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8 Maggio 2025, 20:35 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |


A conclusione della prima parte della risposta alla domanda di Pino Simplicio “COSA PENSO DEL RAFFOPPIO E DELLA FERMATA SOTTERRANEA”, www.qualecefalu.it/node/25081, ho detto che, affinché nei prossimi quattro anni, cioè entro la fine del 2029, il raddoppio sia ultimato, oltre al completamento e all’attrezzaggio della linea, dovrebbero essere ultimate le opere indispensabili per l’esistenza e l’esercizio in sicurezza della fermata sotterranea.
Opere di cui nessuno parla e che vado a descrivere perché in pochissimi conoscono.
La prima di tali opere è la galleria di accesso al piano, cosiddetto mezzanino, perché da esso si dipartiranno le quattro scale mobili, due per binario, a sei rampe, mediante le quali si accederà alle banchine della fermata.
Quella di accesso sarà una galleria della lunghezza complessiva di 130 metri circa,
che avrà il suo imbocco in quello che era il muro di fondo, a pianta trapezia, della sottostazione elettrica.
Tale muro delimiterà, lato monte, la piazza della nuova fermata, che, lato valle, si estenderà sino agli edifici dell’attuale stazione, nei quali sono, e resteranno, dislocati il bar, la sala d’attesa ed i servizi igienici, e dall’estremità, lato via Gramsci, della Piazza Aldo Moro.
La galleria di accesso al piano mezzanino correrà alla quota di 24,70 m slm, cioè qualche decimetro più sopra la quota della banchina del primo binario dell'attuale stazione.
Dall’interno di tale galleria e dopo la sua ultimazione, dovranno essere realizzate, le quattro gallerie per le scale mobili, due per binario, che, dalla quota 24,70 slm del calpestio del piano mezzanino, scenderanno alla quota 12.55 slm delle banchine della fermata sotterranea.
La seconda delle opere previste per la fermata sotterranea è la scala di sicurezza, che, nel caso si verifichi una emergenza, consentirà di mettersi in salvo ai viaggiatori che dovessero trovarsi nel piano mezzanino.
Sarà una scala a 16 rampe, quelle di un edificio di 8 piani, da realizzare in un pozzo, che collegherà la quota 24,70 slm del piano mezzanino alla quota di sbarco all’esterno che è quella di 54,05 slm, che la via Cirincione ha in corrispondenza dello slargo, che vediamo nelle foto, attualmente adibito a parcheggio,.
La terza delle opere è un’altra scala di sicurezza che, in caso di emergenza dovrebbe consentire la fuga ai viaggiatori che dovessero trovarsi nella banchine della fermata.
Dovrebbe essere una scala a 23 rampe, quelle di un edificio di 12 piani e mezzo, che si svilupperà all’interno di un pozzo profondo 45 metri circa, cosiddetto Misuraca, per il nome del proprietario del terreno in contrada Pacenzia nel quale il “progetto esecutivo” l’ha localizzato.
Nel pozzo, oltre alle 23 rampe, che dovrebbero consentire di salire dalla quota 12,55 delle banchine alla quota 56,25 del piano di campagna dovrebbe essere allocata la canna per la ventilazione forzata delle gallerie della fermata.
Ho usato il condizionale, perché ricordo perfettamente le risposte, testuali, che, nell’incontro pubblico svoltosi il 28 gennaio del 2016 nella sala delle capriate, due Tecnici presenti diedero all’amministratore dell’edificio condominiale più vicino al pozzo, che aveva manifestato le preoccupazioni dei condomini per la realizzazione del pozzo medesimo e delle altre opere previste per la fermata sotterranea, www.qualecefalu.it/node/24759.
L’ing. Cometti della Toto, ebbe a dire che “sul pozzo Misuraca erano in corso approfondimenti progettuali con ITALFERR”.
Il Geologo Prof. Vincenzo Liguori, allora esperto nominato dal Sindaco Lapunzina a tutela degli interessi del Comune, aggiunse che "nella zona del pozzo e di tutta la fermata sotterranea, d'accordo con l'impresa, con RFI e con ITALFERR faremo, prima dell'inizio dei lavori, la verifica delle successioni stratigrafiche e dei livelli piezometrici, perché è fondamentale e di particolare importanza ".
Il condizionale è d’obbligo perché, dopo oltre nove anni, nulla sappiamo degli approfondimenti progettuali e, neanche, delle verifiche di cui i due tecnici ebbero a dire.
La quarta delle opere previste per la fermata sotterranea è il cunicolo di drenaggio, cosiddetto “Rio Pisciotto”.
Sarà un microtunnel, del diametro esterno di 2,50 metri e lungo circa 700 metri, che sarà realizzato con una micro talpa, simile a quella della foto,www.qualecefalu.it/node/25062 .
La microtalpa dovrà essere assemblata alla foce del torrente Pisciotto,
a monte del lungomare, in corrispondenza del Maljk, dove sarà realizzato un pozzo, cosiddetto di lancio, nel quale sarà calata la testa fresante, che, dal lungomare, avanzerà sotto terra sino ad innestarsi con la canna lato mare della galleria Cefalù, in un punto tra l’estremità lato Palermo della banchina della fermata ed il torrente omonimo.
Il punto di innesto sarà il più basso delle due canne di tutta la galleria Cefalù.
Tali canne, infatti, avranno un profilo altimetrico a cunetta, perché dalla quota 30.00 slm del loro imbocco ad Ogliastrillo scenderanno alla quota di 12,55 della fermata per risalire, da questa stessa quota, alla quota 45,00 slm del loro sbocco a Mazzatore.
Perciò in quel punto le acque di drenaggio confluiranno, per caduta, e, attraverso il microtunnel, sfoceranno, sempre per caduta, in una vasca di decantazione prevista a ridosso del lungomare nello stesso punto nel quale verrà assemblata la microtalpa.
La quinta delle opere previste per la fermata sotterranea è la galleria di sfollamento, che servirà, nei malaugurati casi di emergenza, per consentire la fuga a quanti dovessero trovarsi all'interno della fermata e per permettere ai mezzi di soccorso, autobotti dei vigili del fuoco, ambulanze e altro, di raggiungere qualsiasi punto delle banchine dei due binari.
Sarà una galleria carrabile del diametro utile di 7.20 metri, che, in corrispondenza delle banchine e per tutta la loro lunghezza di 400 metri, correrà alla loro stessa quota di 12,55 m slm, che è la quota della Via Roma in corrispondenza della Piazza Bellipanni dell'EGV CENTER.
La galleria sarà parallela alle canne dei due binari ed equidistante dalle stesse e dovrà essere allungata oltre una delle estremità delle banchine con una rampa in salita che la collegherà alla quota del suo imbocco-sbocco in superficie.
Per tale rampa, nel progetto definitivo sottoposto al voto del Consiglio comunale nel 2002, ITALFERR, che è la partecipata di RFI che si occupa della progettazione e della direzione dei lavori, aveva proposto una soluzione che, dalla quota delle banchine, iniziava a salire dalla loro estremità lato est per sboccare a Pietragrossa, sotto la via Cirincione, in corrispondenza dello slargo nel quale si svolge il mercato del contadino.
La soluzione del 2002, per lunghezza, sarebbe stata la migliore possibile.
In caso di emergenza, infatti, i viaggiatori, per fuggire dalle banchine, avrebbero dovuto percorrere la più breve delle rampe in salita ipotizzabili.
Purtroppo, però, la rampa non era carrabile perché il suo sbocco all'aria aperta era previsto all’interno di un pozzo profondo 10 metri, dal quale, per raggiungere la campagna circostante e mettersi al sicuro, i viaggiatori sarebbero dovuti salire su una piattaforma, che li avrebbe sollevati tra gli ulivi della campagna.
La stessa piattaforma che i soccorritori avrebbero dovuto usare per scendere nel pozzo con i loro mezzi, peraltro, senza una strada che consentisse loro di raggiungere la sommità del pozzo.
Nel 2002 ero Consigliere comunale e fui io, in aula, a fare rilevare il fatto che la rampa non era carrabile, aggiungendo che, così come era stata progettata, più che una via di fuga, sarebbe stata un’autentica trappola per i viaggiatori.
Dopo il mio intervento, i colleghi mi chiesero di elaborare un documento per chiedere ad ITALFERR di rendere carrabile la rampa.
Elaborai il documento ed il Consiglio lo votò all’unanimità.
Però, in quel luogo, era fisicamente impossibile rendere la rampa carrabile.
Ciò, non perché, frattanto, era stata autorizzata la costruzione di un edificio, come venne detto e come ancora oggi qualcuno dice, per scaricare la responsabilità di tale impossibilità alla seconda amministrazione Vicari, ma perché l’allungamento della rampa oltre il pozzo avrebbe tagliato in due la Via Cirincione, come poi, carte alla mano, dimostrai, www.qualecefalu.it/node/24525 .
Nella planimetria che segue
ho segnato in celeste il pozzo, in verde l’edificio che era stato autorizzato e in rosso il tracciato che la rampa avrebbe dovuto avere per essere resa carrabile.
Fu tale impossibilità a costringere ITALFERR a trovare un altro luogo, nel quale ubicare l’imbocco e la rampa di accesso alla galleria di sfollamento.
ITALFERR lo trovò allo Spinito, a monte del curvone della Piazzetta di San Pio,
La nuova soluzione venne all’esame del Consiglio, il 26 luglio del 2005. Il Consiglio comunale, me compreso, approvò la soluzione, che, come aveva chiesto il Consiglio nel 2002, prevedeva la carrabilità della rampa.
Una rampa, di poco più lunga rispetto a quella con imbocco sotto la via Cirincione e una galleria di sfollamento con una lunghezza complessiva compatibile con la funzione di sicurezza cui avrebbe dovuto, e dovrebbe, assolvere.
Solo a gennaio del 2016, quando tale soluzione venne illustrata pubblicamente e dettagliatamente nella sala delle capriate, si ebbe contezza del fatto che la rampa di accesso sottopassava a profondità modesta la stecca, lato Palermo, degli edifici del complesso ARGI.
I residenti e i proprietari di unità immobiliari negli edifici di quel complesso cominciarono a preoccuparsi ed a protestare.
L’allora Sindaco Lapunzina per dare risposte alle loro preoccupazioni conferì incarico al geologo Prof. Cafiso, che, nella sua relazione del giugno del 2016, prefigurò scenari di rischio per la stabilità degli edifici del complesso Argi e suggerì di allocare l’imbocco e la rampa di accesso in una zona non intensamente edificata come era quella dello Spinito.
Già a gennaio del 2016, allo Spinito l’imbocco della galleria di sfollamento era già tracciato e picchettato sul terreno
perché il cronoprogramma del progetto esecutivo aveva fissato al 15 marzo del 2016 l’inizio dei lavori, ed RFI chiedeva con insistenza che il Sindaco emettesse l’ordinanza di occupazione del suolo pubblico e quella di regolamentazione del traffico lungo le strade dello Spinito che sarebbero state interessate dal passaggio dei mezzi pesanti.
Il Sindaco non emise quelle ordinanze.
La ragione vera, però, non furono gli scenari di rischio ipotizzati dal Prof. Cafiso per gli edifici Argi.
La ragione vera fu che l’imbocco e la rampa di accesso avrebbero fatto da tappo al tubo ARMCO del diametro di 2,00 metri nel quale scorrono le acque del torrente Spinito.
Nessuno l’ha mai ammesso.
A mio giudizio, perché a dimostrarlo, carte alla mano, ero stato io, che, prima dell’incarico a Cafiso, da semplice cittadino, ero andato a studiare le carte del progetto che, frattanto, erano state messe a disposizione di tutti, nel palazzo di città.
E, già il 19 febbraio del 2016, ne avevo scritto su QualeCefalù, www.qualecefalu.it/node/24528.
(continuerà nella TERZA PARTE)
Saro Di Paola, 8 maggio 2025
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