Un altro po' di lingua siciliana

Ritratto di Angelo Sciortino

19 Febbraio 2017, 11:31 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Un altro po' di lingua siciliana.

Il raddoppiamento o la ripetizione di un avverbio (ora ora, rantu rantu ) o di un aggettivo (nudu nudu, sulu sulu) comporta di fatto due tipi di superlativo: ora ora è più forte di ora e significa (nel momento, nell’istante in cui si parla), nudu nudu è (tutto nudo, assolutamente nudo).

I casi di ripetizione di sostantivo (casi casi, strati strati ) e di verbo (cui veni veni, unni vaju vaju) sono speciali del Siciliano. Strati strati indica un’idea generale d’estensione nello spazio, un’idea di movimento in un luogo indeterminato, non precisato, tanto che non può questa espressione essere seguita da una specificazione, come strati strati di Palermo. L’idea di “estensione” viene espressa dalla ripetizione del sostantivo, così originando un caso particolare di complemento di luogo mediante il raddoppiamento di una parola. La ripetizione del verbo si ha con la pura e semplice forma del pronome relativo seguita dal verbo raddoppiato. Cui veni veni intende chiunque venga, tutti quelli che vengono: il raddoppiamento del verbo, quindi, rafforza un’idea nel senso che la estende dal meno al più, la ingrandisce al massimo grado, anzi indefinitamente.

Anche l'ausiliare ha subito cambiamenti, come del resto è avvenuto in altre lingue, il verbo ESSIRI ha perduto, in favore del verbo AVIRI, le funzioni di verbo ausiliare. Per cui diciamo (aju statu, aviti statu), eccetera.

La perifrastica passiva, che dà tanti problemi ai giovani liceali, è una ulteriore peculiarità della lingua siciliana, legata al Latino. È costituita dalla perifrastica passiva (da perifrasi: giro di parole, circonlocuzione ), che in Siciliano non è affatto perifrastica e che viene resa come in Latino, mutando però il verbo Essere in Avere. Infatti il Latino mihi est faciendum in Italiano si rende con la perifrasi io debbo fare, o altre consimili, mentre il Siciliano lo rende con aju a fari.

Da sottolineare inoltre il ripiegamento del (tempo) PASSATO PROSSIMO dei verbi in favore del passato remoto (ad esempio, chi dicisti? mi manciai na persica), e del modo CONDIZIONALE a vantaggio del congiuntivo, proprio come in latino, che non ha il modo condizionale (ad esempio, si lu putissi fari lu facissi, ci vulissi jiri).