30 Marzo 2022, 10:39 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
La cartografia, cioè la rappresentazione in piano di un terreno o di una porzione di territorio, è il primo strumento di cui si avvale il progetto di una qualsiasi opera.
Dalla più elementare, in un terreno confinato nella singola particella catastale, alla più complessa, in ambiti territoriali più ampi: comunali, intercomunali, provinciali, interprovinciali, regionali, interregionali e così via.
Oltre alle planimetrie tradizionali quali sono la catastale, quella a curve di livello e quella geologica, la tecnologia dei tempi moderni ha messo a disposizione del progetto, anche, le planimetrie e le foto satellitari.
Nel caso del progetto della fermata sotterranea di Cefalù, prevista nell'ambito del raddoppio ferroviario Ogliastrillo-Castelbuono, la foto satellitare della porzione di territorio sotto la quale si vorrebbe realizzarla è stata, certamente, la prima carta che venne presa in considerazione per studiarne la fattibilità.
Fattibilità che, nel caso in ispecie, è subordinata, in primis, alla possibilità di localizzare, planimetricamente, la galleria di accesso alla fermata e quella di sfollamento dalla fermata medesima.
Due opere, senza le quali la fermata non può esistere.
Due opere, che, ovviamente, necessitano dei relativi imbocchi.
I luoghi nei quali possono essere realizzati i due imbocchi devono avere due peculiarità geografiche ben precise:
- devono essere, per ovvie ragioni, in prossimità delle gallerie dei due binari, devono essere accessibili carrabilmente e collegati, o collegabili, alla rete viaria esistente;
- devono essere liberi da costruzioni che li sovrastino, per evitare che lo scavo delle gallerie alle quali introducono procuri cedimenti che danneggino la struttura degli edifici medesimi.
Pietragrossa, Pacenzia e Spinito, che, in superficie sovrastano la fermata, per essere state, nei decenni passati, zone di espansione edilizia, non hanno molti luoghi con tali peculiarità.
La foto satellitare che segue
fa individuare soltanto i due che ho delimitato in verde: uno per l'imbocco della galleria di accesso, che ho indicato col numero uno e l'altro per l'imbocco della galleria di sfollamento che ho indicato col numero due.
Due luoghi che, non per niente, sono quelli nei quali il progetto definitivo, depositato al Comune nel 2003, li ha ubicati.
Però, il progetto, oltre che delle anzidette peculiarità geografiche desumibili dalla vista satellitare, deve tenere conto delle peculiarità geologiche dei terreni attraversati dalle due gallerie di servizio.
Peculiarità, tali ultime, che non possono essere desunte, soltanto, dalla carta geologica ma che devono essere individuate con appositi sondaggi.
Poiché, nei terreni, che ho delimitato in verde nella foto satellitare, non v’è traccia dell’esecuzione di sondaggi si può affermare, senza tema di smentite, che il progetto delle due gallerie che li dovrebbero sottopassare è stato approntato senza la conoscenza diretta delle peculiarità geologiche del loro sottosuolo.
Invero, per la galleria di sfollamento allo Spinito non sarebbero, neanche, serviti i sondaggi.
Sarebbe bastato un accesso al luogo per accertare la presenza del tubo del diametro di 2 m, nel quale scorrono le acque del torrente Spinito e, conseguentemente, per scartare la localizzazione del suo imbocco, fatta sulla carta geografica, sin da subito, cioè, "appena" venti anni prima di presentare il ricorso al TAR per “accelerarne” l’avvio dei lavori.
Scartata la localizzazione allo Spinito della galleria di sfollamento e del suo imbocco, si è dovuto trovare la soluzione alternativa e, perciò, ricominciare dalla carta geografica.
Trovarla non è stato difficile.
La vista satellitare
mostra che, un paio di centinaia di metri ad ovest della prima localizzazione, la vallata del Pietrapollastra, col versante occidentale tra il passaggio a livello e la strada Gallizza e con quello orientale sotto la via dei Mulini, è libera da costruzioni.
Perciò, sulla carta geografica l’imbocco della galleria di sfollamento si può ipotizzare là.
Per il progetto, però, la carta geografica non basta.
Dopo l’imbocco, infatti, deve essere realizzata la galleria, in direzione Cefalù e là, con l’acqua che scorre, sotto le case e sotto le strade non si può.
Per la stessa ragione, la carta geografica non basterà, neanche, per la galleria di accesso alla fermata.
La geografia è con la fermata sotterranea, ma la geologia non lo è.
Saro Di Paola, 30 marzo 2022
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Commenti
Mauro Gagliano -
fermata
Saro Di Paola -
"a che ora del 30 giugno 2022?"
Il dubbio che alcuni esponenti delle parti in causa "sanno benissimo che la stazione sotterranea non si farà mai" l'ho sempre avuto.
Negli ultimi tempi è stato alimentato da mezze frasi che ho avuto modo di ascoltare da un responsabile di altissimo livello di una delle parti in causa e da qualche tecnico di altra parte.
"Purtroppo Cefalù ha preteso la fermata sotterranea" è una mezza frase che, secondo me, lo alimenta.
Oppure un'altra, profferita dopo che alla ripresa dei lavori, il 19 aprile 2019, nella cerimonia che si svolse davanti alla finestra di Sant'Ambrogio, venne detto che entro la fine di giugno del 2023, il raddoppio sarebbe entrato in funzione ed un treno ogni 20 minuti avrebbe collegato il Falcone-Borsellino a Cefalù.
Un altissimo responsabile di RFI ebbe a dirmi che avrebbe voluto chiedere "a che ora del 30 giugno 2022?"