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Un impianto non molto in regola [2]26 Ottobre 2019, 23:10 - Angelo Sciortino [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Pochi giorni fa è stata eseguita a Cefalù una demolizione, stabilita dalla Magistratura in seguito a una sentenza passata in giudicato. Non la discuto, perché l'opera era abusiva e meritava di essere demolita, anche se essa non creava oltraggio al paesaggio e neppure altri danni o altri impedimenti a qualsivoglia attività economica e sociale. Anzi, la favoriva, se si considera che da essa derivavano posti di lavoro artigianale.
Comunque sia, si trattava di un'opera abusiva ed era giusto demolirla.
Alle operazioni erano presenti il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese, il Commissario di PS, Forze dell'Ordine e, dulcis in fundo, il Sindaco di Cefalù. Non riesco a spiegarmi perché fosse presente quest'ultimo: per accertarsi della corretta esecuzione della sentenza? Per mostrare alle Autorità Giudiziarie ch'egli appoggiava la loro decisione? Per ringraziarli di avere eseguito ciò che egli non avrebbe saputo eseguire?
Non so, sinceramente, che cosa rispondere. Osservo soltanto che gli uffici amministrativi si limitano spesso a contestare i centimetri in più di una finestra in una casa di campagna o un muretto di recinzione alzato spesso per difendere la proprietà dai cinghiali o per segnare correttamente il confine del fondo. Questi uffici, che dipendono dal Sindaco e dall'Amministrazione, dopo aver guardato attentamente le microscopiche inadempienze, dimenticano però di fare attenzione a quelle più gravi e foriere di gravi conseguenze per danno ambientale e forse per danni peggiori in caso di piogge abbondanti. Anzi, non soltanto non fanno attenzione a queste, ma talvolta le autorizzano con la famosa locuzione “non conforme, ma compatibile”. Così è accaduto, per esempio, nel caso dell'autorizzazione dell'impianto di produzione di calcestruzzo della società Euro Asfalti. In verità, l'autorizzazione riguardava un impianto mobile, che avrebbe dovuto servire la società Cefalù 20, che lavorava al raddoppio ferroviario. Oggi, l'impianto da mobile si è trasformato in fisso e produce e vende come se fosse regolarmente autorizzato e come se in passato non fosse stato sequestrato in forza di un rapporto della Guardia di Finanza, ma poi dissequestrato.
Tale impianto versa i residui della lavorazione direttamente in un piccolo torrente, procurando un innalzamento del suo letto di scorrimento a causa del cemento che vi si deposita. Un innalzamento del letto del torrente che potrebbe avere gravi conseguenze nel caso di piogge persistenti e abbondanti e che per il momento prova inquinamento dei terreni di Torretonda e dintorni. È strano che in una simile situazione l'Amministrazione non intervenga, controllando e richiedendo il rispetto della tutela dell'ambiente.
Nei documenti che allego può leggersi come per lo stesso tipo d'impianto di produzione del calcestruzzo sono stati usati dall'Amministrazione due pesi e due misure: a quello sorto nell'area artigianale sono state date indicazioni precise e severe, che occupano più pagine dell'autorizzazione; all'altro, sorto in area agricola, le indicazioni occupano una sola pagina. Mi chiedo e certamente vi chiederete perché, ma non posso aiutarvi a dare una risposta. Posso soltanto indicare a voi e alle Autorità Giudiziarie che la residenza del titolare della società Euro Asfalti è Capo d'Orlando, guarda caso la stessa dell'allora responsabile dell'Ufficio Tecnico comunale, rimasto nella memoria di tanti per la sua locuzione “Non conforme, ma compatibile”, il cui uso ha permesso ogni possibile trasgressione!