Mafia, chiesto l'arresto di Lombardo

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CATANIA - "Il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, e suo fratello Angelo, deputato, devono essere arrestati". L'accusa è concorso esterno in associazione mafiosa. E con loro, entrambi esponenti dell'Mpa, dovrebbero essere arrestati altri tre politici: due consiglieri regionali siciliani, Fausto Fagone dell'Udc e Giovanni Cristaudo del Pdl (vicino all'area che si riconosce in Gianfranco Micciché e che appoggia il governo regionale di Lombardo), e il sindaco di Palagonia, Francesco Calanducci, anche lui dell'Mpa.

La richiesta di arresto, inviata al giudice delle indagini preliminari, è firmata dal procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, dall'aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Gennaro e dai sostituti procuratori Agata Santonocito, Iole Boscarino e Antonino Fanara. L'atto suona a conferma che le ipotesi di reato nei confronti di Raffaele e Angelo Lombardo e degli altri indagati (tra questi una settantina di imprenditori, funzionari pubblici e boss della mafia catanese) sono ritenute molto pesanti. La richiesta d'arresto è stata accelerata dalle fughe di notizie sull'inchiesta della Procura di Catania, inchiesta che Repubblica rivelò in marzo. Il provvedimento viene ritenuto urgente anche perché magistrati e carabinieri del Ros temono inquinamento delle prove e tentativi di fuga. Da quando è diventata di dominio pubblico la notizia che il presidente della Regione ed il fratello deputato erano sotto inchiesta, gli indagati avrebbero preso delle "precauzioni", cercando di procurarsi pezze d'appoggio per potersi difendere dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

La fuga di notizie sull'inchiesta quale sono coinvolti i due Lombardo provocò polemiche, smentite, richieste di interrogatorio. Raffaele Lombardo chiese ed ottenne di essere ascoltato dai magistrati di Catania con l'obiettivo di chiarire la sua posizione e smentire contatti con esponenti di primo piano della cosca mafiosa dei Santapaola che fa riferimento al capo della famiglia, Vincenzo Aiello, arrestato recentemente perché stava per scatenare una guerra di mafia contro un'altra fazione della mafia etnea. Evidentemente le dichiarazioni di Lombardo, rese prima all'Assemblea regionale e poi magistrati, non hanno convinto i pm che lo hanno tenuto "sotto osservazione" al punto da spingere anche il procuratore di Catania D'Agata a firmare la richiesta di arresto per il presidente della Regione e gli altri politici coinvolti in questa maxi inchiesta nata da un voluminoso rapporto dei carabinieri del Ros (oltre tremila pagine) contenente intercettazioni, pedinamenti, fotografie, filmati e documenti relativi a migliaia di delibere, consulenze, finanziamenti e nomine regionali per sostituire nei centri vitali della Regione tutti gli uomini del predecessore Totò Cuffaro. Le indagini - secondo i pm - avrebbero provato il rapporto "diretto" che ci sarebbe stato tra i mafiosi catanesi e Raffaele e Angelo Lombardo, ai quali i boss e i picciotti avrebbero procurato migliaia di voti nelle varie consultazioni elettorali in cambio di favori per ottenere appalti in tutta la Sicilia. Nell'inchiesta è coinvolto un altro consigliere regionale siciliano, Antonino Strano: per lui non è stato chiesto l'arresto perché la sua posizione, rispetto agli altri politici, è giudicata meno grave.
Se il giudice delle indagini preliminari di Catania dovesse accogliere richiesta d'arresto della Procura - la posizione di Raffaele Lombardo e del fratello è stata esaminata personalmente dai vertici della Procura - il presidente della Regione e gli altri consiglieri regionali finirebbero in carcere perché per loro non c'è nessuna immunità. Per il fratello del presidente, Angelo, invece, il gip dovrebbe chiedere l'autorizzazione all'arresto alla Camera dei deputati. La posizione di Angelo Lombardo sarebbe ancora più "pesante" di quella del fratello Raffaele. A lui verrebbero addebitati contatti più frequenti con la malavita e con il "corpo elettorale", contatti tenuti nella sua veste di capo della "segreteria" dell'Mpa. Angelo Lombardo avrebbe gestito in prima persona raccolta di voti e raccomandazioni.

Agli atti dell'inchiesta intercettazioni di mafiosi e grandi elettori che parlano di Raffaele Lombardo come di "un traditore" perché dopo essere stato eletto era diventato "irraggiungibile". E per questa ragione a Raffaele Lombardo sarebbero giunti pesanti "avvertimenti" da parte delle cosche che hanno compiuto una serie di attentati agli amministratori di Palagonia, una delle roccaforti catanesi dell'Mpa. Ci sarebbe stato anche un "pestaggio" del fratello deputato, episodio del quale si vocifera da tempo ma sul quale non risultata presentata denuncia. Esaminati anche gli "affari" della moglie del presidente, Saveria Grosso, una donna molto attiva, impegnata nel settore fotovoltaico, che doveva realizzare nel Catanese un impianto da 5,6 milioni di euro, in gran parte finanziato con fondi regionali.
Fonte:www.repubblica.it

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Arresto per Lombardo? La procura smentisce: nessuna richiesta

La Procura della Repubblica di Catania "non ha avanzato alcuna richiesta nei confronti del presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo o di altri politici" nell'ambito dell'inchiesta aperta sulle indagini del Ros su mafia e appalti. Lo afferma il procuratore capo Vincenzo D'Agata, anticipando all'ANSA il testo di una sua dichiarazione sulla notizia pubblicata oggi dal quotidiano la Repubblica, secondo la quale i pm catanesi avrebbero chiesto al gip l'arresto del governatore, del fratello Angelo e di altri politici.

"Con riferimento a notizie pubblicate sull'edizione odierna del quotidiano La Repubblica - si legge nella nota diffusa dal procuratore Vincenzo D'Agata - al fine di evitare inopportune strumentalizzazioni delle attività dell'ufficio, in vista di finalità che gli sono assolutamente estranee e alle quali non intende prestarsi, la Procura distrettuale di Catania precisa quanto segue: l'ufficio - afferma il procuratore D'Agata - non ha avanzato alcuna richiesta nei confronti del governatore Lombardo o di altri politici; ogni differente notizia al riguardo, comunque diffusa e a qualsiasi personaggio politico riferita - sottolinea il magistrato - è pertanto del tutto priva di ogni fondamento. Allo scopo, infine, di evitare che attraverso iniziative mediatiche, anche dal doveroso riserbo dell'Ufficio si tenti di trarre illazioni circa gli orientamenti, le valutazioni o le determinazioni del medesimo, la Procura distrettuale - conclude il procuratore D'Agata - non interloquirà più in alcun modo sull'argomento".

Nell'inchiesta, aperta dalla Procura di Catania dopo indagini svolte dal Ros che ha presentato una rapporto di circa 5 mila pagine al vaglio della Dda etnea, sono indagate circa 70 persone, compresi alcuni politici.
Fonte: wwww.siciliainformazioni.it