8 Giugno 2024, 08:43 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Dopo aver preso visione del progetto definitivo della fermata sotterranea di Cefalù, il 15 luglio del 2003, intervenendo da Consigliere comunale nella Sala delle Capriate, dissi che i progettisti, pur di assecondare la richiesta di una fermata nel "centro" di Cefalù, reiteratamente, con sette ipotesi di tracciato, avanzata dal Comitato cittadino "Cefalù Quale Ferrovia", avevano fatto di necessità virtù ed erano riusciti nell'impresa di fare "entrare l'asino per la coda".
Sulla carta però.
Perché, nella realtà, quell'impresa, non era, non è riuscita e non riuscirà ad alcuno.
Mai.
E nel caso della fermata sotterranea, la realtà non sarebbe potuta essere più impietosa di quella che è stata, dopo poco meno di ventidue anni: il 16 maggio del 2024.
Quando, iniziati i lavori della galleria di accesso alla fermata, la prima delle opere indispensabili per la sua esistenza, l'operatore dell'escavatore, che aveva cominciato ad abbassare la quota del terreno davanti al muro a monte della sottostazione elettrica, nel quale il "progetto esecutivo" del raddoppio ferroviario prevede l'imbocco alla galleria medesima, dopo qualche ora di lavoro, è stato costretto a fermarsi, perché pochissimi colpi di benna erano bastati a fare affiorare acqua nello scavo.
Di fatto, il primo nodo era, ed è, venuto al pettine.
Non un nodo di poco conto, ma un nodo inestricabile al punto che renderà impossibile la realizzazione della galleria di accesso, senza la quale sarà, altrettanto, impossibile che Cefalù abbia quella fermata sotterranea che, facendo entrare l’asino per la coda, era stata disegnata sulla carta.
Ciò perché, a prescindere dalle ragioni di altra natura che attengono all’equilibrio idrogeologico del sottosuolo in una zona intensamente edificata, l'escavatore avrebbe dovuto abbassare la quota del terreno sino a spingerla a quella d'imposta dell'arco rovescio continuo, che funge da fondazione alla struttura della galleria.
Una quota, che, stando alle misure riportate nella sezione del "progetto esecutivo" della galleria di accesso ed alla quota indicata per il suo camminamento pedonale, sarebbe dovuta essere, all'incirca, 3,00 metri al di sotto di quella della banchina dell'attuale stazione e, per ciò, all'incirca, 5,00 metri al di sotto del pelo libero dell'acqua emersa, che, nella stessa sezione ho, approssimativamente, segnato con la linea celeste.
Con un battente d'acqua, all'imbocco della galleria, di tale entità e che, per la dislocazione altimetrica del terreno a monte e per l’acqua che sgorga, spontaneamente, in più punti dislocati a quote più alte rispetto alla sommità dello stesso imbocco, aumenterebbe con l'avanzamento dei lavori in galleria nonché per le caratteristiche geologiche dello stesso terreno, non v'è tecnica d'ingegneria che potrà consentire di realizzarla nel luogo nel quale è prevista.
Neanche facendo ricorso ad una delle più sofisticate: da quella di scavarla e realizzarla in ambiente congelato, a quella di realizzarla, artificialmente, all'interno di pozzi delimitati da paratie o a quell'altra di scavarla e realizzarla in atmosfera iperbarica.
Tra tutte le vicende che, sinora, hanno fatto la storia della fermata di Cefalù, la più difficile da accettare è proprio quella di tale nodo, che è venuto al pettine, soltanto, dopo oltre 22 anni dall'elaborazione del primo progetto definitivo di quella sotterranea.
Quel progetto non si sarebbe dovuto, neanche, elaborare, perché l'acqua trovata con l'escavatore, al piede del muro dell' imbocco, c'è sempre stata.
E si vedeva pure, www.qualecefalu.it/node/24513 .
Quel progetto, in un Paese normale, non sarebbe stato elaborato.
Perchè in un Paese normale, prima di mettere un progetto su carta si studia il luogo del progetto.
E, invece, il luogo del progetto della fermata sotterranea, non è stato, neanche, guardato dal vivo, in quelle che erano, e sono, le componenti della sua realtà fisica.
Se è vero, com'è vero, che non ci si è accorti dell'acqua di Pietragrossa sotto il muro dell'imbocco della galleria di accesso, nella stessa misura nella quale non ci si era accorti dell'altra acqua.
Quella del torrente Spinito, che scorreva, e scorre, all'interno del tubo ARMCO del diametro di 2,00 metri, che l'imbocco della galleria di sfollamento numero 2 avrebbe tappato, senza possibilità alcuna che venisse deviato. In corso d'opera e post operam.
Come ben sappiamo, però, nel settore delle opere pubbliche, l'Italia Paese normale non è.
Purtroppo.
Ovviamente, anche di quest'ultimo scritto mi assumo pubblicamente, davanti alla Cittadinanza, tutte le responsabilità tecniche e morali.
Saro Di Paola, 8 giugno 2024
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