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22 Giugno 2020, 07:56 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |


È recentissima la notizia che l'Austria ha detto: "No aiuti all'Italia, li sprecherebbe come ha fatto con il bonus vacanze". Ci sono rimasto male, ma come dargli torto?
In oltre cinquant'anni che seguo la politica trovo inconsueto che Confindustria assuma ruoli e alzi la voce al di là e al di fuori delle occasioni tradizionali. Ma l’intervento, e ancor prima le dichiarazioni di Carlo Bonomi (e del suo predecessore), in occasione della dieci giorni di Villa Pamphili hanno suscitato interesse, critiche e attenzioni insolite. E che si parli addirittura della prossima fondazione del “Partito dell’impresa” la dice lunga a proposito della grave crisi economica che ha investito il Paese. Un nuovo partito con le caratteristiche “politiche” di un Bonomi di lotta e di governo. In realtà, quel partito c’è già e parla. Parla soprattutto al Governo – meglio, contro – e nel pretesto bonomiano di una doverosa, ma burocraticamente prorogata restituzione, si colgono le critiche all’immobilismo di una maggioranza, condizionata dai freni ideologici anti-industria del Movimento 5 Stelle e dallo stesso Giuseppe Conte, tanto maestro nell’eloquio da avvocato di provincia quanto esperto nell’arte del rinvio, in special modo in riferimento a quello che non pochi definiscono l’asse portante del Paese: l’impresa, l’industria, così come gli investimenti e il lavoro.
Non a caso, qualche tempo fa, sempre da quel mondo, proveniva l’avvertimento che il lavoro non si crea né per decreto né per statuto. Il lavoro lo crea il mercato, e in un mondo “piatto” come ci mostra la diffusione pandemica del virus, il mercato, ovvero l’economia, è fatto di competizione globale. Il punto è che in Italia gli ostacoli a questa competizione sono da tempo ravvisabili in una burocrazia medioevale e asfissiante, peggiorata da una pressione fiscale rispetto alla quale hanno un suono stucchevole le immancabili promesse governative di riforme e di equità.
Nel contesto della nostra economia, industria grande e piccola, lavoro, creatività e made in Italy hanno fatto grande questo Paese in un’Europa indispensabile, nella quale primeggiamo con le nostre eccellenze in settori importanti, ma la crisi del Covid-19 con ritardi e con insufficienti rimedi, rischia di annullare tali primati, mentre gli altri Paesi hanno imposto interventi tempestivi e decisivi.
Più che i leader mancano, soprattutto in questo Governo, le idee su un futuro da dare al Paese, come suggerisce quotidianamente l’Europa, manca la consapevolezza di un orizzonte di ampio respiro rispetto a parole, promesse, rinvii supportati da sussidi a pioggia, che declassano la politica in un assistenzialismo alla Lauro, favorevole forse a qualche consenso elettorale, ma negatore e ostacolo di qualsiasi slancio, di qualsiasi opzione modernizzante, di qualsiasi tentativo di uscire dalla palude.
L’esigenza più avvertita è quella di un cambio di passo, ma c’è la ferma opposizione sia di un Partito Democratico abbarbicato al potere, sia (e soprattutto) di quel M5S che sbandierava cambiamenti e rivoluzioni radicali, ma che è finito, ben presto, nelle pratiche lottizzatorie in nome e per conto di un giustizialismo populista e reazionario, col controcanto del solito fascio-comunista “Dibba”.
Come dare torto all'Austria?
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