Chi difende i cittadini?

Ritratto di Angelo Sciortino

29 Maggio 2016, 23:02 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Nella tarda serata di oggi, 29 maggio, ho toccato con mano in quale stato di pericoloso abbandono della legalità si vive a Cefalù.

Intorno alle 20 una ragazza, che per tutto il pomeriggio mi aveva ripetuto Diritto Romano, una delle ultime materie prima della sua laurea in giurisprudenza, ritornava a casa, salendo le scale, che da piazza Bellipanni portano al piazzale della Stazione ferroviaria. Giunta alla fine della salita nei pressi dei cassonetti, veniva avvicinata da una donna, che a voce alta le intimava di darle dei soldi. Al suo rifiuto la donna, che teneva al guinzaglio un cane, inveiva contro di lei e la inseguiva, mentre il suo cane le ringhiava contro. La giovane si allontanava di corsa e spaventata, mentre il compagno chiedeva, sempre con lo stesso tono minaccioso, la stessa cosa a un'altra ragazza.

Allontanatasi e raggiunto un punto da cui non poteva essere vista, mi telefonava e mi chiedeva d'informare la Polizia, convinta della pericolosità di quei barboni, che a suo parere puzzavano di alcool.

Lo feci immediatamente, presentandomi con il mio nome. Mi fu risposto che avrebbero provveduto subito a far intervenire la “volante”.

Intervenire? Forse no, visto che mezz'ora dopo uno dei barboni entrò nel bar, dove intanto mi ero recato per mangiare qualcosa per la sera. Costui entrò da solo, mentre altri tre, un uomo e due donne insieme a due cani rimasero fuori. In un attimo sospettai che si trattasse degli stessi barboni, che avevano minacciato le due ragazze. Mi alzai di scatto e intimai a quello che era entrato di allontanarsi subito, o avrei chiamato la Polizia. Egli e una delle donne si allontanarono subito e si fermarono a distanza, per aspettare gli altri due loro compagni. L'uomo rimasto mi sfidò perché chiamassi la Polizia, minacciando che mi avrebbe accusato d'essere stato io a disturbarlo. Lo feci subito e indicai il bar dove ci trovavamo, che tra l'altro si trova ad appena cento metri dal Commissariato.

Ero pronto a questo punto ad attendere pazientemente l'arrivo delle Forze dell'Ordine, quando l'uomo minacciò di arrecare danni al bar e per dimostrare la sua volontà tentò di scardinare un posacenere posto al fianco della porta d'ingresso. A questo punto intervenne uno dei titolari del bar, la sorella e un cliente. Per parte mia e per evitare che la situazione precipitasse, chiamai per la terza volta la Polizia, dicendo pure che se non fossero intervenuti per evitare il peggio, avrei scritto per stigmatizzare un comportamento poco attento alla protezione dei cittadini.

Alla risposta che la “volante” era di fronte ai cancelli del Commissariato, mi recai subito verso tali cancelli e vi trovai un poliziotto insieme al barbone allontanatosi prima e la donna già dentro, oltre i cancelli. Al poliziotto, che spingeva l'uomo dentro, dissi che altri due, forse più pericolosi, erano ancora davanti al bar. Non continuai, perché dall'interno veniva un altro poliziotto, al quale mi decisi di rivolgermi, considerando l'altro impegnato a fermare il barbone ancora fuori. Non riuscii, però, a parlargli, perché il primo intervenne per dire che egli era già impegnato e che io avrei potuto scrivere, come avevo detto al telefono al suo collega. Aggiungeva che, se ritenevo grave la situazione, avrei potuto chiamare “l'Esercito o i Carabinieri”.

Non mi restò altro da fare, che allontanarmi e chiamare il Pronto Intervento dei Carabinieri, per segnalare che gli altri due e il loro cane si erano allontanati verso il Lungomare. Poi sono rimasto un poco al bar, temendo che le minacce potessero avere un seguito.

Tornato a casa e dopo aver riflettuto, ho pensato che fosse opportuno raccontare questo episodio. Intanto perché esso descrive lo stato di abbandono di questa città, visto che i quattro e i loro cani avevano trascorso l'intero pomeriggio nel piazzale della Stazione, sempre più terra di nessuno; poi perché è giusto che il responsabile del Commissariato sappia che accadono episodi del genere e provveda a che non si ripetano; infine perché i cittadini chiedano non soltanto alle Forze di Polizia, ma anche ai loro rappresentanti politici locali di dedicare un po' di attenzione alla loro sicurezza.