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Sintesi dei contenuti della conferenza del prof. Massimo Cultraro,
“La Sicilia prima dei greci e i contatti con la più antica marineria micenea”
Cefalù, 7 aprile 2017
La più antica frequentazione delle coste siciliane da parte della marineria egeo-micenea a partire dal XVII sec. a.C. rimane uno dei temi che ancora oggi affascina e cattura l’attenzione di studiosi di diversa formazione. La ricostruzione archeologica, secondo la quale almeno mille anni prima del grande fenomeno coloniale greco sarebbero giunti in Sicilia mercanti ed esploratori provenienti dall’Egeo, pone numerose questioni sul ruolo svolto dall’isola nel sistema dei grandi scambi commerciali nel Mediterraneo dell’età del Bronzo.
Fin dalla scoperta del primo vaso di fabbrica micenea nella necropoli di Matrensa, presso Siracusa, nel 1878, a pochi anni di distanza dalle ben più celebri scoperte effettuate da Heinrich Schliemann a Micene, si sono succedute nuove ed interessanti acquisizioni che hanno modificato il quadro delle conoscenze sui più antichi navigatori egei nel Mediterraneo occidentale. Oggi disponiamo di una messe ampia ed articolata di informazioni per tracciare il sistema di relazioni a lunga distanza tra la Sicilia e altre regioni del Mediterraneo, a partire dai primi tentativi di creare basi di rifornimento nelle isole Eolie fino alla costituzione dell’abitato emporico di Thapsos, sulla costa tra Augusta e Siracusa, dove appare certa la presenza stanziale di mercanti di origine egea e cipriota fin dal 1400 a.C.
L’isola, per la sua particolare posizione geografica, ha da sempre costituito una tappa obbligata lungo la rotta di collegamento tra l’Egeo, la costa nordafricana e la penisola iberica. Lungo queste acque pericolose, che ancora nei poemi omerici erano descritte come infestate da pirati, si sono mossi i primi esploratori, controllati dalle aristocrazie dei palazzi dell’Argolide, alla ricerca di materie prime, come metalli e zolfo, ma anche di manodopera umana, spesso in stato servile.
Nuove indagini di laboratorio su alcuni vasi egeo-micenei dalla Sicilia aprono interessanti ed inattesi squarci di conoscenza su alcuni prodotti esotici giunti in Sicilia nel corso dell’età del Bronzo.
Massimo Cultraro è archeologo, primo ricercatore (senior researcher) presso l’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali (IBAM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Catania. Dopo aver conseguito la laurea in Lettere Classiche presso l’Università di Catania, si è specializzato in archeologia preistorica dell’Egeo presso la Scuola Archeologica Italia di Atene. Dottore di ricerca presso l’Università di Pisa, si è perfezionato in Preistoria Egea presso la Scuola di Atene, dove ha vissuto fino al 1999 collaborando ad attività di scavo e ricerche con istituzioni greche e internazionali. Professore a contratto presso le Università di Perugia e di Cagliari, dal 2003 insegna Archeologia e Civiltà Egee à Egee presso l’Università di Palermo e dal 2014 presso la Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università Statale di Milano.
È professore di prima fascia della medesima disciplina (Abilitazione Scientifica Nazionale 2014) e componente del collegio di dottorato in Territorio e Cultura presso l’Università di Tor Vergata a Roma.
Ha operato in numerose missioni di scavo in Grecia, nell’isola di Creta (Festòs e Haghia Triada) e a Lemnos, dove dal 1992 è responsabile scientifico delle esplorazioni nella collina settentrionale dell’abitato preistorico. Visiting Professor presso la Brown University di Providence, Rhode Island (USA), vi è tornato come Senior Researcher grazie ad una borsa CNR-NATO; è membro dell’American Archaeological Society.
I suoi campi di interesse riguardano la Grecia dell’età del Bronzo e la preistoria della Sicilia, con particolare attenzione alle dinamiche dei contatti transmarini e ad aspetti della produzione tecnologica, come l’artigianato su metallo.
All’interno delle attività del CNR si occupa di tecnologie digitali nel settore della comunicazione dei Beni Culturali, facendo parte della delegazione italiana presso l’Expo di Shanghai in Cina (giugno 2010). Nel 2007 gli è stata affidata la direzione scientifica del progetto ‘Il Museo Virtuale dell’Iraq’, un’iniziativa scientifica congiunta tra CNR e Ministero degli Esteri finalizzato alla restituzione al vasto pubblico del patrimonio archeologico dell’antica Mesopotamia dopo le devastazioni belliche del 2003. Il progetto, ora disponibile online (www.virtualmuseumiraq.cnr.it), è stato prescelto a rappresentare le eccellenze scientifiche italiane ai lavori del G8 degli Enti di Ricerca tenutosi a Venezia nel maggio 2009.
Ha coordinato progetti bilaterali nel campo del Patrimonio Culturale in Portogallo, Montenegro e Georgia. Dal 2010 è componente della commissione ministeriale L. 6/2000 del MIUR per la diffusione della cultura scientifica e tecnologica italiana.
Membro dell’Archaeological Society of America e della Società Archeologica di Atene, è componente del comitato scientifico delle riviste Sicilia Archeologica, Ipotesi di Preistoria, Rivista di Scienze Preistoriche e Mediterranean Archaeology &Archaeometry.
Autore di un oltre centinaio di lavori su riviste scientifiche nazionali e internazionali, ha scritto due saggi su argomenti legati alla preistoria egea e, di prossima uscita, è il volume su Troia e le sue guerre.
Nel 2012 è stato insignito del Premio Virgilio Lavore –Ninfa di Camarina, sotto il patrocinio del MibAC, per l’attività svolta in Iraq.
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