Ieri è stata la Giornata dei Migranti e dei Rifugiati

ritratto di Pino Lo Presti

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Che la Terra sia di tutti coloro che la abitano, in linea di principio chiunque si può trovare d’accordo, come sul principio derivato che chiunque è libero di percorrerla in tutte le direzioni, e di sopravvivervi.

Il “Sostarvi” (in uno specifico luogo) è una scelta che può rendersi necessaria o semplicemente conveniente; così almeno a giudicare dall’universale esperienza dei popoli che sono passati dal nomadismo ad una vita stanziale!

Un “Luogo” non è solo un’area fisico-geografica; quando è un luogo “abitato” è anche un “campo” di relazioni, interne all’organismo comunitario (fosse anche semplicemente “familiare”) che ci vive.

Un “luogo abitato” è dunque un complesso sistema (anche immateriale), creatosi nel tempo, utile ad assicurare la sopravvivenza di un organismo collettivo umano, “dato” in quanto con una propria Identità, definita, oltre che da specifiche relazioni interne (la esperienza-cultura, l’anima, il carattere), da altre esterne: la sua “territorialità” (il corpo).

Così come nessun luogo può essere veramente separato dalla sua continuità con tutto l’universo, cosi’ nessuna Identità può esserlo.

La “contaminazione” è sinonimo di relazione! Ogni punto dell’universo interagisce con qualsiasi altro punto dell’universo, in ciò la sua vita e quindi la mutazione continua di ciascuna delle infinite forme in cui si manifesta.

Nessuna Identità o forma, individuale o collettiva, perciò può restare immutata nel tempo, è inevitabile!
E, però, ogni processo di trasformazione ha un tempo, non rispettando il quale il delicato e complesso sistema della “forma” si rompe!

La Migrazione è una forma di relazione tra i vari luoghi, abitati e non. Essa produce, attraverso la “contaminazione”, trasformazione, nei vari organismi collettivi umani coinvolti, sui piani della esperienza-cultura, dell’anima, del carattere e del corpo.

Ogni organismo, ogni forma, d’altra parte, ha una sua “formula”, una sua Ragione: il rispetto del suo nucleo portante, induce fenomeni di evoluzione, materiale ed immateriale, nel dato organismo; in altro modo, fenomeni degenerativi, per cui alla fine quella data identità, forma, specie, non soltanto non è più tale ma si “ammala” o muore.

E’ chiaro che il fenomeno delle migrazioni dei popoli va “gestito” come qualsiasi relazione di qualsiasi organismo col mondo esterno, e ciò non al fine di mantenere un ideale di “Purezza” ma a quello di non introdurre “geni incompatibili” o di non imprimere “accellerazioni” trasformative insostenibili nel e dal “sistema”.
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Il Principio universale da cui siamo partiti (“chiunque è libero di percorrerla in tutte le direzioni e di sopravvivervi”) trova dunque una restrizione, in fase di attuazione, nel principio della salvaguardia del pre-esistente, il quale se può accettare di arricchirsi di nuovo nutrimento per evolversi non può certo accettare un “nutrimento” che gli induca fenomeni degenerativi o “indigestioni” mortali.

Quando un organismo si trova in tali condizioni di stress (ha la “febbre”) si interviene sia sui sintomi che sulle cause.
Nella nostra politica, o terapia, della febbre-Immigrazione non vediamo però mai affrontarne le cause ma solo i sintomi: “blocchiamoli alle frontiere, respingiamoli, o - se proprio li dobbiamo accogliere (perchè abbiamo bisogno di manod’opera) - vasectomizziamoli almeno culturalmente!

Ma perchè la gente si sposta in massa, non ha niente di meglio da fare?

Così come la democrazia, la libertà si realizza al meglio quando è sgravata dal bisogno.
Il bisogno condiziona la “libertà” della scelta e la qualità stessa di una democrazia e, nel nostro caso, il motivo della migrazione.

Il bisogno in un luogo, da solo, induce a “scappare”; quando ad esso si associa la cognizione invece di un luogo migliore, induce ad “andare”.
Il bisogno è, più spesso, “relativo” e la sua “gravosità” è maggiormente avvertita in funzione della consapevolezza che esiste un luogo diverso con la possibilità di un modello di vita migliore.


In particolare oggi, nell’epoca post-industriale, mentre da un lato impoveriamo una parte del mondo con lo sfruttamento delle nostre multinazionali e lo inaridiamo con i nostri rifiuti e le “nostre guerre locali”, dall’altra, attraverso internet e la televisione, la “droghiamo” con immagini di una società in cui “il diritto alla felicità” (protestante) sancito dalla Costituzione americana si esalta e compiace nell’orgia edonista e consumista dei top shows!

La teoria dei “vasi comunicanti” ce la insegnano alle scuole elementari; forse per questo ce la dimentichiamo da grandi.

Se ce ne ricordassimo vedremmo tutta la assurda stupidità di ogni soluzione quale quelle prima ricordate: chiudiamoci a riccio, come Israele, mettiamo la testa sotto la sabbia, non mettiamo in discussione la nostra partecipazione alla ingiustizia del mondo!

Solo la giustizia e la solidarietà tra i popoli possono fermare le moderne migrazioni, eliminandone il bisogno e non soffocandolo con mura di contenimento-respingimento più o meno “anti-terroristiche”.

L’idea della “Globalizzazaione” era una buona idea, come quella della società delle Nazioni, oggi “ONU”, ma esse sono rimaste ostaggio dei paesi colonialisti che le hanno inventate dopo l’ultima Guerra!
Nell’attuale natura dell’idea di Globalizzazione non vi è nè giustizia ne solidarietà; “mammona” la divinità del Mercato impera e non vi è posto per loro come per qualunque altro valore immateriale.

Quando conviene, si fanno guerre per “abbattere dittatori e portare i diritti umani”, con la stessa disinvoltura con cui, in altri casi (è dei nostri giorni), dichiariamo che “la via dei diritti umani deve essere (da quel dato paese”-sistema-economico) “compiuta in assoluta autonomia”: dove bombardiamo “per portare la democrazia” e attuare le Risoluzioni dell’ONU, dove “ce ne laviamo semplicemente le mani”, l’importante è assicurarci in ogni caso il “business”!
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Le foto e gli stralci recitativi appartengono ad uno dei vari momenti di riflessione sul fenomeno delle “migrazioni” (che ha visto tra l’altro - negli anni della fine dell’’800 ed i primi 60 del ‘900 - la Sicilia protagonista) promossi dalla SST-ART e dai comuni di Pollina, Castelbuono e S. Mauro, questa estate, nell’ambito della rassegna “Passare il mare”.
In particolare si trattava dello spettacolo di Luigi Borruso, “Luigi che sempre ti penza” (piccole cronache di un emigrante) con la partecipazione della cantante Serena Rispoli, tenutosi a Pollina il 13 settembre scorso.

Alcune note di recensioni:

…Luigi parla con i fantasmi, accudisce le immagini dei suoi cari come un devoto le
immagini sacre
.”

... potrebbe raccontarci dell’infinita migrazione di ogni uomo all’interno del suo animo, della sopravvivenza della speranza nella più struggente coscienza della perdita.”

L’autore ha immaginato così che il personaggio di Luigi, trascinato in una dimensione metastorica e surreale, dialoghi con i migranti del nostro tempo, i “nostri” immigrati.
Storie diverse di viaggio si confrontano, portandoci avanti e indietro nel tempo: fra la nostra memoria e il presente. Per aiutarci a comprendere qual è oggi il nostro rapporto con l’altro, con lo straniero e immaginare un futuro di convivenza
”.

e dell’Autore (Borruso):

A far da contrappunto nella seconda parte, la voce di Serena Rispoli che proporrà alcuni canti tradizionali siciliani, del meridione d’Italia, del Nord Africa e dei Balcani. Canti di spartenza, d’amore e di lavoro, che sosterranno il clima dello spettacolo, mettendo in luce similitudini e differenze sonore delle diverse sponde del Mediterraneo”.

Sicilia. Terra di frontiera e luogo di accoglienza a un tempo. Una terra che ha conosciuto nei decenni passati una terribile stagione d’emigrazione che spesso ha spopolato intere comunità, su cui è ancora importante riflettere, e che oggi si trova al centro di importanti flussi di immigrazione delle genti della riva sud ed est del mediterraneo.

Un mare che, nell’immaginario d’ogni tempo, è sempre stato la via da solcare per immaginare Terre Promesse, il luogo da cui temere invasioni, sulle cui rive attendere il ritorno dei cari o scoprire il fascino di chi vi approda da mondi sconosciuti”.

- Serena Rispoli

-il Sindaco di Pollina, Magda Culotta

- Castelbuono, da Pietra-Rosa

ritratto di Saro Di Paola

GRAZIE PINO

per le riflessioni che, stamattina, mi hai stimolato.
Con le parole e con le immagini!