28 Aprile 2016, 12:26 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
A Palermo, in vicolo Bernava, è tutto fermo.
L’accesso al cantiere degli automezzi è chiuso.
È così da oltre venti giorni.
Cioè da quando sono state ultimate le indagini piezometriche e le due paratie di pali,
tra le quali dovrebbe essere scavata la trincea, profonda 28 metri, all’interno della quale saranno realizzati i 60 metri di galleria artificiale, che mancano per completare una delle due canne del passante ferroviario di Palermo.
Sono passati quattro anni da quando, nel giugno del 2012, “l’ imprevisto idrogeologico” costituito da una “falda acquifera libera” ha bloccato l’avanzamento dello scavo, con metodo tradizionale, di quella galleria, procurando danni agli edifici prospicienti il vicolo Bernava.
Danni talmente gravi da avere indotto le Autorità competenti a farli evacuare.
Quattro anni che potrebbero diventare sette, se, già domani, dovessero iniziare i lavori di demolizione degli edifici, di esecuzione dello scavo a cielo aperto lungo 60 metri, largo 10 e profondo 28 metri e di realizzazione, all’interno di questo scavo dei 60 metri di galleria artificiale, che, ancora, mancano.
Lavori, per i quali i tecnici, nella apposita conferenza CIFI del 16 luglio 2015, hanno previsto la durata "da due a tre anni".
Esprimere il timore che imprevisti della stessa natura possano verificarsi nel corso degli scavi con metodo tradizionale delle gallerie sotto Spinito-Pacenzia è fare “allarmismo”, o peggio, “terrorismo”?
Secondo me, no!
Secondo me, è realismo.
Se dovessero esserci tecnici, esperti in materia, che abbiano gli elementi per escludere ogni imprevisto si facciano avanti.
Ce li forniscano.
Ci dissipino il timore.
Mettano a tacere allarmisti e terroristi.
Limitarsi a dire che, con i mezzi di cui la tecnica, oggi, dispone, è stato scavato il tunnel sotto La Manica o che sotto Parigi e Mosca sono stati scavati i tunnel per sei o sette linee metropolitane non serve a fornire quegli elementi.
Anzi, non serve affatto.
Neanche a “dispensare tranquillanti”.
Non serve, neanche, precisare che “se ci saranno danni agli immobili lo Stato pagherà”.
Non foss’altro perché, a precisarlo, si minimizzano le ripercussioni ambientali ed, addirittura, economiche, che gli impresti potrebbero provocare.
Alla Città tutta.
Non solo al quartiere Spinito-Pacenzia ed a quanti lo abitano.
Saro Di Paola, 28 aprile 2016
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