15 Dicembre 2018, 22:49 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Da qualche tempo vedo persone rassegnate. Mi spiace essere io, agnostico, a citare il Vangelo, sbandierato a ogni comizio da Salvini, ma non letto né da lui né dai tanti che si professano cattolici. Ed è proprio da una riflessione sul Vangelo di Giovanni che voglio partire. In fondo al mio intervento chi vuole può leggerne il testo, aprendo il pdf allegato.
Ci sono due tipi di persone rassegnate. Il primo tipo sono coloro che si sono convinti che tutto è sbagliato, tutto va male, loro soprattutto. E vivono ancorati nella passività, perché la storia familiare li ha bloccati in un passato disastroso e in un futuro senza speranza: ne risulta un presente di oscurità, in cui lo sforzo principale è quello di raccogliere le briciole che cadono magicamente dall'alto. Il cieco nato è la figura di questo genere di persone. Incastonate nello schema del ‘do ut des': se qualche disgrazia mi è capitata, certamente me la sono meritata io, o pago per causa degli sbagli di qualcuno a me molto vicino. Si sopravvive così nel pessimismo, nel vittimismo, che però porta parecchi vantaggi: meno responsabilità, meno rischi, meno cambiamenti...
Il secondo tipo, però, sembra essere più insidioso. Apparentemente sembrano persone attive e intelligenti, aperte e al passo con la storia. In realtà, la loro aggressività e la loro violenza si scarica nell'esercizio di un potere spesso subdolo e meschino. Comandano e incasellano la realtà dentro i propri schemi: ‘si è sempre fatto così', ‘i nostri padri ci hanno insegnato, e noi non possiamo cambiare'. É la dittatura dello ‘status quo', che implica la necessità di ostruire ogni passaggio di novità e di non credere alla fantasia dell'uomo e della storia. Rassegnati alla routine, alzano la roccaforte della ragione, nascondendo invidie e gelosie. Così sono i farisei, nel vangelo di Giovanni. Rassegnati alla propria visione di un Dio ‘che non ascolta i peccatori' (v. 31). Dio giudice, rancoroso e vendicativo, che rende l'uomo oggetto delle proprie ripicche, privandolo di ogni libertà e responsabilità personale. Questo sistema di rassegnazione, radicato in una falsa comprensione della religione e in una maschera di Dio, è il più pericoloso e triste. Questo tipo di persone generano il sistema affinché esistano, accomodate, anche le altre. E porteranno Gesù sulla croce.
Perché Gesù, luce del mondo, non tollera la tenebra della rassegnazione. Non sopporta la passività e l'ozio ripetitivo. Non gode della fredda razionalità dell'uomo religioso, che non ha fede.
Gesù è un lavoratore, impegnato a trasformare il giorno della propria attività messianica in luogo di mietitura copiosa e abbondante. Gesù cerca i frutti del Regno, instancabilmente e con creativa novità. Questo Messia fa discutere. Nel brano di oggi, Gesù appare in azione all'inizio e alla fine, all'alba e alla sera del giorno di lavoro. Nel mezzo, un lungo dibattito su di Lui, icona di certi talk show televisivi che vanno di moda nei nostri mezzi di comunicazione, ma che sono bacati fin dalla radice: si tratta, infatti, di un dialogo tra sordi, privo di una pur minima onestà intellettuale.
I farisei, rassegnati ai loro pregiudizi, deformano la realtà con ragionamenti arzigogolati e cedono all'insidia della rabbia e dell'accusa gratuita, quando vedono sfuggire loro di mano la situazione e la comprensione della realtà. Più sottilmente, vedono sfumare le fondamenta del loro potere, arroccato sulla falsità.
La rassegnazione degli uni e degli altri è comunque considerata gravissimo peccato.
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