarà degnamente collocato, l'anno successivo, nella Chiesa di San Domenico (Pantheon) di Palermo. Nel 1932 si trasferisce a Roma, mettendovi lo studio, per capire meglio i valori dei vari movimenti artistici che già si sono imposti all'attenzione di tutti, come “Il Futurismo”, “Il Verismo”, “Il Simbolismo”, o che si vanno formando in quel periodo, e per studiare da vicino le opere del suo maestro ideale che era e rimane Michelangelo, al quale dedicherà negli anni della maturità (1975), gli studi e i bozzetti in plastilina per una medaglia. Nella capitale riceve un importante incoraggiamento da Ettore Ferrari, illustre scultore, Presidente dell'Istituto Superiore di Belle Arti, mentre a Napoli conosce Vincenzo Gemito (1852 – 1929) uno degli artisti più rappresentativi tra l'800 e '900 che ha sostituito il sentimentalismo con uno schietto realismo, il quale gli dedicherà una sua immagine. Altre importanti conoscenze le farà anche a Firenze dove si reca per lavoro e per studio. Dopo sette mesi ritorna a Palermo e il suo studio, nella centralissima Via Maqueda, in seguito trasferito in Piazza Della Vittoria, diventa meta abituale di uomini interessati ai valori umani e artistici. Viene frequentato da Giuseppe Pitrè, Ignazio Buttitta, dallo scultore Campini, dal filosofo Colozza, dallo scrittore Giacomo Armò, dal poeta Giovanni Girgenti e tanti altri. Del 1938 è il Cristo Risorto dell'altezza di 3 metri, posto su una colonna, che grandeggia nel Piazzale del Cimitero di Santo Spirito a Palermo. Nelle opere religiose mette lo stesso ardore e trasporto che ha manifestato per le monumentali opere patriottiche rendendo ancora una volta palese che la sua arte non si integra con il mondo morale, ma rappresenta il mondo morale che sta in ogni cosa e che si incarna nell'opera scultorea che realizza. La dimensione del sacro palpita di un afflato di amore universale, espressione sincera della sua stessa interiorità e del suo misticismo partecipato e vissuto. La sua attività artistica si proietta in un recupero intelligente e riflessivo di valori psicologici, morali e spirituali, e tende ad una assoluta espressione di universalità in accoglienza dell'umano e del divino in una espressione abile e sincera di sentimenti rivolti a unire pacificamente gli uomini di ogni nazionalità e colore. Cosmo Sorgi è consapevole del suo essere artista e scrive: “Io morirò, ma non moriranno le mie opere. Che il Signore sia lodato e ringraziato per questo grande dono, di cui cercherò di essere sempre più degno” (14 agosto 1942). Questa consapevolezza lo porterà ad eseguire nello stesso anno il grandioso altorilievo (metri nove per due) delle Scuole Centrali dei Vigili Del Fuoco, collocato a Roma alle Capannelle, che segna un punto fermo della sua produzione artistica e umana. Le figure rivestite di idealità, le composizioni, le scene narrate, sono regolate da una compostezza dei tratti plastici che gli faranno meritare gli encomi delle più alte autorità della capitale. I Vigili del Fuoco sono raffigurati nel mito e nella tecnica delle due epoche romana e contemporanea.
Sorgi, descrivendo ai familiari la suddetta opera in una lettera, dice fra l'altro: ...”Il mio altorilievo già tutto montato in marmo si imponeva nella sua grandiosità e nella sua maestosa bellezza. Io stesso sono stato ammirato e commosso. La mia creatura, costata più di un anno e mezzo di palpiti amari e di sacrifici inauditi, aspettava l'autore sorridendogli di gioia, orgogliosa della sua bellezza ormai eterna”...e ancora: ...”il più grande lavoro che ho fatto nella mia carriera e la maggiore e più pericolosa responsabilità che ho dovuto superare in un ambiente artistico e critico come Roma. Senza locale adatto, senza attrezzatura, senza conoscere l'ambiente e gli aiuti...” Antonina Greco Di Bianca Titone scrive fra l'altro: ...”Il ritmo incalzante delle scene di questo rilievo riconduce ad altre opere di contenuto storico, illustrate a rilievo come già nei pannelli del bozzetto del monumento ai caduti siciliani. La figurazione che illustra direttamente o in allegoria l'episodio a cui fa riferimento è la sintesi di un'ampia ricognizione analitica del fatto, condotta con un metodo d'indagine minuzioso come si riscontra negli appunti personali. Così è anche per il capitello in marmo per il chiostro di Cefalù, dove le scene si susseguono in una prosecuzione materiale e ideale al tempo stesso: dal voto di Ruggero alla Incoronazione, alla posa della prima pietra, all'immagine del re inginocchiato dinanzi al tempio. Non trascurando i dati della leggenda che racconta della tempesta e dell'approdo a Cefalù. In una narrazione compatta e fluida, circoscritta dai quattro palmizi angolari stilizzati con la stessa eleganza che ricorre nel ductus ritmico delle onde e delle pieghe dei panneggi.” Questo capitello eseguito nel 1951, che faceva parte di una Mostra voluta da Dillon e allestita presso la chiesa di San Giovanni Degli Eremiti dove a tutt'oggi si trova, è stato studiato per essere inserito nel chiostro di Cefalù.
Capitello in marmo per il chiostro di Cefalù 1951
A tal proposito ecco cosa scrive Sorgi: “A richiesta del Vescovo di Cefalù, nel 1952, ho tradotto in marmo, con appassionato entusiasmo e totale disinteresse, il modello in gesso di un capitello binato, già da me composto e presentato in un concorso indetto a Palermo dalla Soprintendenza, in merito al restauro del Chiostro della Cattedrale normanna, modello prescelto con altri e custodito a cura della Soprintendenza stessa...Per imprevedibili ritardi, per la morte del Vescovo (Mons. Emiliano Cagnoni n.d.a.)...il capitello è rimasto nel mio studio... nella collezione dei lavori non fortunati... in attesa...
Il Duomo, matita e china su carta 1949-'51
...Il Chiostro di Cefalù lo ricordo come un gioiello, come uno dei più grandi tesori d'arte, ormai distrutto...” Purtroppo né questa opera né il Monumento al Generale Prestisimone, incarico a lui affidato prima degli anni '70 e portato avanti attraverso bozzetti e disegni, (ha eseguito anche un bassorilievo in gesso) hanno avuto collocazione nella nostra città. A Cefalù si trovano invece, nell'ingresso dell'ex Ospedale Giuseppe Giglio il busto in marmo del Dottor Giuseppe Giardina, per venti anni Sindaco della città,
Giuseppe Giardina
Giusi Camilleri, gesso 1970
il busto della professoressa Giusi Agnello del 1970 (collezione Camilleri), e i rilievi: “Madonna In Preghiera” posta sopra l'altare, e “Angeli”, con motivi ornamentali geometrici, che arricchiscono i sarcofagi, inseriti nella Sepoltura Gentilizia del Cimitero, progettata da Sorgi e realizzata nel 1965, dove riposano le sue spoglie mortali e quelle della sua amata moglie Carolina.
Madonna in preghiera, marmo 1946
Carolina Flaccomio, nata a Cefalù, docente di lettere, stimatissima e molto apprezzata dai suoi numerosi alunni per la sua signorilità e sensibilità, diventa moglie di Sorgi il 14 ottobre 1946 condividendo, silenziosamente e amorevolmente con lo scultore il tempo della vita, raccogliendo e conservando con cura tutto ciò che lo riguardava e conservandone caro il ricordo dopo la morte avvenuta il 3 febbraio 1979. Alla sua sensibilità si deve la pubblicazione di due prestigiosi libri, curati dal critico d'Arte Antonina Greco Titone Di Bianca, per l'Editore Flaccovio di Palermo. Il primo “Cosmo Sorgi” - uomo e artista – del 1983 e “Cosmo Sorgi” – disegni a tre dimensioni – del 1994. Al suo interessamento si devono alcune, importanti, iniziative artistiche avvenute a Palermo e Cefalù in onore e ricordo del marito. Nella nostra Cefalù, tanto amata e considerata dall'artista città di adozione, dove era da tanti conosciuto e stimato per la sua arte e per il carattere aperto e gioviale, trascorreva in località Caldura le sue vacanze. Proprio a Cefalù, dal 4 al 18 maggio del 1980, si è tenuta presso il Salone del Seminario Vescovile, la Rassegna d'Arte Figurativa dal titolo “L'Uomo E Il Suo Mondo” in memoria dello Scultore “Cosmo Sorgi”, organizzata dalla Biblioteca del Seminario.
Gen. Prestisimone, bassorilievo in gesso 1970-'73
La rassegna, alla quale hanno aderito artisti provenienti da tutta l'isola, ricca di ottanta opere di pittura e di scultura, oltre alcuni altorilievi del Maestro, è stata presentata in catalogo da Antonina Greco Di Bianca. Il saluto augurale è stato affidato al Professore Domenico Portera, mentre Mons.Anselmo, Rettore del Seminario, ha tracciato il significato della manifestazione passando la parola al Critico d'Arte Francesco Carbone che ha fatto rivivere ai presenti, con note calde e suadenti unite a note critiche significative e interessanti, la personalità dell'artista da poco scomparso, affrontando il tema “Strutture Estetico - Spirituali nell'Opera di Cosmo Sorgi”. Il 16 maggio dello stesso anno (1980) il Professore F. Carbone ha tenuto una conferenza dal tema “Arte Oggi”, sempre partendo dall'attività di Sorgi, presso l'Istituto Statale d'Arte di Cefalù. Il Professore Amedeo Tullio, animatore e Presidente del Centro di Cultura di Cefalù, il 20 dicembre 1984, teneva una conferenza presso il Duomo, alla presenza della Signora Carolina Sorgi Flaccomio, di Autorità Civili e Religiose e di un numerosissimo pubblico, dal titolo: “Cosmo Sorgi Oltre Lo Spazio E Il Tempo” con testimonianze dei Professori: Renzo Collura, Ignazio Camilleri, Antonina Greco Di Bianca, Alfredo Mario La Grua. L'architetto Silvana Braida Santamaura (restauratrice, fra l'altro, dell'Osterio Magno ed ex allieva di Sorgi), impossibilitata ad essere presente, ha fatto pervenire un suo commosso ricordo che è stato letto dallo scrivente della presente nota, Giuseppe Forte. Tali manifestazioni sono state riportate da vari organi di stampa, incluso il periodico “Incontri e Iniziative” Memorie Del Centro di Cultura di Cefalù (fascicolo II, 1 - 1985), - Presidente onoraria la N.D. Pepita Misuraca - e dalle televisioni e radio private. Sempre per ricordare la figura di Sorgi, la Signora Carolina metteva un premio in denaro, nella prima edizione di pittura estemporanea “Premio La Tavernetta”, svoltasi il 5 giugno 1982. Dopo questa digressione ritorno al Maestro il quale, con gli eventi bellici della seconda guerra mondiale, pur avendo iniziato l'insegnamento (1942) presso il Liceo Artistico e l'Accademia di Belle Arti di Palermo, attraversa un periodo quanto mai doloroso: il fratello minore, Claudio, viene trucidato a Spalato nel 1943, la madre è travolta dallo strazio e la famiglia costretta a sfollare. Malgrado ciò dal 1946 in poi, riprende una complessa attività creativa dedicandosi con nuova energia ai ritratti, alle medaglie, ai monumenti, alla poesia, alla prosa con la descrizione di pensieri, di riflessioni, di aneddoti, al disegno per fermare il balenio di nuove opere, e ai restauri. A lui si devono i restauri, fatti con grande accortezza, della fontana del Camilliani a Piazza Pretoria, quelli della Basilica di San Francesco, di alcune statue del Serpotta, danneggiate dai bombardamenti, della Cattedrale del capoluogo siciliano.
La produzione complessiva di Sorgi è veramente notevole. Circa cento sono i ritratti che vanno dal 1918 al 1976, altrettante le opere eseguite dal 1920 in poi, e altrettanti i bozzetti vari a parte i numerosi schizzi e disegni. Egli stesso annota: “...Il mio lavoro nello studio cominciava sempre di buon mattino...come se mi accingessi ad un sacro rito. E siccome la mia opera era già così matura dentro, essa mi appariva quasi in visione, come se fosse bella e compiuta sul cavalletto..., che mi attendeva... e il mio lavoro, almeno all'inizio, si riduceva a riempire con la plastilina lo spazio vuoto contenuto nella mia visione; la Visione dell'opera completa, che pareva mi sorridesse... ...Poi il lavoro procedeva con irruenza, con entusiasmo, per cercare di trasformare la materia inerte, vivificandola con lo spirito, e un flebile canto a bocca chiusa, sprigionatosi dall'animo mio, faceva da commento musicale dei miei stati d'animo, in un crescendo di appassionato entusiasmo, quando mi accorgevo che i bordi si avvicinavano e si fondevano, quelli della mia visione e quelli della materia, che già aveva preso forma nello spazio... Ed allora un canto di gioia coronava questa mia soddisfazione per la nuova opera, frutto di severi studi, di rinunzie di ogni genere, di tenace laboriosità, di passione e dedizione”... Inconfondibile la carica interiore dei suoi ritratti; “poeta del marmo”, senza retorica riusciva a trasformare la materia inerte in duttile espressione di scavo psicologico con efficacia veristica ed espressiva. Basta guardare il ritratto del Maestro Pietro Ferro di Penne (Pescara), di Monsignor Pottino, del Professore Michele Pavone, del Prof. Palminteri, di Monsignor Mannino, del Maestro Vincenzo Pintorno,
M.° V. M. Pintorno , terracotta 1958
dell' Avv. Mattina, del Dott. Giuseppe Giardina, della Professoressa Giusi Agnello Camilleri, della Sig. ra Maida, della Sig. ra. Liliana e tanti altri, per renderci conto di quanto Sorgi indagasse e rispettasse la verità della persona umana e per la rassomiglianza e per il suo risvolto interiore. Il suo, come scrive A. Greco è “un cammino verso l'equilibrio tra intelletto e sensi; tra ragione e istinto. E arriva gradualmente ad un linguaggio di sintesi dove l'originaria espressione naturalistica si rivela inseparabile dalla forma che pure non è sofisticata da effetti puramente esteriori”. Anche le medaglie (che richiedono tecnica e competenza specifica), fanno parte di questo concerto, di materia artistica universale, per il loro linguaggio di articolata plasticità pur se in minuscole dimensioni. Basta osservare la medaglia per il VII Centenario della morte di Federico II (1950) e quella per il 30° Congresso di Storia del Risorgimento Italiano (1951).
Medaglia per il 30° Congresso di storia del Risorgimento 1951
Medaglia per il VII Centenario della morte di Federico II
Monumenti, statue, ritratti, medaglie, in pietra, marmo, bronzo, terracotta, gesso, sono stati elaborati in una feconda, complessa e dinamica attività e lo scultore Antonio Berti (Firenze, marzo 1982) così scrive: “Cosmo Sorgi era un artista vero, uno scultore che lavorava anche con l'anima impreziosita di “mestiere” e di raffinata creatività..., sapeva anche volare con le ali della sua fantasia compositiva in realizzazioni di enorme validità...Ritrattista forte, incisivo, riusciva a cogliere il carattere intimo del soggetto e a trasporlo magicamente nella creta. Ogni espressione scultorea gli era nota e la sapeva tradurre magistralmente in opere degne di grande ammirazione: dal bassorilievo all'alto rilievo ed al tuttotondo, sempre animato da una fede interiore, che riusciva a far sentire nelle sue opere”. Come per la scultura anche per il disegno, associa il tratto della mano al tracciato della mente con lo stesso equilibrio. Gli schizzi, fatti a matita, ad inchiostro di china o semplicemente con la biro, sono idee, frammenti di riflessioni che prenderanno corpo nelle future opere plastiche. Sorgi è spinto ad operare con libertà uscendo da schemi convenzionali. I sentimenti e gli intenti della sua personalità li esprime con energia e gioia profonda in una serena accettazione dell'esistenza umana operando nella continuità della tradizione che viene dal passato ma per collegarla e proiettarla verso il futuro. Anche attraverso la grafica affronta temi religiosi, sentimentali ed estetici dove l'umana malinconia e un'atmosfera di raccolta solitudine, alcune volte, hanno il sopravvento. Molto interessanti i ritratti di famiglia per la delicatezza dell'atteggiamento. Disegna molto dal vero, indagando sugli aspetti più appariscenti o più modesti, arricchendo il tutto dalle suggestioni che gli vengono dalle aule di disegno e dai monumenti della città che egli osserva e studia attentamente. L'effetto naturalistico e tridimensionale è sempre presente e viene raggiunto sia con l'uso del carboncino sia con l'uso dell'inchiostro di china nero o seppia che a volte usa diluendolo. Uno dei suoi ultimi disegni (c'è anche il bozzetto incompiuto in plastilina del 1973) riguarda il “Corpo Mistico di Cristo”, progetto a lungo vagheggiato e costruito con numerose ricerche per le complesse difficoltà di cui era ben consapevole. Aveva previsto una costruzione alta 103 metri che doveva rappresentare un perfetto abbinamento tra architettura e scultura e una mirabile testimonianza della sua Fede espressa attraverso l'Arte. Sorgi, che ho conosciuto nel 1962 all'Accademia di Belle Arti di Palermo e al quale sono rimasto legato fino alla sua dipartita da questa terra, amava molto i giovani, si interessava di loro e li seguiva anche oltre i normali corsi di studio. Era sempre circondato da alunni e da colleghi che gli stavano molto vicino poiché aveva un profondo rispetto per tutti. Si faceva voler bene per il suo animo candido di fanciullo, per le sue doti di sincerità e coerenza morale, per l'insofferenza alle banalità e alla slealtà, per il suo amore per tutto ciò che era positivo e bello, per la sua grande modestia e perché nella scuola viveva ciò che insegnava e insegnava ciò di cui faceva esperienza nella vita. Riferendosi ai giovani scriveva:...”Essi, anche quelli più dotati, non debbono assolutamente distrarsi...dal dovere sacrosanto della scuola, dagli studi che in essa razionalmente si impartiscono, per formare quella solida base di cultura generale e artistica in particolare, senza la quale è impossibile percorrere il lento, graduale e faticoso cammino dell'Arte...” E ancora: “ Nego nel modo più assoluto che l'Arte, questa divina Arte, questa tormentosa e irraggiungibile Arte, possa essere improvvisazione o dilettantismo, vanitosa esibizione...” Nella festa per il suo pensionamento, in un'atmosfera di commozione, alla presenza di una moltitudine di ex alunni e colleghi, gli fu consegnata dal Direttore dell'Accademia, la medaglia assegnatagli dal Ministero della Pubblica Istruzione come benemerito dell'Arte, della Cultura e della Scuola, e una artistica medaglia offerta dallo scultore Giuseppe Di Caro a nome di tutti i colleghi.
Sarcofago del Duomo, penna biro su carta 1949-'51
Concludo con una nota del critico d'arte del Giornale Di Sicilia Giuseppe Servello “Non voleva che si parlasse di lui, gli bastavano le opere per dialogare con chi fosse in grado di intendere la sua visione religiosa della vita. Ed anche in questo era diverso dai molti che battono il tamburo per ricavare attenzione attorno a sé. Dimostrandosi sincero verso la scultura, l'ha così servita con l'intelligente umiltà degli spiriti onesti”. Mie note sullo Scultore Cosmo Sorgi sono apparse sui seguenti periodici: “il Corriere Delle Madonie”, febbraio 1979; “La Voce Di Caccamo”, aprile 1979; “Le Madonie”, 1 maggio 1980; “Voce Nostra”, 1 giugno 1980; “Il Corriere Delle Madonie”, maggio 1980; Il Corriere Delle Madonie”, marzo 1983. A Cefalù su “Radio Sud” e su “Radio Cammarata” nel 1979, ci sono state delle testimonianze a cura di: Monsignor Stefano Quagliana (amico ed estimatore di Sorgi), del Professore Carmelo Battaglia che gli ha anche dedicato una poesia, e del sottoscritto.
Febbraio 2013, Giuseppe Forte
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