Verrà il tempo.

Ritratto di Pino Lo Presti

27 Luglio 2012, 17:40 - Pino Lo Presti   [suoi interventi e commenti]

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Verrà il tempo in cui tutti gli strumenti di emissione e riproduzione sonora saranno considerati strumenti ad alta pericolosità di inquinamento, sonora ovviamente, al pari di altre fonti di inquinamento ambientale.

La salute è fatta anche di benessere psicologico, oltre che fisico, anzi non vedo come le due cose possano essere viste separate.

Il silenzio è uno specchio in cui si corre il rischio di veder riflesse - o meglio “di ascoltare” - le voci più profonde, nascoste o dimenticate della nostra coscienza ma anche di quella degli altri.
Si comprende come, in un’epoca che incentiva “alla grande” il consumismo di “vie brevi” alla felicità, esso sia diventato “un vuoto” da evitare, un fattore di angoscia paragonabile a quello prodotto dalla “astinenza” da droga per i tossico-dipendenti!

Ovviamente ciascuno, a casa propria, può fare quello che vuole: appunto, quindi sarà pure libero ciascuno, a casa propria, di riposare la mente o ascoltare altre voci e suoni, e non quelle del vicino o della promozione commerciale di turno che viene dalla strada.

Non è una “droga” quella di chi, da quando si alza al mattino, sino alla sera quando va a dormire, per riempire il vuoto della propria solitudine (evidentemente abitata da voci non serene) sta con la radio, con la televisione o altra fonte sonora sempre accesa?
Non è una droga quella di chi, temendo di scivolare in un dialogo più profondo (potenzialmente inquietante) con il proprio partner o con gli amici convenuti, si premura di tenere occupato lo spazio sonoro con “rumori artificiali” stimolanti?

Chi si vuole “drogare” lo faccia pure purchè dalla sua pratica non derivi danno alcuno agli altri.

Lo spazio pubblico è sacro; esso costituisce una “fascia di rispetto” posta tra gli spazi privati con lo scopo di mediare tra loro e non farli confliggere, una garanzia della libertà individuale dalle interferenze e dai condizionamenti provenienti da altre libertà individuali.

La “spazzatura” che ciascuno produce a casa propria non la si può buttare dalla finestra a qualunque ora del giorno e della notte nella finestra del vicino, sul balcone di sotto o nella pubblica strada: perchè i rumori sì?

Gli strumenti di produzione elettronica del suono dovrebbero essere venduti senza amplificazione. Oggi esistono le cuffie; ciascuno ascolti quello che vuole ma che lo ascoltino solo le sue orecchie.
Occorrerebbe una licenza per l’amplificazione, cioè la emissione del suono nello spazio aperto (fosse anche quello della propria abitazione quando non debitamente insonorizzata); da autorizzare solo in situazioni di interesse pubblico, proprio perchè l’amplificazione rende “il fatto” pubblico e non più solo privato!

Verrà il tempo in cui anche tra i nostri amministratori che si occupano di “turismo” sarà chiara la differenza tra ”ri-creazione” e “divertimento”.

La prima è una riacquisita consapevolezza della propria esatta posizione e ruolo nella dimensione polifonica dello spazio della vita intorno, da cui si esce rigenerati nel corpo, nella mente e nello spirito, pronti per tornare alla vita di ogni giorno con una consapevolezza e una prospettiva più ampie; il secondo è solo “sfogo” di tensioni represse non altrimenti incanalabili se non in forme “aggressive” di recupero del senso del Sè, da cui si esce “spompati” sì di energie (specie economiche) ma “divertiti”, proprio come dopo essere stati con una prostituta, che pagando però permetta di “poter (essere) fare” finalmente quello che si vuole, in deroga ad ogni norma di buona educazione.

Non assomiglia al ruolo di “maitresse” d’altra parte quello che i nostri amministratori e “operatori” svolgono quando consentono, per aumentare l’  “appeal della location” - e quindi far “alzare il Pil locale”, agli ospiti paganti di gridare, cantare, ridere a squarciagola per le vie pubbliche, nella notte, o comportamenti “liberatori” di ogni genere quali  i giochi pirotecnici (oggi sempre più diffusi) all’una, alle due o alle tre di notte?

Non assomiglia al ruolo di “maitresse” quello dei nostri  operatori quando - per “fare “divertire” ancor di più” i “turisti” che consumano ai tavoli all’esterno dei loro locali - collocano altoparlanti direttamente sulle pubbliche vie e piazze, o quello dei nostri amministratori quando, ad ogni piè sospinto, vi organizzano intrattenimenti  estremamente rumorosi; entrambi (operatori e amministratori) indifferenti alla sensibilità, al diritto al riposo e alla stessa dignità, dei residenti ma anche degli stessi ospiti che vi soggiornano?

Tranne che per casi eccezionali, di valore sociale e culturale, non dovrebbe essere consentita la facile occupazione dello "spazio sonoro pubblico"; chi "si vuole divertire" stordendosi di ruomori lo può ben fare nel chiuso di appositi locali!

Si dice che Cefalù è un paese turistico ma prima di tutto è un paese (ancora per poco) abitato da gente che vi risiede.
Il diritto all’Abitare dovrebbe essere prevalente e ogni attività produttiva di economia dovrebbe essere lecita fin tanto che non leda quel prioritario diritto.
Il diritto ad Abitare implica il rispetto di alcune condizioni o qualità, senza le quali non è più “Abitare”, tra queste vi è il diritto, sancito persino dalla Costituzione italiana, alla “quiete”!

Quando, a Cefalù, si parla di “qualità della vita” a quale vita ci si riferisce: a quella dei clienti dei lupanari o a quella di chi cerca un’isola di civiltà e di rispetto, finalmente, per l’Uomo?
Per chi ama "divertirsi", e non "ri-crearsi", ci sono "villaggi" (o meglio "manicomi) a loro dedicati, ma non si può ridurre una città che dovrebbe essere una gemma di civiltà umanistica, ad un "villaggio di divertimento" per gente portata qui "a pacchetti" dai tour operator di turno!
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A tutto questo, la notte, va aggiunto il ronzìo dei condizionatori, quello di taluni compressori per frigo industriali, quello dei motorini, quello delle auto con stereo a tutto volume che fanno il giro del centro storico nel dopo-discoteca, quello sui “cuticchi” delle rotelline delle valigie dei numerosi ospiti che a gruppi, a qualunque ora della notte, si alternano nelle numerose case vacanza e, dulcis in fundo, quello della raccolta dei “vetri” all’alba (ma c'è anche dell'altro)!