Rocca: anzitutto la sicurezza

ritratto di Gianfranco D Anna

Versione stampabile

La Rocca di Cefalù, per quanto definito Parco Urbano, è un promontorio roccioso con tutte le insidie connesse ad un ambiente montano.
Molti turisti, molti visitatori – soprattutto però gli italiani – dimenticano le più elementari norme per affrontare un ambiente del genere e si avventurano sulla Rocca con infradito, con scarpe in cuoio, con scarpe con suola in gomma liscia.
Dico questo per l’esperienza personale maturata negli anni (nel lontano 1996 sono stato uno dei dieci ragazzi che hanno operato sulla Rocca nell’ambito dei 100 giorni di gestione della Sezione del CAI di Cefalù accompagnando centinaia di turisti su questo fantastico promontorio ed all’interno delle sue grotte; negli anni ho guidato diverse scolaresche a visitare gli scavi archeologici e la Grotta del Cancello come docente e come socio CAI e dell’Associazione Nerinea Natura & Speleologia ed ancora oggi mi piace accompagnarvi i miei amici) e nelle mie tante passeggiate sulla Rocca ho avuto modo di vedere e di aiutare tanti turisti in difficoltà proprio per l’uso di calzature non adatte.
Contrariamente a quello che si può pensare i tratti di sentiero più insidiosi non sono quelli sterrati bensì quelli lastricati ed in particolare, il tratto tra il primo ingresso fortificato a quota 100 m. s.l.d.m. ed il secondo sbarramento di quota 130-140 m. s.l.d.m. – in particolare il primo tratto particolarmente ripido sino alla casermetta di quota 120 m. s.l.d.m. – e poi il tratto tra la cisterna “Grande” ed i magazzini di quota 150 m. s.l.d.m.
E’ proprio in questi tratti che è facile scivolare sulle pietre ormai lisce del sentiero, soprattutto, quando, come in questi giorni, piove o ha piovuto ed il terreno si asciuga lentamente. Purtroppo negli anni gli incidenti non sono mancati, alcuni, tutto sommato, si sono risolti facilmente - l’ultimo il 28 agosto u.s., come mi ha raccontato Giuseppe Calabrò, ha visto coinvolta una signora che, avendo riportato una forte contusione alla caviglie, è dovuta scendere in braccio al marito – altri sono molto più problematici come nel 2003 quando una turista per una scivolata si fratturò una caviglia e per poterla trasportare sino alla Via Pitrè, dove stazionava l’ambulanza, si rese necessario l’intervento del CNSAS (il Soccorso Alpino e Speleologico) del CAI e del nucleo SAF (Soccorso Alpino e Fluviale) dei Vigili del Fuoco.
La questione della sicurezza sulla Rocca è, quindi, un problema molto delicato.
Quando Giuseppe Calabrò decide di chiudere il cancello d’ingresso della Rocca, caro Sig. Di Majo, non lo fa certamente perché è stanco di stare lì e, siccome la Rocca la sente sua, decide di chiuderla ed andare via. Se Calabrò decide di chiudere è realmente perché non vi sono le condizioni di sicurezza.
Cosa dovrebbe fare??? Mettersi a selezionare una ad una le persone che, in base al tipo di calzatura che indossano, ritiene possano affrontare il sentiero, rimandando indietro le altre?
E se dovesse succedere un incidente, cosa dovrebbe fare? Rimanere al suo posto, per poi magari essere accusato di non avere prestato soccorso al malcapitato, o correre in suo aiuto – per quello che potrebbe fare con qualche garza e cerotto – perdendo il controllo numerico dei visitatori che in quel momento si trovano sulla Rocca? Non potrebbe fare più di quello che ognuno ormai col proprio cellulare potrebbe fare, ossia chiamare i soccorsi.
Proprio questa mattina – 13 ottobre – incontrandolo ho discusso con lui e gli suggerito di posizionare un cartello, in più lingue, con l’avviso “Rocca chiusa causa avverse condizioni meteorologiche” all’inizio della pedonale sulla Via Pitrè e non la semplice scritta “Chiuso” attaccata al cancello per evitare, almeno, il disagio di salire sino all’ingresso fortificato e poi dover ridiscendere, ma lui mi ha risposto che altre volte i cartelli da lui posizionati sulla Via Pitrè con gli orari di apertura e chiusura e l’indicazione dell’eventuale chiusura straordinaria sono stati strappati.
Come sottolineato in un mio precedente commento, (http://www.qualecefalu.it/lac/node/2633#comment-1107) la colpa è unicamente dell’Amministrazione Comunale che con il suo silenzio, con la sua immobilità, finisce col far ricadere le lamentele sull’unica persona che colpe non ha.
Giuseppe Calabrò è un VOLONTARIO, UNICO E SOLO, che ogni giorno, 365 giorni l’anno, apre e chiude il cancello e controlla l’accesso alla Rocca.
Giuseppe Calabrò fa più di quello che dovrebbe fare, questa è la sua unica colpa.

ritratto di Pino Lo Presti

Si tratta proprio di quei tratti

la cui realizzazione (ad opera di una ditta di Cefalù che evidentemente non si rendeva conto che non si potevano mantenere certe pendenze con quel tipo di acciotolato) fu da pretesto (assieme ad altri risibili) alla Vicari per argomentare, in una famosa Ordinanza, (vado a memoria) che proprio "per difendere" queste migliorie dalla "inopinata azione dei vandali" occorreva chiudere la Rocca affidandone la gestione.

Concordo pienamente con quanto hai scritto!

ritratto di Giuseppe Di Majo

Buona fortuna Cefalù

senza polemica alcuna, - premesso che non siamo a conoscenza di Ordinanze, atti Deliberativi o Regolamenti che ancora oggi, se in vigore, disciplinino le attività di gestione e fruizione della Rocca, e se così è - veniamo al dunque: a che titolo, con quali competenze, con quale delega e autorizzazione della Pubblica Amministrazione, da tre anni, agisce, s’impone et impera un VOLONTARIO, libero cittadino, su un bene collettivo patrimonio del Comune? Con un affidamento di fatto verbale? Se così fosse chiunque potrebbe recarsi sulla Rocca volontariamente e imporre le proprie leggi e le personali gabelle agli ignari avventori. O in virtù di ragioni di sicurezza se ha piovuto? Chiudiamo anche Piano Battaglia? Allora non dovremmo più uscire addirittura per le vie pubbliche di Cefalù, spesso si scivola e si cade su lastricati o basolati lisci erosi dal tempo, come del resto in tutte le Città del mondo. Eppure decidiamo di uscire assumendoci le nostre responsabilità, e non mi sembra che ci siano Volontari a sbarrare il passo adducendo considerazioni personalissime sulla pubblica incolumità del tipo “oggi non si passa perché lo decido io”; sarebbe una violazione gravissima della libertà personale in assenza di condizioni di emergenza/urgenza ed in totale assenza di Provvedimenti di Autorità. E poi, quanto pericolosa e insidiosa è allo stesso modo la Rocca anche se non piove? Lo sappiamo bene tutti, il problema, semmai ed in concreta realtà, è ben altro, cioè:
- o si è in grado di offrire, nelle modalità di fruizione della Rocca, servizi duraturi, costanti e qualificati, che non ledano la libertà e le aspettative di nessuno, forieri di incentivare e promuovere l’immagine di una Cefalù proiettata al futuro;
- o la si lascia completamente aperta ed accessibile a chiunque.
Non vi sono altre alternative, altrimenti, se qualcuno intende proseguire pervicacemente a titolo personale, sulla scorta del silenzio non intromissivo della P.A, si rischia di cadere, non dalla Rocca, ma sul ridicolo, come già accade da troppo tempo; vedasi inopinate e arbitrarie negazioni di visita del sito e, per la improvvisa chiusura del cancello, richieste di soccorso di turisti rimasti bloccati dentro la rocca; azioni e proteste che, fino ad oggi, si è tentato di mal celare a causa delle onte subite e per non creare ulteriori danni di immagine alla Città ed ai cifalutani tutti.
In sostanza, oggi abbiamo un patrimonio candidato a divenire bene dell'UNESCO, “custodito” (senza alcun titolo?) da un volenteroso singolo, mentre i turisti, appositamente venuti a Cefalù per conoscere la Rocca, tornano da dove sono venuti con le pive nel sacco poichè in balia di un singolo. I N C R E D I B I L E. Immaginate di esservi recati a visitare il Louvre, era CHIUSO causa malesseri dei custodi, come vi siete sentiti? Come ne parlerete ai vostri amici e conoscenti? Le risposte sono lapalissiane.
Cefalù, a cui il buon Dio per nostra fortuna non ha voluto negare nulla, negli anni è divenuta, prima nota, e poi arcifamosa per le amenità e le ricchezze storico culturali di cui è dotata, tramandate di bocca in bocca dai visitatori entusiasti, in epoca in cui i mass media nemmeno esistevano. Che grande miracolo!!! un processo economico di sviluppo tutto cefaludese, veicolato e sussurrato di voce in voce per ogni angolo del pianeta, per centinaia di anni un passaparola, economico ed efficacissimo quanto mai, che costituisce la base del successo della nostra amata cittadina quale ridente meta turistica agognata.
Per evitare ancora ulteriori "Torsoli di cattiva effige", narrati e portati in giro per il mondo dai turisti delusi (tradotto in cifalutano "trunzi ri mala fiura"), mi ero permesso di offrire aiuto e sostegno alle attività, tramite la manifestata disponibilità dei nostri associati e sulla base delle precorse esperienze in merito.
Ci aspettavamo, pertanto, anche altre adesioni da associazioni o persone che come Lei, hanno maturato la giusta conoscenza della Rocca, sulla scorta di provvedimenti autorizzativi, in un rapporto di crescita e collaborazione a tutela e valorizzazione del buon nome della Città di Cefalù.
Non è accaduto nulla di quanto ci aspettassimo, salvo le Sue difese al “Volontario” che nessuno ha dileggiato e di cui apprezziamo ancora la buona volontà e l'impegno profuso, tuttavia, reo di essersi improvvisato, con silente e complice assenso, in ruoli impossibili da gestire e assolutamente inadeguati rispetto al blasone dei servizi che Cefalù e la Rocca richiederebbero.
Così non si va da nessuna parte, e allora.....Buona fortuna Cefalù.
Giuseppe Di Majo – Roberto Santini - Giubbe d’Italia Cefalù