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13 Giugno 2016, 21:36 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |


Cercando nella memoria del mio PC, mi sono ritrovato sotto gli occhi la poesia che segue. Non ricordo quando l'ho scritta né chi è l'Abate, che me l'ha ispirata. Lo so, non sono versi meritevoli e li pubblico soltanto nella speranza che qualcuno possa aiutarmi a ricordare chi era l'Abate.
Rinchiuso nel convento, nella celletta ristretto,
il buon Abate nella sua testa i neuroni stretti
teneva, per pensare con arroganza
a esercitare l'incompetenza.
E per esser certo di non peccare di sapienza,
presso ossequiosi amici
cercava un plauso alla sua ignoranza,
che lo liberasse dalla coscienza
della sua incompetenza.
La sua mente era un pozzo inesauribile
da cui sgorgava un fiume di parole,
che riempiva l'ascoltator di bile
e timor gli dava per il futuro della prole.
Nessuno osava all'Abate opporsi
e anzi in tanti gli s'inchinavano al passaggio
quando in abito talare con coraggio
percorreva del paese il corso.
In questi momenti un lucente alone
la testa gli sovrastava
ed egli, vedendosi riflesso nei portoni,
credeva d'esser santo.
- Rubrica di Angelo Sciortino
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