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Un borgo detestato [2]18 Gennaio 2015, 15:55 - Angelo Sciortino [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Giacomo Leopardi
Leggendo delle iniziative dell'Amministrazione, per fare di Cefalù il borgo dei borghi e per gemellarla con Pietrasanta in Toscana; ascoltando molte conversazioni per le strade e leggendo quanto d'inutile si pubblica, spacciandolo per cultura, mi sono venuti alla memoria i seguenti versi del grande Giacomo Leopardi:
Nè mi diceva il cor che l'età verde Sarei dannato a consumare in questo Natio borgo selvaggio, intra una gente Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso Argomento di riso e di trastullo, Son dottrina e saper; che m'odia e fugge, Per invidia non già, che non mi tiene Maggior di se, ma perchè tale estima Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori A persona giammai non ne fo segno. Qui passo gli anni, abbandonato, occulto, Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza Tra lo stuol de' malevoli divengo: Qui di pietà mi spoglio e di virtudi, E sprezzator degli uomini mi rendo, Per la greggia ch'ho appresso. |
Non ci sarebbe nulla d'aggiungere ai versi di Leopardi, se non la precisazione che, quand'era verde l'età mia, Cefalù non era un borgo selvaggio e la sua gente non era zotica e vil, perché aveva per la dottrina e il saper grande rispetto e desiderava, se non per sé, per i suoi figli, che li conquistassero anche a prezzo di sacrifici.
Oggi, purtroppo, non è più così! Cefalù somiglia sempre più alla Recanati detestata dal Leopardi e quei pochi che hanno dottrina e saper ci vivono sempre più infelici, specialmente oggi, quando una Amministrazione senza meta e senza pensiero vorrebbe che tutti si sentissero contenti del suo stato, votandola come il borgo dei borghi!
Personalmente non so che cosa di possibile ci si possa augurare: se il ritorno di una coscienza civica e culturale oppure la rinascita di quel buonsenso, che sembra sperduto nei meandri dell'attuale diffusa arroganza. Entrambe le alternative, però, sono da considerarsi impossibili e improbabili, almeno in tempi brevi. So per certo che nessuno ricorda il nome del podestà di Recanati al tempo del Leopardi, così come nessuno ricorderà quello del sindaco del borgo di Cefalù.