Davvero Cefalù rispetta i suoi morti? - I Fratelli Botta

ritratto di Pino Lo Presti

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Sepolti senza nome

Al di là della retorica ufficiale, quale è il reale rispetto che Cefalù, come Città, ha per i suoi morti?

Se voleste portare un fiore o solo uno sguardo a chi ha amato Cefalù, mettendo sul "piatto" la propria vita, sapreste dove andare?

Riportiamo alcuni significativi stralci di un articolo apparso su Cefalù-Madonie il 12 maggio 2006, a firma del prof. Mario Macaluso:

Giuseppe Calabrò lancia l’allarme: “forse i loro resti sono stati trasferiti in un ossario ma i parenti non sono stati informati”. Il Comune: sul caso sarà avviata una indagine”.

Che fine hanno fatto le salme dei fratelli Botta? Il nipote dei due illustri cefaludesi, Giuseppe Calabrò, lancia l’allarme poiché non ha più notizia delle bare che contenevano i loro resti.

“Da piccolo andavo al cimitero con mia zia - racconta il nipote - e nel mese dei morti tanta gente andava a fare visita alla tomba dei miei zii che erano rimasti nel cuore di tutti i cefaludesi. A loro, proprio al cimitero, erano stati addirittura dedicati dei mausolei. Ora cerco di sapere dove sono finite le loro salme e nessuno mi dà una risposta”.

L’ultimo ricordo dei suoi zii risale al 1976, quando morta una zia fu, anche lei, sepolta sotto il pavimento di quella che era stata la cappella funeraria dei fratelli Botta.

- qui sotto, senza alcuna indicazione, sono “probabilmente” sepolti i fratelli Botta

“Ricordo che quando calarono la bara di mia zia vidi con la coda dell’occhio che per terra c’era una parte del mausoleo che era stato costruito per Nicola Botta. Era rotto”.

Un busto marmoreo identico a quello che ancora oggi c’è nella sala consiliare del municipio.

“So che mia zia - continua Calabrò - prima di morire, a volte aveva cercato di sapere, senza successo, dove fossero le salme dei miei zii”.

“Non abbiamo dati al municipio - commenta l’assessore ai servizi cimiteriali Leo Cefalù - che ci possono far risalire indietro negli anni per sapere dove si trovano oggi i due fratelli Botta. Sono disponibile ad andare personalmente con i parenti al cimitero per effettuare una ricerca nei registri storici e sapere così se sono stati estumulati ed in quale ossario sono stati depositati le loro ceneri”.

Dello stesso caso si era occupato - sempre su Cefalù-Madonie - Franco Pollicino, l’ 8 marzo dello stesso anno:

La vicenda inizia nel 1947 quando gli eredi dei fratelli Botta vendono la cappella, senza il suo sottosuolo dove erano custoditi altri defunti, ad un privato. (...) Nel 1975 il nuovo proprietario di sua iniziativa avrebbe spostato le due salme dei fratelli Botta nel sottosuolo della cappella funeraria.

Il caso però esplode nel 1996 quando alcuni eredi dei Botta chiedono la chiave al proprietario della cappella per seppellire un altro congiunto. È a questo punto che vedendosi negare la possibilità di accedere alla cappella si accorgono che il nuovo proprietario aveva pure spostato le due salme dei loro congiunti. Il nuovo proprietario avrebbe negato la chiave, a suo dire, perché dopo oltre un ventennio riteneva di aver acquisito per usucapione l’intero immobile funerario.


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In realtà, come da sentenze successive, il sottosuolo appartiene sempre agli eredi della famiglia Botta.

Dall’articolo del Prof. Macaluso riportiamo queste note storiche:

Nicola Botta nacque a Cefalù il 10 agosto del 1834. Aveva appena 52 anni quando morì. Era il 27 maggio del 1886 e quel giorno si votava per il Parlamento italiano. Botta era a letto morente e la città per tributargli un grande onore lo elesse a furor di popolo. È stato l’unico deputato che Cefalù ha avuto dalla Unità d’Italia ad oggi. Ha ricoperto la carica per oltre un ventennio. Molto stimato dai concittadini partecipò alla rivolta contro i Borboni e pagò con il carcere l’insurrezione.
Fu proprio la sua famiglia che ospitò Garibaldi quando “l’eroe dei due mondi” passò dalla cittadina normanna. Con il grado di “Maggiore” fece parte dell’esercito garibaldino.
A lui la cittadina normanna ha intitolato la scuola elementare ed una strada del centro storico.

Il fratello Carlo, invece, era più giovane di due anni. Anche lui partecipò ai moti insurrezionali e come il fratello fu condannato a diversi anni di carcere prima che l’arrivo di Garibaldi lo tirasse fuori dalla prigione. Anche lui fece parte dell’esercito garibaldino col grado di “Tenente”. Ritornò a Cefalù nel 1864 ed anche se aveva appena trent’anni fu eletto Sindaco della cittadina normanna.
Da tutti fu ricordato come un Sindaco fra i poveri. Si adoperò per avere a Cefalù le scuole pubbliche, l’ospedale civico, la ferrovia. Instancabile la sua opera quando la città di Cefalù fu afflitta dal colera nel 1867. Morì nel 1922 all’età di ottantasei anni.
Di lui la città non si ricordò come del fratello Nicola. Alla sua morte, infatti, il corpo non venne mai imbalsamato come alcuni anni prima era accaduto per il senatore.

ritratto di Vincenzo Gerone

Che tristezza apprendere che

Che tristezza apprendere che la cappella dei f.lli Botta, anni orsono, fù venduta dai parenti e che il nuovo proprietario ha fatto piazza pulita dei resti di questi poveri defunti..
E' proprio vero che chi si prende una mano vuole sempre tutto il braccio.