Intorno al Museo del Cinema, ma anche una "finestra" su altre vicende in corso.

ritratto di Pino Lo Presti

Versione stampabile

Nel mezzo di un dibattito assordante, senza scopo e senza, senso - perchè privo del lievito della autocritica - che riempie gli spazi telematici cefaludesi, parole chiare, meditate, oneste sono state invece pronunciate dal vicepresidente della Fondazione Mandralisca, Manlio Peri. Parole su cui riflettere. Interessanti poi i commenti, sulla vicenda consiliare del Museo del Cinema, di Calabrese e Rasa.

(da Radio Cammarata - “Parlando di” di A. Geraci - domenica 21 marzo)

Allo stato, la unica consistenza della Idea del Museo del Cinema sta nel “materiale che la famiglia di Francesca con molta magnanimità ha messo a disposizione di questo museo”.
La sua esposizione “deve ancora essere studiata e verificata perché non è che, dall’oggi al domani, può nascere un museo del cinema; un museo del cinema ha bisogno di esperti; che non siamo noi, del Consiglio di Amministrazione, né il nostro Presidente, che è stato quello che ne ha portato avanti l’idea con più sagacia, con grande intelligenza, e soprattutto con grande volontà, e spirito di sacrificio.
Qualsiasi cosa, oggi, è bene che sia affidata ad esperti. Il museo Mandralisca non ha nel suo organico esperti che possano allestire un museo del cinema”
.

Tuttavia - ha anche aggiunto Manlio Peri - l’idea fondamentale prescinde “da quello che sarà esposto in questo museo del cinema”. Essa se incarnata “... può essere un volano per quelle attività che possano far crescere la comunità”.(...).
“Cefalù ha bisogno di svegliarsi dal punto di vista culturale”, l’offerta attuale, disponibile sul campo, “non è certo il massimo che si possa dare, nè è continua.
(...) La stagnazione in cui versa Cefalù non può essere a carico solo dei politici ma di tutta la comunità”.

Che cosa Manlio Peri intenda lo si può evincere dall’accenno al metodo “Lancasteriano” che il Mandralisca, nella sua idea di scuola, riteneva indispensabile fosse applicato alla didattica.
Sul tema “Istruzione femminile e metodo lancasteriano nella Sicilia dell’Ottocento” la prof.ssa Michela D'Angelo, proprio il 18, aveva tenuto, al Mandralisca una Conferenza. Si trattava dell’ultima conferenza del ciclo dedicato a “Enrico Pirajno di Mandralisca: l’uomo e il suo tempo”, nel quadro delle celebrazioni del Bicentenario della nascita del barone. Non è senza rilievo che la conferenza sia andata pressochè deserta.
Il metodo implica la esperienza della “autogestione”, ha ribadito Peri a Radio Cammarata.
Il Mandralisca riteneva dunque che la crescita culturale debba in qualche modo essere autogestita dalla comunità stessa perché si trasformi in vera linfa di crescita anche sociale ed economica: “Una società che non cresca culturalmente non cresce socialmente né economicamente”.

Già il 14 novembre 2009, nel quadro delle suddette manifestazioni, il prof. Giuseppe Riggio, rievocando le vicende dell’istituzione scolastica liceale, voluta da Enrico Pirajno, parlava della sua “aspirazione a dare pratica conclusione al sogno di vedere gli studenti impegnati nella sperimentazione e nella ricerca che avevano caratterizzato la sua vita”; quindi, della necessità di accoppiare “lo studio teorico alla attività pratica”; parlava della sua finalità culturale come “... rivolta alla gioventù della sua Patria-Cefalù e dell’intero territorio madonita”.

La “cultura” non serve e non si forma se non in funzione della liberazione delle energie creative del territorio. Una “cultura” che non si trasformi in una operatività radicata sul territorio-natura-storia, finalizzata alla sua evoluzione, non può essere considerata ”sapere”, almeno non quello che soltanto libera l’uomo perchè lo avvia alla “conoscenza”.
Il processo “cultura” pertanto non può calare “dall’alto” ma deve essere gestito - anche - “dal basso”.
Per comprendere ancora meglio il valore e la carica rivoluzionaria della visione del Mandralisca, il prof. Riggio citò, in quella occasione, un passo di una lettera inviata nel 1862 al Ministro della Pubblica Istruzione, Michele Amari, per perorare la causa del Comune di Cefalù nell’avere un suo Liceo.
Il Barone era stato eletto Deputato al Parlamento Nazionale da circa un anno:

“Carissimo amico, ...Ora se l’ istruzione è pietra fondamentale, ed è necessaria per tutti i paesi, per questo (a Cefalù) è condizione di vita o di morte: perchè qui il partito clericale è forte, ed il monopolio della istruzione si è, e si vuole esercitare, dai preti, e nel Seminario chiericale, dove s’insegnano massime superstiziose, retrive, anzi insidiose per le nostre politiche istituzioni”.

“In quella decisione (la istituzione di un Liceo)” aggiungeva Riggio “c’è tutto il Barone: la sua dignità e il suo orgoglio; la sua sensibilità sociale, che gli aveva fatto prendere sul serio l’abolizione della feudalità, dal 1812, e lo aveva visto impegnato nella difesa dei contadini e dei pescatori contro il Vescovo, che di fatto continuava a fare il feudatario; la consapevolezza che il sapere è lo strumento principe per l’emancipazione della persona e condizione necessaria di ogni progresso”!

Oggi, sono cambiati gli artefici del conservatorismo e della omologazione culturale - strumenti costanti di qualsiasi potere antidemocratico e feudale -, e sono molto meno facilmente individuabili di allora.
La necessità che la “cultura-esperienza della vita” consegnataci dalla Storia sia continuamente “rivangata” dalle nuove generazioni - secondo un ampio spettro di sperimentazione -, e di “attenzione” alle condizioni locali e alle sue cangianti, specifiche necessità di crescita, è ciò a cui, quel concetto di “autogestione”, dovrebbe rispondere.

Perchè un Museo non sia solo luogo della Conservazione ma centro di elaborazione e propulsione di cultura viva, deve soprattutto essere “strumento” delle necessità del territorio. Cosa che la Fondazione Mandralisca molto egregiamente fa.

“Il Mandralisca fa quel che può” - infatti, con modestia, aggiunge Peri - “ma il museo del cinema può avere un ruolo più importante. Il primo, infatti, ha natura conservativa, l’altro può proiettarsi in quelle che sono oggi le nuove forme di espressione culturale.
Il museo del cinema e il museo Mandralisca potrebbero lavorare in simbiosi per la crescita culturale di questa comunità”
.

E’ chiaro quindi che un Museo del Cinema - dove non vi siano attività laboratoriali dalle quali le energie locali possano ricavarne sapere e professionalità, da porre al servizio delle necessità espressive e di formazione della coscienza locale - sarebbe solo un monumento in più utile solo ad incuriosire ed intrattenere i turisti - in cambio del pagamento di un ticket -, e a far lavorare “il bar di servizio”.

Allo stato attuale, oltre la Idea, esiste solo un progetto di massima: “... un museo del cinema non è facile da poter essere progettato, perché deve rispondere a determinate esigenze che non sono tanto semplici da ottemperare, e,soprattutto, bisogna tenere in considerazione pure il Sito. Si, è un ottimo sito però non dimentichiamoci che è piccolino; non è che noi potremmo fare un grandissimo museo del cinema. Quindi è tutto da studiare, tutto da verificare, anche perché in un museo del cinema è importantissima l’acustica. Quindi, sono tantissime le problematiche che si pongono! Chiaramente, noi stiamo studiando come risolvere queste problematiche. Il Presidente ha già avuto dei contatti con nomi di grande valenza culturale; per cui abbiamo la sicurezza che verso la fine di aprile avremo già le “prime visite” per poter procedere alla progettazione definitiva”.

A ulteriore conferma di quale dovrebbe essere la mèta, il cuore del progetto: il solo ed unico che gli darebbe un senso, Manlio Peri conclude: “Non è solo la progettazione che ci impegnerà ma quello che bisognerà organizzare “dentro” questo museo del cinema. Perché avere una bella struttura, un progetto magari di grande nome, però che non produce cultura, mi sembra che sia una sorta di cattedrale nel deserto. Anche questo ci impegnerà tantissimo: organizzare delle attività che siano di grande valenza culturale - ma anche di media valenza culturale -, anche utilizzando quelle che sono le risorse locali (perché, io, su questo, ci tengo tantissimo nel dire che, purtroppo, le risorse locale non sono mai state, a Cefalù, utilizzate per il meglio e per le loro potenzialità; perché, se le risorse locali vengono utilizzate, le potenzialità aumentano; se non vengono utilizzate, le potenzialità diminuiscono). Noi, al museo, abbiamo tentato - e, in parte, ci siamo riusciti - a dare spazio alle “risorse”; abbiamo tentato di dare la possibilità alle risorse locali di potersi esibire, di poter esprimersi - chiaramente, nei limiti dei problemi e delle limitazioni proprie al museo”.

Con questa consapevolezza, non lascia la sala di trasmissione di Radio Cammarata, senza aver, discretamente, rivolto l’invito - a tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Mandralisca -, a devolvere il famoso 5 x mille in suo favore.

Manlio Peri è stato franco: ha detto cosa, in cuor suo, dovrebbe dare un senso ad un museo del cinema a Cefalù, e quale lo stato dell’arte, senza nascondere la distanza e le tante difficoltà che, da quella mèta, a oggi, ci separano.
__________________________

Mi permetto, ora, con chi volesse ancora proseguire nella lettura, di fare una - non lunga ma libera - divagazione politico-mentale, prima di riportare gli annunciati commenti di Calabrese e di Rasa.

Ad un amico cui si chieda, oltre ad una dote - pur se quindicennale (ma rinnovabili) - di un sito abbandonato, di dare il nome a un proprio progetto su quel sito, per più convenientemente presentarsi “alla cassa” europea, cosa gli si può essere promesso in cambio? Del “lievito” per i fermenti culturali locali? Benissimo! Gli si è promesso di restituirgli, alla fine della concessione, un luogo pregevole, completamente restaurato e messo a nuovo? Potrebbe andare bene lo stesso ma, già, sarebbe un’altra cosa! Creare, alla fine un originale ristorante al coperto?
E’ il Mandralisca che sta usando il Comune per un proprio progetto ambizioso, (davanti al quale si trova povero in canna), o è il Comune che sta usando il Mandralisca per ritrovarsi - fra 15 anni - un proprio sito restaurato? Se qualcun altro stese usando il Mandralisca e il Comune per farsi, con fondi europei e immobili comunali un bel bar a cinque stelle? Se il progetto del Museo del Cinema fosse solo una scusa, perchè poi non è sicuro cosa della sua parte viva e significativa si andrà a realizzare?
E’ lecito, all’agire responsabile, porsi queste, ed altre, domande. E’ lecito anche non pretendere una risposta a tutte - richiamandosi, in questo caso, all’etica di un rapporto fiduciario con un “braccio” del Comune.
E’ lecito perciò e però mettere, in ogni caso, all’inizio, dei paletti che, da una parte, “ne marchino” una eventuale non impossibile futura deriva (del Progetto), e, dall’altra, garantiscano, ai cittadini-proprietari, un uso e una compartecipazione dell’uso, dello spazio - non necessariamente minimale -; e ciò a garanzia non solo dell’obbiettivo stesso del Mandralisca (come su richiamato) ma, ancor prima, perchè amministratori della cosa pubblica e non “agenti fallimentari” preposti alla sua svendita.

Il famoso Regolamento dei Beni comunali doveva avere proprio la funzione di segnare la discontinuità con lo stile “liberal” della precedente Amministrazione. Se “cultura” ci compiacciamo di evocare su questa città - si parla anche di “cultura politica” -, perchè “rinasca”, non si può pensare di costruirla se non con sane fondamenta nella cultura delle Regole, alla base di ogni democrazia e di ogni civile convivenza. E’ questa cultura - che sta alla base delle idea repubblicana - che fa la differenza tra una destra e una sinistra repubblicane, e una destra e una sinistra eversive. In Italia e a Cefalù, l’unica differenza, oggi, dovrebbe essere: tra repubblicani e no! Tra “sacerdoti” della Res Pubblica e sognatori del Far West.
Ma non soltanto questo.
Se una nuova cultura si auspica nel rapporto con gli altri, e quindi - in politica - con la Opposizione; in linea con il comportamento del Sindaco e degli assessori della Giunta (che, nell’ultimo C.C., hanno risposto immediatamente alle raccomandazioni e, alle interrogazioni dei consiglieri), occorrerebbe un generale diverso atteggiamento anche dei soldati.
E’ ovvio che ccorre informazione come preliminare alla partecipazione. La Opposizione, quella sera, ha chiesto un rinvio di due giorni - che nulla avrebbe cambiato - che avrebbe invece permesso di riempire quel vuoto - che pur si era promesso di riempire, in sede di Commissione -.
La Opposizione, quella sera, non ha mai detto di opporsi al Progetto, non ha cercato di creare occasioni perchè si perdessero i finanziamenti: di fronte ad un vuoto pieno solo di belle intenzioni, pur condividendole è lecito esitare e cercare di raccogliere più informazioni possibili, pur senza, con ciò, creare ostacoli al percorso del progetto.
Il vero, l’unico cambiamento culturale auspicabile, possibile, è quello in direzione del Rispetto dell’Altro da sè; della sua “non esclusione” (dai processi conoscitivi e decisionali, perciò: formativi) - anche quando si oppone -; ma questa è una virtù solo dei Forti!
Continuare sempre a dire che la Opposizione è sempre “negativa”, pure in casi come questo dove non lo è stata affatto, sarebbe lo stesso errore che la Opposizione farebbe nei confronti di quella Amministrazione che avesse ben operato. Stonerebbe, allora, sentir - dalle quelle stesse bocche - parlare di “cultura e di un suo cambiamento”!

Questi i commenti, sulla vicenda, del consigliere Francesco Calabrese, capogruppo del Pdl-Sicilia, e del consigliere dell’Udc, Pietro Rasa.

Calabrese
Parto da ciò di cui parlava Manlio Peri: la cultura. Cefalù ha bisogno che tutti cittadini - in primis i rappresentanti del popolo e i consiglieri comunali - facciano un esame di coscienza, culturale. Se vogliamo che Cefalù diventi la famosa “perla del Tirreno” occorre concentrarsi, lavorare sulle cose che possono elevare culturalmente Cefalù. Per noi, quella del “museo del cinema” è una di queste proposte. Ma io vado oltre, elevare culturalmente Cefalù, secondo il mio punto di vista, secondo il punto di vista del mio gruppo consiliare, il Pdl-Sicilia, significa guardare alle cose “nel merito e nei contenuti”; non bisogna guardare “alla fonte” dalla quale provengono queste proposte. Mi spiego meglio: se parliamo di una strada, di una fognatura, di un museo, se parliamo del porto di Cefalù, non c’è colore politico che tenga, non ci possono essere giochetti di maggioranza e di opposizione; questo è il nostro modo di fare opposizione! Noi non crediamo alle verità preconcette, preconfezionate, agli steccati ideologici, noi vogliamo fare politica per il nostro territorio, per la nostra Cefalù. Ma per fare questo - già ne sono consapevole -, riscontriamo che coloro i quali stanno accanto al nostro gruppo (e si stupiscono del fatto che il consigliere Calabrese possa fare un intervento di mediazione per la “questione rifiuti”, o possa avallare una nobilissima proposta come quella del museo del cinema) ...

Ripeto - anche ai sordi - il Pdl-Sicilia fa Opposizione. Il Pdl-Sicilia non è una “costola” della Maggioranza (che non c’è); non è, sicuramente, la “stampella” dell’Amministrazione - come ha dimostrato in questi mesi di Consiglio -; valuterà, di volta in volta, quelle che saranno le proposte che verranno all’esame del Consiglio comunale. Perché qui, a Cefalù, dobbiamo sganciarci dall’idea che fare Opposizione significa sempre dire “no”, sempre dire che qui c’è “tetro”, qui c’è “ombra”, qui c’è poca trasparenza.
L’ho detto apertamente in tutte le salse, in tutte le lingue, in Consiglio comunale; non mi stancherò di ripeterlo fin quando avrò fiato e fin quando avrò abilità e forza di poter fare: se vogliamo che Cefalù decolli, se vogliamo che Cefalù cambi pagina, dobbiamo sicuramente cambiare la mentalità del cefaludese.

Ripeto: fare a Cefalù Opposizione non significa bocciare tutto quello che proviene dalla pseudo-Maggioranza o dall’Amministrazione; significa valutare, di volta in volta, i contenuti del progetto, della proposta, e poi orientarsi di conseguenza. Questo è il nostro modo di fare politica! Abbiamo fatto lotte per quanto riguarda il Conto consuntivo del 2008, abbiamo “fatto notte” per quanto riguardava la vendita degli immobili comunali di corso Ruggero (che noi ritenevamo, e riteniamo ancora, che devono essere dati all’ente Parco, il quale, evidentemente, non li avrà regalati), proprio perché crediamo Cefalù possa decollare, ma attraverso “questo cambio di cultura”!

Rasa
Voglio partire da una frase di Manlio Peri: “il museo del cinema è stato approvato all’unanimità”. E’ stato approvato “a maggioranza”, e ha registrato tre voti contrari (“tre astenuti”, ricorda A. Geraci). L’astensione, in questo caso, è un voto contrario, camuffato. Quando “si tratta”, è un voto contrario, camuffato (Geraci: “bisogna dire le cose, però corrette”!)... ma, la astensione non è un voto favorevole (Geraci: “va bene, d’accordo, ma”)! Ma, diciamo pure che qualcuno, a Cefalù, la Convenzione, in realtà, non ha manifestato assolutamente, “volontà di volerla”! Quindi, quella “astensione” rappresenta sicuramente un “no” a quella Convenzione. Se il “no” era dovuto, poi, a delle ripicche - perché ”non mi hanno approvato degli emendamenti” -, questo, naturalmente, evidenzia la mancanza di senso di responsabilità - caro Manlio -, verso la Cultura verso un museo del cinema che ha tutti i presupposti per poter nascere a Cefalù. Io questo lo devo dire!

(Geraci: “tu hai ragione; non è che non lo puoi dire, però - voglio dire, anche io - che però, purtroppo, mancano gli interlocutori ...).... mi dispiace (... i rappresentanti del partito democratico che praticamente...)... mi dispiace (... sono stati quelli che si sono astenuti).
Io da qua voglio partire per poi dare “un senso” al mio voto. Intanto, il senso di responsabilità; il senso di responsabilità verso un museo che fa crescere questa città, un museo che si va a ubicare in un luogo che è abbandonato, un luogo dove non c’è ... fatiscente! Naturalmente, non si creerà; lo si adatterà. Ma, soprattutto, il museo del cinema nasce con un materiale pregiatissimo e preziosissimo che la famiglia Di Francesca (mi si permetta di menzionare il professore Giuseppe Di Francesca, col quale ho avuto anche rapporti- anche professionali - e so la valenza e quanto il Prof. Giuseppe Di Francesca ci teneva al museo del cinema).
Per esperienza non diretta ma indiretta, sò che parecchio materiale che il prof. Di Francesca ha - o, meglio - che “la famiglia”, oggi, Di Francesca ha, è “unico al mondo”, e che, spesso, veniva chiamato, il professore Di Francesca, a favorirlo a manifestazioni, a dimostrazioni. Quindi, io credo che questo patrimonio culturale, ma anche un patrimonio - centrerà la propria attenzione sulla storia del cinema - è, ricordiamolo, un patrimonio anche turistico. Se noi vogliamo una Cefalù anche turistica, è chiaro che dobbiamo offrire, e quindi non posso “astenermi” nella votazione. Io devo offrire, devo dare un’offerta affinché la domanda, naturalmente, la recepisca. Nel momento in cui dicono: “mi astengo, non mi và” - perché non mi si vota il tal dei tali emendamento - significa che io “non voglio creare offerta turistica”, quindi io remo contro la città! E, mi lego al discorso di Francesco Calabrese: non è proficua la opposizione per l’opposizione, è proficua la opposizione costruttiva; opposizione che porta, naturalmente, ricchezza a questa città. E, questa è una cosa basilare.

E, poi, l’Immagine. Non possiamo dimenticare che il museo del cinema dà Immagine a questa città. Noi non possiamo dare a Tornatore la Cittadinanza onoraria, applaudire, e poi, a un nostro concittadino, a Tornatore, dobbiamo semplicemente impedire di poter dire: io sono cittadino onorario in una città, unica al mondo, dove esiste un museo del cinema con del materiale ...”

Non vorrei, da non praticante, ricordare come non ci si possa accostare alla “comunione” senza essersi depurati dai “peccati”, mi piace di più ricordare le parole dello stimato Calabrese: “Cefalù ha bisogno che tutti i cittadini - in primis i rappresentanti del popolo e i consiglieri comunali - facciano un esame di coscienza, culturale”.
Io toglierei solo l’ultima parola: “culturale”!

Inoltre, per quanto possa risultare strano, penso che il primo passo, nella “purificazione dai peccati”, lo debba compiere chi è il più forte e ha il potere in mano.
Voi che ne pensate?

ritratto di Giuseppe Aquia

Io penso che l'avvocato

Io penso che l'avvocato calabrese stia diventando un disco rotto ripetendo all'infinito che loro sono all'opposizione ma un'opposizione diversa ci spieghi quale?e dimostri realmente di votare e cercare il bene del paese, votando o non votando le cose utili, senza dimenticare che la cosa più utile in questo momento per questa città sia andare di nuovo alle urne come da lui stesso detto il 29 dicembre.Caro avvocato lei cerca di convincere se stesso non gli altri che facendo passare delle cose utili solo ed esclusivamente a far galleggiare questa giunta sia giusta.Gli altri che non capiscono forse siamo un pò interdetti ma stiamo diventando in troppi.Per quanto riguarda l'altro consigliere meglio tacere.vorrei complimentarmi con il vice presidente peri che come sempre ha detto le parole giuste,dal mio punto di vista stiamo costruendo un'altra cattedrale nel deserto di cefalù come ve ne sono già troppe.

ritratto di Francesco Calabrese

Al Sig. Aquia

Egregio, Sig. Acquia, a questo punto, non credo di dovere alcuna spiegazione a chi come Lei si ostina a fare le solite chiacchiere da bottega, prive di pregio alcuno, pensando in questo modo di fare "politica". Prima di tentare di lanciare accuse e provocazioni e di fare qualsiasi tipo di ragionamento o presunto tale, Lei e tutti questi pretesi altri dovreste documentarvi sulle scelte mie e del mio gruppo consiliare, e poi ne potremmo pure riparlare. Mi perdoni la schiettezza, ma d'ora in avanti non replicherò più, né a Lei, né a quelli che come Lei si stanno abituando a cantare la solita canzone stonata.
Cordialità.

ritratto di Giuseppe Aquia

Caro avvocato io non sono

Caro avvocato io non sono un politico e non pretendo di fare politica ma quale elettore di questo paese ho il diritto di scrivere quello che penso e che vedo.Se qualcuno dice bianco e poi vota nero non mi sta bene e lo faccio presente.bene fa lei a non rispondermi più. ma bene faccio io a scrivere sempre quello che penso.naturalmente sempre con molta stima nei suoi confronti.