Cefalutani illustri del passato

Ritratto di Angelo Sciortino

28 Luglio 2012, 17:54 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Sono stati tantissimi i Cefalutani illustri, che dovrebbero renderci orgogliosi della nostra storia. Di essi, perciò, non dobbiamo dimenticarci. E' questa la ragione, che mi spinge a elencarne i più importanti e a ricordarne brevemente le opere meritorie, in attesa che altri, più bravi di me, li ricordino meglio e più diffusamente, con quella dovizia di particolari, che essi meritano.

 

Vanni Vuccaranni, ribattezzato, dopo il suo esilio in Toscana, Giovanni Boccaccio, fu uno di questi. Amava raccontare novelle, che proprio in Toscana furono raccolte in un libro, che ancora oggi si legge con grande piacere. Lo stesso piacere con cui lo ascoltarono i suoi contemporanei cefalutani, quando raccontava le sue novelle seduto nella piazza antistante la Cattedrale. Anche se allora nessuno se ne accorgeva, la lettura delle sue novelle, talora piccanti, educò gli ascoltatori alla fantasia e al pettegolezzo. Caratteristiche che sono state tramandate per generazioni, tant'è che a quasi sette secoli di distanza perdura quest'abitudine al fantasioso pettegolezzo.

 

Berto Aunnistà, ribattezzato in Germania, dove si era recato per insegnarvi fisica, Albert Einstein, fu un cefalutano vincitore del premio Nobel per la fisica. Prima del suo trasferimento, proprio a Cefalù aveva ipotizzato la sua formidabile teoria, per la quale è ancora famoso, la Teoria della relatività. Una teoria, per la quale fu necessario creare nuove matematiche, che permettessero di dare una forma geometrica e numerica alla sua rivoluzionaria e possente intuizione. Una teoria che mutava credenze del passato, dimostrandone l'inconsistenza logica. Un esercizio già allora diffusissimo a Cefalù, che per questa ragione non solo diede i natali a Berto, ma gli suggerì, con la vita quotidiana dei suoi concittadini, come prendere a calci la logica.

 

Vittorio Alfieri fu un altro cittadino illustre di Cefalù, soprannominato Vittorio u Pazzu, quando a furia di leggere e studiare, non fu più capito dai suoi concittadini. Fra essi era vissuto felicemente, dandosi alla conquista di femmine belle e brutte e dimostrandosi un grande conquistatore, che dava lustro alla Città. Tutti lo adoravano e lo stimavano, fino a quando, per eccesso di letture, non divenne pazzo e si diede a scrivere la sua autobiografia e tragedie, come se fosse un rinato Eschilo o Sofocle. Lo costrinsero ad andar via, prima in Francia e poi in Piemonte. Oggi riposa nel Cimitero di Santa Croce a Firenze, insieme ad altri Italiani illustri. A Cefalù, però, non se ne spiegano la ragione, perché non accettano che un uomo che pensa sia considerato un Grande e non un pazzo.

 

Ludovico u Surdu fu un musicista, ma la sua musica non piaceva e non piace ancora oggi a Cefalù. Eppure, nonostante la sua sordità, scriveva note divine. Quando ne ebbe l'occasione, si trasferì presso la Corte Imperiale di Vienna, dove lo apprezzavano e dove si fece chiamare Ludwig Beethoven, nome con il quale è noto in tutto il mondo. Oggi c'è, a Cefalù, qualcuno che si ricorda di lui e di tanto in tanto suona la sua musica, ma soltanto per pochi ascoltatori.

 

Il numero dei Cefalutani illustri non è certamente così ridotto e pertanto spero di poterne elencare altri, appena raccoglierò altre informazioni.