Dopo gli anni del “marasma contabile”, gli anni del MARASMA IDRICO

Ritratto di Saro Di Paola

22 Aprile 2016, 08:21 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Lo scorso 16 aprile, il Sindaco Lapunzina sulla Sua pagina facebook ha scritto:
Sì informano I cittadini che a causa della ridotta produzione di acqua (6500 mc al giorno ) da parte del potabilizzatore, domani si verificheranno disservizi nell'erogazione idrica. Nelle prossime ore verranno concordate, con la Prefettura di Palermo, tutte le azioni da intraprendere. Non si esclude l'emissione di un provvedimento di urgenza al fine di scongiurare problematiche igienico sanitarie”.
Il provvedimento di urgenza, di cui il Sindaco non escludeva l’emissione, altro non sarebbe potuto, e non potrebbe, essere se non quello di immettere in rete, non la quantità di 6.500 mc al giorno di acqua potabilizzata, che, oramai da mesi, viene prodotta dall’impianto, ma una quantità maggiore di un’ acqua diversa.
L’acqua, che si potrebbe ottenere miscelando acqua greggia ed acqua potabilizzata in proporzione tale da ottenere una miscela con i parametri chimici sotto i limiti massimi fissati dalla Legge per l’acqua potabile, che, per definizione, è quella che può essere destinata al consumo umano.
Ciò, proprio, per scongiurare quelle
problematiche igienico sanitarie, che conseguirebbero all’immissione in rete di acqua non potabile.

Sarebbe stato, e sarebbe, un provvedimento d’urgenza assolutamente ineccepibile.
Nella forma e nella sostanza.
Un provvedimento, però, che il Sindaco, nella qualità di Autorità Sanitaria Locale, avrebbe potuto e potrebbe emettere se il Comune di Cefalù, dopo avere vissuto, con i Sindaci Vicari e Guercio, gli anni del “marasma contabile”, non vivesse, con il Sindaco Lapunzina, gli anni del marasma idrico.

Quegli anni, che, iniziati il 29 ottobre del 2013, quando la Sezione fallimentare del Tribunale di Palermo ha convertito in fallimento la procedura di amministrazione straordinaria di APS, si protraggono sino ad oggi.
Ciò, solo e soltanto, perché, dopo il fallimento di APS, il Comune di Cefalù, piuttosto che fare di tutto per riassumere in proprio la gestione del S.I.I., ha fatto di tutto per “scaricarla” su altri, con l’aggravante di avere relegato ad orpelli i patti e le condizioni, che lo legano a “Sorgenti Presidiana”, in forza del contratto di projet financing, mediante il quale il Comune medesimo si ebbe a dotare dell’impianto di potabilizzazione.

Quelli del marasma idrico sono stati, e sono, anni che, addirittura, impediscono l’adozione di quel provvedimento urgente, non escluso dal Sindaco Lapunzina, che potrebbe aumentare l’immissione in rete di acqua con requisiti di potabilità, in misura superiore ai 6.500 mc giornalieri prodotti dal potabilizzatore. Ciò perché, oggi come oggi, Cefalù non ha un gestore del SII abilitato alla miscelazione di acqua greggia e di acqua potabilizzata.
Al riguardo, assolutamente emblematica, è la corrispondenza che pubblico di seguito.

Quelli del marasma idrico sono stati, e sono, anni che, addirittura, potrebbero costringere il Sindaco ad immettere in rete acqua non potabile ed il Comune a pagare a “Sorgenti Presidiana” due milioni di mc di acqua potabile all’anno, cioè 940.000 euro annui, pari a 2.000.000 mc x 0,47 €/mc, senza che la stessa ne produca uno solo.

Quelli del marasma idrico sono stati, e sono, anni che potrebbero provocare al Comune danni economici, addirittura, ben maggiori di quelli provocati dagli anni del “marasma contabile”.

Povera Cefalù!
Poveri noi!

Saro Di Paola, 22 aprile 2016