Un fotomontaggio (approssimativo) della “Pietra della memoria” al Molo

ritratto di Pino Lo Presti

Versione stampabile

(all’interno altre foto di particolari del monumento)

Nel fotomontaggio manca il basamento - alto circa 60 cm. (che, pare, sarà rivestito in lumachella); inoltre l’orientamento non è quello giusto (c’era solo questa di foto intera). Il viso di Gesù (la figura più alta) dovrebbe guardare infatti verso Porta Pescara (come nella fotomontaggio relativo).

Ingrandimento:

- qui, in realtà, si dovrebbe vedere quasi di spalle

-durante una “ ‘ntinna a mari”

-immagino sia qui dove pensato da Nicola Pizzillo

-Ho provato a vedere come potrebbe apparire in un altro posto ancora

La mia opinione nel merito di tutta l’operazione è combattuta.
Sono convinto anch’io che gli spazi di un Centro Storico sono spazi particolari, molto delicati; e non solo per questioni legate alla memoria ed alla varie affettività personali di chi vi è nato.

Le offese al nostro Centro Storico, d’altra parte, sono state e sono molteplici: i fili elettrici, i condizionatori, le parabole, le coperture di certi terrazzi e le chiusure di certe verande, pluviali e tubazioni varie in plastica, la rete di distribuzione del gas, porte in acciaio o in ottone, le facciate di certi negozi, le vetrate della Cattedrale, elevazioni “storiche” come quella sul Corso di un noto notabile e quella stessa del Municipio, le concessioni del suolo pubblico specie se con pedane o con coperture (anche in piazza Marina).

Non solo il linguaggio architettonico (vedi anche i colori) è lasciato al degrado più completo ma anche quello urbanistico delle strade e delle piazze.
D’altra parte non c’è da stupirsi di tanto degrado considerando quello della grammatica e della sintassi della lingua italiana - come di molti codici etici e morali- in molti cefalutani e, in specie, in molti imprenditori e “politici” al potere o che vi aspirano.

Degrado che naturalmente si rende ancor più evidente nella babele linguistica della “frasi” o singole “parole” architettoniche, spesso volgari e sconnesse, con cui è umiliata giornalmente la natura della nostra madre-terra.

Il sistema linguistico è diretta manifestazione del sistema di pensiero: della architettura delle concezioni e della articolazione delle idee e dei valori.
Ogni sistema linguistico nel tempo muta al variare del rapporto gerarchico tra valori e di ciò che in base ad essi diventa o meno oggetto di “nominazione”.
Ma un “Centro Storico” è qualcosa di cui - per definizione - “qualcosa” deve essere conservato nel tempo.
Cosa?
L’architettura e l’urbanistica certamente appartengono a quel “qualcosa” da conservare: un “linguaggio” - un sistema di relazioni spaziali e simboliche - a testimonianza di una data cultura storica, appunto.

Non è dunque una questione - come premesso - di natura banalmente affettiva o di abitudine visiva; volendo, sarebbe quasi una questione di natura scientifica linguistico-semiologica.

In ogni caso - specie quando le alterazioni degli equilibri linguistici siano di particolare rilievo come - in questo caso - l’inserimento di una nuova "parola" di forte significanza e consistente forma, occorre che sia la mente che il sentimento (l’intelligenza dei professori e il sentire del popolo) abbiano modo e tempo per “digerire, assimilare, integrare, far proprio nel vissuto quotidiano quel nuovo “sema”, in coerenza con la responsabilità di ognuno verso la propria dignità e storia.

Il sogno di un progetto di rilievo pubblico, quale quello di un monumento, reso manifesto ai cittadini, attraverso bozzetti, plastici e grafici, perchè ne discutano ed esprimano la propria opinione o soltanto la propria reazione emotiva, non appartiene alla cultura dei governanti decisionisti - quale certamente era la sig.a Vicari -; questi, al massimo, possono sentire il parere di pochi e fidati amici.

E’ questo quello che - non lo nascondo - mi fa rabbia: come è possibile che un’opera di tanto rilievo possa essere stata decisa nel cuore di un Centro Storico senza che i semplici cittadini e la cultura locale tutta siano stati edotti e messi in condizione di esprimere un parere, una opinione?
Trovarsi di fronte ad un fatto compiuto - a prescindere dal merito dell’Opera in sè - è una significativa scortesia democratica.

Della superficialità e delle leggerezza - se non irresponsabilità - con cui tutta la operazione è stata compiuta lo testimonia d’altra parte lo sfogo dello stesso artista e della sua assistente verso la politica che della stessa opera - dopo averla finanziata e pagata - se ne era completamente disinteressata e dimenticata.
Se oggi l’opera è qui è solo per la attiva volontà di chi l’ha realizzata!

Cosa fare ora? Fare una battaglia di Princìpio a pochi giorni dall’inizio della installazione dell’Opera?
Credo che, a questo punto, sia più ragionevole valutarla ormai nella sua nuda verità, girarci intorno, guardarla in momenti diversi, lasciare che i nostri pensieri e le nostre sensazioni si formino serenamente.
Si capirà meglio se sentiremo di accettarla o meno.

Se non ci piace messa là, potremo poi con calma decidere dove altrimenti, se nasconderla persino o ritornarla al "donatore" che è la Regione Siciliana; già perchè non ne siamo noi i proprietari ma ci è stata "data" in "comodato d'uso".

Davvero non sò cosa dire in questo momento; in linea di principio non escludo aprioristicamente che una nuova “parola” passa essere inserita in un tessuto linguistico come quello rappresentato da un Centro Storico, fatte salve certe “procedure” di condivisione democratiche.
Queste procedure non sono state osservate. Basta questo per rinviare oggi a occhi chiusi l’Opera a Palermo?
Siamo, in fondo, in una condizione in cui si può soddisfare una curiosità a costo zero (non dovrebbe costare più niente oggi all’erario installarla, credo).
Vediamola ormai e riserviamoci di decidere, quando lo riterremo, a ragion veduta, nel merito dell’opera e delle relazioni fisiche, psicologiche e mentali che stabilirà con la città intorno.
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Foto fornitemi dall’Autore, risalenti al 2007 poco prima che l’Opera venisse smontata ed imballata per essere depositata a Palazzo Riso, dove è rimasta sino ad una settimana fa.

L’idea dell’Opera nasce, nel 2003, nell’Artista Salvo Salvato, all’interno del lavoro di recupero che le Officine Federiciane di Palermo da anni cercano di compiere della presenza, nella nostra cultura iconografica e stilistica siciliana, di quel grande evento che fu l’arrivo dei Normanni con tutto quello che ne derivò dal suo incontro con la cultura bizantina ed araba.

Riportare idealmente, attraverso un monumento, Ruggero a Cefalù è stato - in sè - certamente un progetto culturalmente, storicamente ed - io credo - anche turisticamente valido; in linea con quel recupero della Identità locale la cui assenza è alla base di tanto vuoto progettuale del nostro sviluppo.

Certamente la Identità di Cefalù non si esaurisce nella figura di Ruggero, la quale - per quanto protagosticamente - si inserisce però in una storia che già aveva almeno una quindicina di secoli e della quale non è meno necessario il recupero.

In quei primi anni del 2000 della sindacatura Vicari si affrontò il Tema anche del ritorno della Salma di Ruggero, con relativi Sarcofagi, addirittura con il progetto di una Petizione popolare

da “Cefalù Informa” dell’epoca:

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ma non ho notizie su come la cosa si sviluppò, e comunque quella idea restò senza esito,
come anche anche quella della “Pietra della Memoria” lo sarebbe stata se la determinazione di Salvato di vedere “messa al mondo” la sua creatura non ci avesse portato a ciò che è cronaca di questi giorni.

ritratto di Vito Patanella

L'attesa

Si credo utile aprire un serio dibattito sulla collocazione della "Pietra della memoria". La premura e l'incalzare che l'artista Salvato ha ingenerato, almeno nel sottoscritto, rischia seriamente di spingerci ad assumere decisioni dettate più dalla voglia di esporre l'opera che dalla sua vera godibilità e fruibilità, principalmente da parte dei cittadini di Cefalù. Oggi che l'opera si trova finalmente a Cefalù, e ciò grazie soprattutto alla caparbietà di Roberto Corsello, non vorrei che questo sforzo e felice intuito, si vanificasse per una errata e non condivisa installazione dell'opera. Ritengo utilissimo il lavoro di fotomontaggio fatto da Pino Lo Presti, e spererei che ogni nuova idea o soluzione seguisse il suo esempio propositivo piuttosto che la sterile e puerile polemica fine a se stessa. Sarebbe interressante capire il punto di vista degli studenti, del corpo docente, della curia, dei consiglieri comunali e di tutti gli esponenti del mondo della cultura di cui Cefalù è richissima. Ciò gioverebbe anche all'artista che vedrebbe ripagata la sua ulteriore attesa con la totale o almeno in gran parte condivisa collocazione dell'opera.
Ad Angela di Francesca l'indiscusso merito di avere con garbo e raffinata sensibilità sollevato un tema così rilevante per il tessuto culturale della città.
Tuttavia terrei fermo l'impegno del 28 febbraio come data ultima entro la quale terminare il dibattito per decidere il luogo adatto, onde evitare di trascinare senza fine la soluzione.
Personalmente, poi, riterrei, oggi, nonostante la simbologia che il luogo prescelto rappresenta, più proficuo individuare uno spazio fuori dal centro storico. Ciò anche al fine di valorizzare parti della città meno conosciute al turista e dove quest'ultimo si recherebbe per vedere appositamente l'opera.

ritratto di Antonio Franco

La cura (ancora sulla statua di Ruggero)

Continuo a sottolineare la cura (intesa come preoccupazione, sollecitudine) che l'intera Città, in tutte le sue componenti, deve avere verso i luoghi della storicità di Cefalù, non solo quella evenemenziale (cioè legata ai grandi eventi), ma anche e soprattutto antropica (cioè legata al vissuto di residenti e visitatori). La questione della collocazione della statua di Ruggero non è malposta solo in termini di partecipazione democratica (e quindi non risolvibile con una sorta di referendum), ma soprattutto in termini di relazione estetica con il preesistente. Non credo - come invece sostiene Lo Presti - che si possa "provare" la collocazione alla Marina, rimanendo liberi di spostare poi l'Opera altrove: questo sia perché sappiamo che l'Italia (e Cefalù ne è esempio calzante) è piena di soluzioni provvisorie divenute permanenti per incuria, lassismo o cavilli vari, sia perché allocazioni e spostamenti hanno un costo e devono seguire procedure nient'affatto semplici. La soluzione "Pizzillo" è apparentemente meno invasiva, ma non muta il problema della relazione con i luoghi d'impatto dell'Opera. Porla fuori dal Centro storico sembra la decisione più ovvia, ma dove? In realtà ritorna la questione di come Cefalù abbia perso il controllo dei propri spazi: un'Amministrazione coraggiosa, ad esempio, potrebbe proporne l'ubicazione al centro della villetta di P.zza Cristoforo Colombo... se da anni quello spazio non fosse occupato da un esercizio commerciale, come si diceva prima, precario e permanente al tempo stesso! La verità mi pare sia che re Ruggero stavolta non è venuto dal mare, ma è piovuto dal cielo... Mi preoccupa che si ceda più per l'insistenza dell'artista che per documentata convinzione: la chiamo "insistenza" perché mi pare che Cefalù stia subendo più che sentendo questo progetto, nato altrove, accettato superficialmente da una sindachessa estranea alla cultura della Città, realizzato con soldi pubblici non richiesti da chi poi ne deve "fruire". Un pacco dono che somiglia molto alla vicenda del "Muro del tempio di Gerusalemme", un'altra opera di Salvato, anch'essa finanziata dalla Regione Sicilia (e caldamente raccomandata da Totò Cuffaro) per circa 500.000 Euro, e poi "donata" al comune di Assisi (che l'ha collocata in un bosco del Sacro Convento). Qui non si tratta di discutere l'artisticità dell'Opera, ma di recepirla nel modo più opportuno e sentito dalla Città, anche se il giudizio non può esulare dalla personalità dell'Autore e dal suo rapporto con la grandezza storica di Cefalù: insomma, Salvato può pure avere tutti i finanziamenti e le autorizzazioni che vuole, ma è a Cefalù che si deve formare il consenso per la sua Opera, perché deve valere sempre il tradizionale rapporto di dipendenza dell'artista dal destinatario della sua fatica; a quest'ultimo (Cefalù) egli non può imporre le sue condizioni, a meno che non voglia tenersi l'opera o esporla in suoi spazi. Nel caso in questione, con procedure tipiche dei periodi di soggezione dell'arte al potere, è venuta meno la committenza diretta dell'Opera e una comunità si vede destinato un oggetto di cui non ha conosciuto preventivamente né l'autore né le caratteristiche, per potersi documentare sul primo e poter recepire criticamente le seconde. Prendo atto con favore della disponibilità, seppur molto tardiva, dell'assessore a discutere la questione della collocazione, ma non metterei limiti temporali così striminziti (fine febbraio è dietro l'angolo): l'Artista e i suoi Mecenate dovranno esercitare la sana arte della Pazienza, se quest'Amministrazione ha davvero un poco a cuore l'immagine di Cefalù e il sentire comune dei cittadini.
PS 1: vorrei che la finissimo una buona volta di parlare a sproposito sulla questione dei sarcofagi e della sepoltura di Ruggero. A parte che la "salma" di Ruggero non esiste più da secoli (a meno che non vogliamo inventarla, come si faceva con certe reliquie nel medioevo), l'argomento va letto storicamente: le volontà di Ruggero non furono rispettate dai discendenti, punto. Parlare di "furti" e "tradimenti" ci espone al pubblico ludibrio e rivela quanto campanilisticamente "provincialotta" è una certa sub-cultura di questa Città, che invece è venerabile quanto più sa testimoniare la Storia che ha (non quella che avrebbe potuto avere). Sono dati storici le proteste dei canonici, le promesse non mantenute, ecc., ma la Storia si forma anche con questi fatti: volerla "raddrizzare" (poi, a distanza di quasi 900 anni!) è ridicolo e finisce con il distorcerla di più. Immaginate le risate che susciteremmo se richiedessimo al Kunsthistorisches Museum di Vienna la "restituzione" del Mantello di Ruggero, ritenendo un "furto" i vari passaggi storici che lì l'hanno condotto! Oppure, più banalmente, pensate che cosa si causerebbe se s'imponesse a tutti i discendenti di rispettare, anche retroattivamente, le volontà di tutti i loro antenati!!
PS 2: allego un brano di un articolo molto interessante, che si riferisce alla gestione del Museo Regionale d'Arte contemporanea di Palazzo Riso e menzione l'artista Salvato e l'altra sua opera ricordata, i metodi di finanziamento e di destinazione della stessa:

"Da quando la Direzione ha deciso di proseguire a briglia sciolta, la situazione è sfuggita di mano a qualsiasi organo di controllo. È così che si spiegano scelte a dir poco anomale. Una su tutte l’acquisto su commissione del Muro del tempio di Gerusalemme, opera monumentale di Salvo Salvato (artista locale a capo di un’officina di scultura, il Laboratorio Federiciano), composta da 32 blocchi scultorei in pietra e bronzo raffiguranti soggetti sacri (da Papa Wojtyla, alla Stella della Natività, all’Angelo dell'Annunciazione). L’expertise, che ha stabilito il valore delle statue, è stata condotta proprio dalla Dottoressa Cassata [direttrice del Museo, nominata dalla Regione, n.d.r.] e, secondo indiscrezioni, pare che la cifra spesa dalla Regione Sicilia per regalare alla collezione di Palazzo Belmonte Riso questi mastodontici manufatti si aggiri intorno al miliardo di vecchie lire.
Le opere, assimilabili ad un moderno (moderno?) artigianato religioso, sono regolarmente inventariate come beni del Museo ma, per ammirarle, bisogna arrivare fino in Umbria. Offerte in comodato d’uso al Comune di Assisi, sono ora installate nella selva del Sacro Convento di San Francesco, peraltro luogo ben più adatto ad accoglierle. I promotori dell’operazione? Il cattolicissimo Governatore Cuffaro e l’allora Assessore alla Cultura Alessandro Pagano.
Siamo alle solite. Una politica culturale troppo miope continua ad ignorare questioni essenziali quali pianificazione, progettazione, produzione, ricerca. Il museo - scelto dal Ministero come progetto pilota e destinato a diventare luogo strategico per la creazione di un efficiente art system in meridione - si incarta nelle consuete contraddizioni amministrative, ignorando ogni valido supporto di consulenza scientifica e arrivando perfino a perdere la propria autonomia decisionale in favore dell’Assessorato (come stabilito da Pagano mesi addietro)."
(H. Marsala, Riso amaro, in Exibart.com, del 27.08.2006)

ritratto di Pino Lo Presti

Continuando il dialogo

Accetto dal prof. Franco la nota circa la “salma” di Ruggero che, come tale, “non esiste più da secoli”; confesso la superficialità con la quale, nella fretta della digitazione sulla tastiera, ho omesso di considerare tutti i pericoli che si annidano nelle molte pieghe della mia ignoranza.

Chiedo al professore e allo storico: è stata asportata o non esiste più per la naturale sua dissoluzione dentro il luogo in cui a suo tempo è stata riposta?
Nel primo caso, gli chiederei se sa dove è andata a finire; nel secondo, riterrei irrilevante che della materia del suo corpo non sia rimasta traccia palpabile ai fini della considerazione di quella sepoltura come del luogo contenente i “suoi resti”.

In ogni caso credo che una breve delucidazione dei termini esatti della questione sarebbe utile per chi come me non conosce in maniera sufficiente le questioni storiche relative alla sepoltura di Ruggero.

Premesso ciò, e in assenza di elementi di conoscenza più precisi - ma non solo per questo -, non sono d’accordo nel paragonare la questione della “restituzione” del Mantello a quella della Sepoltura.
Nel primo caso si tratta di uno dei tanti oggetti che, nella storia sono passati di mano in base a giustificazioni legali contingenti e opportunistiche (di valore dunque assai relativo); nel secondo si tratta di una legge che credo universale, accettata da tutte le culture che si sono sviluppate nel tempo e in ogni angolo della terra (di valore quindi - credo - assoluto), quella del rispetto della volontà dei morenti; soprattutto quando - si badi bene - non riguardi beni mondani che si lascino in eredità, bensì il luogo stesso che si è eletto per il proprio riposo!
In base a questa mia personale - certo opinabile - convinzione ritengo sia dovere di chi voglia o mostri di volere onorare quella Persona, onorarne almeno questa volontà.
Nello stesso tempo - sulla base di quanto esposto - non vedrei come l’affermazione di un valore Universale possa essere indice di una sub-cultura “provincialotta”, a meno che quel Valore non mi si dica che non è “Universale”.
Riguardo al sottinteso diritto della Storia di essere lasciata in pace e degli storici di non vedere i loro archivi messi in disordine, se non sembra azzardato, infine osserverei che per altri valori, ritenuti “universali” - quale ad esempio quello della “Libertà” -, più di una volta si sono scompigliati gli “Atti” degli storici cattedratici con i quali essi avevano già “ratificato” (con testi e trattati storici autorevoli) la realtà sociale e politica di un popolo che durava anche più di 900 anni.

Ma, ripeto,"in ogni caso credo che una breve delucidazione dei termini esatti della questione sarebbe utile per chi ... non conosce in maniera sufficiente le questioni storiche relative alla sepoltura di Ruggero".

Per il resto condivido appieno il portato dei seguenti passaggi:

Una politica culturale troppo miope continua ad ignorare questioni essenziali quali pianificazione, progettazione, produzione, ricerca. Il museo - scelto dal Ministero come progetto pilota e destinato a diventare luogo strategico per la creazione di un efficiente art system in meridione - si incarta nelle consuete contraddizioni amministrative, ignorando ogni valido supporto di consulenza scientifica e arrivando perfino a perdere la propria autonomia decisionale in favore dell’Assessorato (come stabilito da Pagano mesi addietro). H. Marsala, Riso amaro, in Exibart.com, del 27.08.2006)

“... mi pare che Cefalù stia subendo più che sentendo questo progetto, nato altrove, accettato superficialmente da una sindachessa estranea alla cultura della Città, realizzato con soldi pubblici non richiesti da chi poi ne deve fruire"

Salvato può pure avere tutti i finanziamenti e le autorizzazioni che vuole, ma è a Cefalù che si deve formare il consenso per la sua Opera, perché deve valere sempre il tradizionale rapporto di dipendenza dell'artista dal destinatario della sua fatica

In realtà ritorna la questione di come Cefalù abbia perso il controllo dei propri spazi”.

Trovo infine molto interessante l’indicazione del luogo - in cui eventualmente collocare l’Opera di Salvato - al centro della villetta di P.zza Cristoforo Colombo, ma, se ... da anni!

ritratto di Antonio Franco

Ruggero, dalla tomba al monumento

Ciao Pino, ti rispondo di buon grado, anche se non vorrei annoiare su annose questioni storiche e deviare l'attenzione dal tema principale, che resta la collocazione del memoriale di Ruggero II. Sarò sintetico: la salma di Ruggero non esiste più per ragioni naturali (le ispezioni effettuate hanno dubitato persino sull'umanità dei resti presenti nel suo sepolcro) ma non solo. Il re fu tumulato a Palermo nel 1154 (confermo che morì il 26 febbraio), dove teneva regolarmente la sua sede (non a Cefalù), perché così volle suo figlio Guglielmo I, forse su consiglio dell'arcivescovo Walter of Mill che voleva così accrescere il prestigio e il potere della sede vescovile palermitana rispetto a quella cefaludese, a cui Ruggero si sentiva affettivamente legato. Malgrado le suppliche dei canonici di Cefalù a Guglielmo I e al di lui figlio omonimo e successore, la salma rimase a Palermo, anzi Walter of Mill operò nel 1170 un'imponente risistemazione della Cattedrale di Palermo, per la quale il sepolcro di Ruggero prima "sparì" (nel senso che non se ne sa la collocazione) poi ricomparve in una nuova posizione. Dalle suppliche si capisce che già allora si temeva lo spostamento dei sarcofagi di porfido, poi avvenuto forse nel 1209 ad opera di Federico II, che quando morì fu seppellito in uno dei due, mentre l'altro dovrebbe aver finalmente ospitato i resti di Ruggero II, ma tale sepoltura fu in seguito più volte modificata, spogliata di elementi e, infine, allocata dov'è ora nel 1871. Come si comprende, è un fatto storico che la sepoltura del Normanno a Palermo fu dovuta ad una scelta dei discendenti (influenzata magari da consiglieri come l'arcivescovo Mill), in base alla perdita d'interesse della dinastia verso Cefalù, a vantaggio di Palermo e Monreale; a tali motivi si lega lo scopo della traslazione dei sarcofagi, che Federico II impose con decisione, perché ormai il centro politico del regno era Palermo, e che fece accettare al vescovo di Cefalù Cicala dando in compenso il feudo di Coltura (o Cultura). La vicenda dei sarcofagi fu quindi sanata, tanto che il vescovo rimosse la scomunica lanciata contro Federico; quella della sepoltura di Ruggero rimase come una sua volontà non rispettata, un lascito doloroso ma determinato dalla volontà dei diretti discendenti (nel XII-XIII sec.), che quindi HA FATTO STORIA. Paradossalmente sarebbe meno assurdo richiedere il Manto di Ruggero, che comunque fu portato via dal padre di Federico II, Enrico VI, addirittura nel 1194, senza particolari motivi, direi solo per far valere la forza degli Hohenstaufen come successori dei Normanni: ma penso sia comprensibile che anche in tal caso è maturata una storicità dell'evento; non è la stessa cosa della recente restituzione all'Etiopia dell'obelisco di Axum, portato via da quel pallone gonfiato di Mussolini "solo" nel 1937.
Non è dunque una questione di agire "pro bono pacis" o per non sconvolgere archivi: la Storia è scienza e rispetta rapporti di causa-effetto che è assurdo cercare di "raddrizzare" a distanza di centinaia d'anni (ma da parte di chi? e con quale autorità?), pena il caos non negli archivi ma nella stessa comprensione dei fatti. Non sarebbe più bello, invece di discettare di illusioni campate in aria, spiegare a residenti e visitatori (specie i più giovani) la Storia di Cefalù per il fascino che ha così com'è, anche nelle sue pieghe non edificanti?
Ma bando ai dibattiti di Filosofia della storia e ritorniamo alla statua di Ruggero: non mi tornano le misure del tuo fotomontaggio e mi pare che l'Opera di Salvato sarà più alta (considerando anche il basamento) e più larga di quel che lì appare; per esempio, se l'impatto fosse come dici tu, ogni persona che compare nelle foto dovrebbe essere alta circa 2 metri! strano no? Già comunque l'approssimazione rende molto bene l'incidenza della statua - a mio avviso troppo forte - sui luoghi "prescelti". Preciso, infine, che quella di P.zza C. Colombo non era un'indicazione specifica di collocazione, ma solo una provocazione, stante l'attuale, totale mancanza di controllo dei propri spazi da parte del Comune. Grazie per aver condiviso ALMENO qualche passaggio del mio intervento, ma mi piacerebbe che il dialogo si ampliasse un po' oltre la nostra piacevole conversazione. Buon 2011!

ritratto di Vincenzo Garbo

La memoria e l'identità collettiva

La discussione circa la collocazione della cosiddetta “pietra della memoria” mi induce ad alcune, personali, considerazioni.
L’idea di tutelare la memoria del Grande Ruggero II è un’idea condivisibile, anche se ritengo che vada posta in essere non soltanto attraverso un monumento fisico, ma soprattutto facendo crescere il valore dell’identità collettiva che lega i cefaludesi al re normanno ricordandone l’eredità immateriale e culturale e, soprattutto, valorizzando e tutelando l’enorme patrimonio culturale della nostra città.
Non entro, non ne ho le competenze, nel merito del valore artistico dell’opera (che mi è stata illustrata nei dettagli dall’autore), tuttavia non posso condividere il percorso che si è seguito per la sua realizzazione.
Il valore aggiunto di una simile operazione culturale dovrebbe consistere nel fare in modo che l’intera collettività cefaludese si riappropri di un senso di appartenenza nei confronti di quei valori storici e culturali che ne determinano l’identità.
Per questo occorrerebbe fare in modo che il ricordo di Ruggero II fosse patrimonio collettivo dei cittadini di Cefalù. L’idea di dedicare un monumento a colui che ha rifondato la città e la diocesi e ha edificato la Basilica Cattedrale avrebbe dovuto coinvolgere, sin da subito, l’opinione pubblica attraverso una procedura trasparente (un bando pubblico rivolto agli artisti, una commissione giudicatrice di alto livello, delle mostre e dei dibattiti sulle idee presentate) anziché apparire come una realizzazione concepita senza un autentico legame con la città.
Un monumento in onore di Ruggero avrebbe dovuto essere un dono che l’intera collettività avrebbe dovuto tributare in memoria del primo re di Sicilia.
Purtroppo così non è stato per decisione di chi, politicamente, ritiene che i cittadini non debbano avere parte nella dibattito culturale o di chi, non comprendendo l’importanza culturale che può suscitare la riscoperta dell’eredità ruggeriana, ha pensato di utilizzare l’opera per fini di visibilità politica.
Dal punto di vista politico è singolare notare che l’assessore che per primo annunciò la collocazione di questa opera al molo (era il 28 gennaio del 2010) ora attribuisca l’iniziativa di collocare l’opera alla “caparbietà di un altro assessore” dicendosi scettico sui tempi e sui luoghi scelti per la collocazione. E’ curioso constatare come dall’ assessore competente in materia (quello alla cultura) provenga un assoluto silenzio. Anche questo è indicativo dello sbando in cui si trova l’attuale amministrazione.
Paradossalmente il dibattito che in questi giorni che si è scatenato nella città e le idee che tanti cittadini stanno presentando circa una possibile diversa collocazione è positivo. Ciò mi induce a pensare al susseguirsi di idee e di progetti che esperti o semplici cittadini presentarono quando si discuteva di mettere in sicurezza la torre di Pisa; certamente molte di esse erano idee fantasiose e irrealizzabili ma nascevano dall’amore nei confronti di un monumento che era visto come sintesi di una identità collettiva e fonte di orgoglio nazionale.
Vorrei che tale sentimento di identità collettiva si creasse, attorno alla figura di Ruggero II. Penso, ad esempio alla possibilità di realizzare un ‘Centro di Studi Ruggeriani’ che esamini non solo il personaggio di Ruggero II, e la sua epoca, ma che analizzi anche l’eredità immateriale e spirituale utile per costruire in positivo il futuro. Ad esempio tali studi ci aiuterebbero a comprendere, in un’epoca come la nostra nella quale kamikaze si fanno esplodere davanti a chiese cristiane, come fu possibile che, nel XII secolo, maestranze arabe lavorassero alla realizzazione di una Basilica Cattolica;
Sarebbe bello se un’amministrazione attenta al bene comune operasse (di concerto con la Curia Vescovile) per la tutela e la fruibilità dell’enorme patrimonio culturale religioso, anche attivando tutti i canali possibili a livello sopra comunale.
Penso che la riscoperta di una autentica identità culturale dei cefaludesi, l’orgoglio nei confronti del patrimonio artistico e culturale della città, anche come fonte di sviluppo economico, debba rientrare in un progetto politico che punti a “preparare giorni migliori per Cefalù”.Sarebbe non solo il più bel regalo che potremmo fare a noi stessi, in quanto cefaludesi, ma anche il più grande tributo nei confronti di un grande personaggio come Ruggero che dimostrò di rifuggire dai fasti e dai beni esclusivamente materiali. Infatti sulla sua tomba si legge il seguente epitaffio: “ uomini, se i fasti, se i regni e gli stemmi vi illudono, Ruggero, norma delle leggi, non fu ingannato da queste cose”. Forse dovremmo imparare a trarne esempio.

ritratto di Pino Lo Presti

Grande Vincenzo

Mi riconosco pienamente nelle tue parole e apprezzo il tono garbato che sempre ti distingue.
Cefalù dei nostri tempi avrebbe dovuto diventare un centro di incontro tra le culture, specie le tre monoteiste mediterrannee, alla ricerca dell'Uomo.
Oggi, da qui sarebbe potuta partire un'indicazione su quel nuovo Umanesimo il cui ritardo si avverte grave nel mondo.
Il Mediterraneo, lacerato tra est ed ovest, tra nord e sud del mondo, può dissolversi nella non identità o può tornare ad essere luogo di sintesi tra culture, crogiuolo, fucina di nuovi input in un mondo globale sempre più appiattito ed omologato su sistemi di valori che non mettono più al centro l'uomo.
Quel lontano periodo storico rappresntò un esperimento felice di tolleranza e convivenza; ricordando la figura di Ruggero, Cefalù - al centro del Mediterraneo - dovrebbe farsi carico di continuare quell'esperimento.
In ciò credo Cefalù possa ritrovare o trovare il proprio ruolo, la propria identità e forza con cui rinascere e guardare protagonisticamente al futuro.

ritratto di Antonio Franco

Bene Vincenzo

Condivido e sottoscrivo tutto quel che hai scritto. Mi permetto di chiosarti scherzosamente con dei versi (che però dedico a Pino Lo Presti):
"Tu sei Garbo indi pur garbato
per già il sol tono
ma ben di più per gli argomenti
è giusto che tu si' apprezzato,
da Franco sì seppur non son garbato
Toni non ho, lo sono
felice che di te sian contenti,
e che m'importa d'esser apprezzato?"

ritratto di Giusi Farinella

La cosa che più rode

La cosa che più rode della faccenda “statua di Ruggero” è che solo dalla erudita, colta, competente, progressista (tutto si fa per dire) sinistra provengono le critiche.
Solo e unico scopo "difendere lo status quo", e non se ne rendono neanche conto.

ritratto di Pino Lo Presti

Per fare una buona vigna

una volta ogni certo numero di anni mio nonno "addubbulava" cioè rivoltava la terra in profondità.
Ciò per dargli "aria" affinchè le piante ne traessero nuovo vigore.
Ogni tanto bisogna andare alle radici delle cose perchè i frutti delle piante del presente non perdano "senso" riducendosi a forme vuote senza "sapore".
Il problema del rilancio di Cefalù non si risolve con una serie di "trovate" utili a "far parlare" tanto per fare un pò di pubblicità ma con iniziative che si radichino nella storia; da questa loro "verità-sincerità" traendo valore vero e duraturo e sano motivo d'attrazione e nutrimento.

Non mi pare che dai contributi di questi giorni sull'argomento emerga lo scopo di "difendere la status quo", anzi all'opposto proprio quello di "addubbularlo", perchè è tempo che si smetta, nella nostra città e sul nostro territorio, di ricorrere ad espedienti del momento, a frutti di "serra" prodotti con concimi chimici, a sapori senza storia e senza sostanza simili a quelli falsi di una Disneyland. E ciò non per non fare nulla ma per fare meglio, molto meglio!

ritratto di Giuseppe Aquia

Anch'io sono convinto che

Anch'io sono convinto che l'importanza della statua in un posto da valorizzare sia l'unica strada percorribile in quanto darebbe spazio ad altri posti da visitare. il molo non ne ha bisogno per essere guardato o ammirato; un altro posto si!!!!!!!

ritratto di Gianfranco D Anna

Cefalù vuole la “Pietra della Memoria”?

Anche se in ritardo voglio dire la mia!!!

La Storia dell’uomo è frutto di un susseguirsi di epoche, di periodi che, ognuno con un proprio stile, in accordo o in disaccordo con il precedente, hanno, però, contribuito a creare l’immagine dei nostri luoghi.
La Sicilia nel suo insieme e Cefalù nello specifico sono perfetti esempi di come Arte greca, Arte romana, Arte araba e Arte normanna, l’Arte barocca, l’Arte neoclassica e Liberty (solo per citare le più emblematiche) con le loro stratificazioni, sovrapposizioni, contrapposizioni, hanno finito col creare un unicum, una identità.
Tutte queste “arti” hanno un loro valore e come tali sono da rispettare, tutte fanno parte della Storia, compresa l’Arte contemporanea che ha pienamente diritto a lasciare un suo segno.
Con questo non voglio certamente dire che, in nome dell’arte contemporanea, si ha il diritto di cancellare o stravolgere un luogo eppure …..
…. eppure come, anticipandomi, ha scritto l’Ing. Di Paola in suo commento dal titolo “Identità??”:
«Non fu, forse, Ruggero a "profanare" per primo "l'identità del luogo" nel quale, secondo leggenda, ebbe a naufragare? (…..)
Non fu, forse, Ruggero che "modificò" IRREVERSIBILMENTE la skyline di quel luogo che, sotto la rocca, doveva avere soltanto i tetti di basse e povere case?
Non fu, forse, Ruggero che si permise di "nascondere" con una COSTRUZIONE ABNORME le pendici della rocca?
Non fu, forse, Ruggero che si permise, col nartece e con le torri del suo "mostro", di tagliare e interrompere una strada romana che, certamente, era una via pubblica di cui gli abitanti del tempo si servivano?.»;
…. eppure, aggiungo, nel corso dei secoli, nel Duomo di Cefalù non si è aggiunto, modificato, demolito?;
…. eppure, eppure, eppure … ce ne sarebbero tante da dire!!!
Il problema, secondo me, non è né “se è giusto posizionare una scultura moderna-contemporanea in un luogo storico e storicizzato”, né “dove posizionare questa scultura”, il problema reale è “Cefalù ed i cefalutani vogliono questa scultura?”.
Se la risposta è “Si”, la “Pietra della Memoria”, così come l’ha pensata e realizzata il maestro Salvato, non può che essere collocata in quel luogo. Non vi è altro luogo del centro storico o di Cefalù in cui quest’opera può essere posta perché Ruggero II non è giunto da terra o dal cielo ma dal mare, perché i volti di Ruggero II e di Gesù Salvatore sono pensati in funzione della vicenda e del luogo – il mare, l’approdo sicuro, la Porta Pescara di accesso a Cefalù - ma, soprattutto, perché non si può incaricare un artista di realizzare un’opera secondo un preciso tema e per un preciso luogo e poi pensare di stravolgere il tutto.
Se al risposta è “No”, allora bisogna interrogarsi sul come sia possibile che, ancora una volta, un singolo individuo, o un ristretto gruppo di menti, possa arrogarsi il diritto di decidere cosa fare, di scegliere a chi farlo fare, di autorizzare a farlo, di finanziare - ma con soldi pubblici - il dà farsi, senza però coinvolgere minimamente la cittadinanza. (… e non è la prima volta che lo dico: http://www.laltracefalu.it/node/3056). In ciò sono assolutamente d’accordo con quanto scritto da Pino Lo Presti e Vincenzo Garbo.
Ai cefalutani l’ardua sentenza …. anche se, ancora una volta, questo blog dimostra come a discutere pubblicamente e pro positivamente siamo sempre in pochi, siamo sempre gli stessi!!!

ritratto di Saro Di Paola

PERCHE' CONDIVIDO LA SCELTA DEL LUOGO

Egregio Gianfranco,
tantissimi sarebbero i "forse" che si potrebbero aggiungere ai miei e gli "eppure" che si potrebbero aggiungere ai Suoi.
Lei ha colto benissimo il mio pensiero.

Personalmente sono convinto come Lei che non vi sia per "LA PIETRA DEL MITO" posto migliore.

Ruggiero - a proposito della "i" penso che Giovanni Biondo abbia ragione - che, secondo il mito, è naufragato a Cefalù si sarà infranto con la sua barca proprio contro gli ultimi di quegli scogli su cui, poi, venne addossato "u muolu".
Nella tempesta non poteva che cercare riparo all'interno della piccola insenatura che quegli scogli dovevano pur formare.

Mi affascina l'idea che LA SUA PIETRA sia collocata in quello che fu il più probabile punto o, comunque, il punto più prossimo a quello in cui Egli ebbe la certezza di avere scampato il pericolo.

Mi affascina l'idea che, da quel punto, Egli con i Suoi occhi possa aver puntato il luogo nel quale avrebbe eretto il Monumento per ringraziare GESU' SALVATORE.

Mi affascina l'idea che LA SUA PIETRA svetti alta, per andare con lo sguardo oltre i tetti delle case e puntare gli occhi a GESU' SALVATORE.

Nel FASCINO DEL MITO le ragioni della mia condivisione della scelta del luogo nel quale verrà collocata LA PIETRA.
Altri luoghi, a mio modestissimo giudizio, non sarebbero NEL SOLCO DEL MITO.

Quanto a quello che secondo Lei è il problema reale :“Cefalù ed i cefalutani vogliono questa scultura?” mi permetto di farLe una domanda che spesso io mi faccio :

Quanti CAPOLAVORI D'ARTE, TUTTI con LA CONTEMPORANEITA' e con LA MODERNITA' dell'epoca nella quale vennero realizzati, non ci sarebbero, oggi, nel terzo millennio dopo Cristo sul pianeta TERRA, se prima i faraoni, poi gli imperatori, i re, i Pontefici, i Vescovi,i mecenati del passato e per ultimi tanti sindaci del secolo scorso avessero posto agli abitanti dei luoghi la domanda che oggi Lei vorrebbe porre a noi cefaludesi per la "pietra del mito" ?
Secondo me, se avessero posto la domanda oggi, sul pianeta Terra mancherebbero tantissimi capolavori.

Se poi la domanda fosse stata posta in termini di turbativa e di variazioni alla sky line dei luoghi in cui quei capolavori vennero realizzati, con tutta probabilità, oggi sul pianeta Terra di quei capolavori non ve ne sarebbe alcuno.
Grazie per avermi citato nel Suo commento.

ritratto di Gianfranco D Anna

Bella domanda, Ing. Di Paola

Egregio Ing. Di Paola
Non vi è dubbio che la quasi totalità dei capolavori che oggi ammiriamo è dovuto alla volontà di Faraoni, Imperatori, Re, Pontefici ma queste erano figure ben diverse che hanno operato in contesti socio-politici ben diversi rispetto ai giorni nostri.
Sarò ripetitivo, ma quello che non riesco ad accettare è che un politico, un sindaco, un assessore, un monsignore, un sovrintendente etc… dei nostri giorni, per quanto mente eccelsa possa essere, si possa arrogare il diritto di decidere di far realizzare un’opera, di scegliere a chi affidarne l’esecuzione, di autorizzarne il compimento, di finanziarne con soldi rigorosamente pubblici la realizzazione, e tutto questo, nella maggior parte dei casi, non per farsi portavoce di una volontà della collettività bensì per pubblicizzarsi, per sdebitarsi con qualcuno, per ingraziarsi altri, etc.

A titolo puramente esemplificativo, legga questo stralcio di un vecchio articolo tratto da http://europaconcorsi.com/stories/52051:

Dopo le vetrate realizzate per il Duomo di Cefalù, l’artista palermitano Michele Canzoneri è chiamato ad una nuova committenza all’interno di una chiesa: questa volta si tratta del progetto che porta la firma dell’architetto Renzo Piano per San Pio a Pietrelcina, una delle maggiori scommesse internazionali di architettura contemporanea dove gli spazi sono pensati per folle da stadio, ma il raccoglimento per il fedele è quello da piccolo spazio quasi privato, da raggiungere attraverso un camminamento iniziatico. Qui Canzoneri ha realizzato una vetrata che si compone di sette lastre per un totale di dieci metri di lunghezza, collocata nella Cappella dell’Eucaristia.
Un lavoro che ha impegnato totalmente l’artista per oltre due anni, e che sarà inaugurato ufficialmente il primo ottobre alla presenza di monsignor Crispino Valenziano; parallelamente, nella chiesa sarà allestita una mostra dei progetti preliminari che hanno condotto alla realizzazione della vetrata, affiancati da alcuni bozzetti in vetro, da un video che documenta i vari passaggi creativi e da un suggestivo diario di lavoro- è una pratica che accompagna sempre Canzoneri- realizzato su antichi fogli dipinti.
Racconta l’artista: «Mi sono trovato a lavorare in una condizione straordinaria, direi quella degli antichi costruttori di cattedrali; infatti gli artisti, generalmente, ricevono incarichi per realizzare opere all’interno di chiese antiche, quindi il dialogo è assente. Qui invece mi sono confrontato con altri artisti, come Paladino, Pomodoro, …., e con Renzo Piano: un’esperienza davvero straordinaria».

A Cefalù manca solo Renzo Piano.

Lo ribadisco, ciò che critico è il sistema utilizzato dalle persone e non le persone di per se stesse.

ritratto di Giovanni Biondo

Sono daccordo

Caro Saro ancora una volta le tue parole e i tuoi pensieri sono condivisibili. Permettimi di riprenderne alcuni.
Se si fosse fatto un referendum tutta l'arte contemporanea non esisterebbe,l'architettura moderna, così pure la musica contemporanea, il teatro sperimentale, il cabaret politico, i film impegnati ecc.ecc.
E poi, ancora: che senso ha nascondere l'opera? Portarla in periferia, mimetizzarla in mezzo ad altre cose? Ne sminuiremmo l'importanza, il valore evocativo.
Io ho subito pensato si possa trattare del cenotafio di Ruggiero a Cefalù. Cioè nella impossibilità di riavere le spoglie, nella impossibilità di riavere i sarcofagi, questa opera di Salvato può essere per noi anche una consolazione. Un monumento funebre sostitutivo.Per questo aggiungo che sarebbe bello si mettesse dentro la statua di Ruggiero qualcosa di suo, una traccia.
Gesù Salvatore che lo abbraccia e lo tiene accanto a se veramente, e non solo come fatto artistico!
E tutto questo, ovviamente al molo di Cefalù. Nella porta di Cefalù. All'ingresso dal mare da dove dovettero arrivare, per forza di cose, e al di là del mito e della leggenda, i normanni.

ritratto di Angela Di Francesca

perchè non condivido

Nel rispetto di tutti quelli che non la pensano come me, vorrei però richiamare l'attenzione sul fatto che Gianfranco D'Anna e l'ing. Saro Di Paola non tengono conto della "presenza" del molo, cioè del "luogo-molo", che vedrà alterate le sue caratteristiche e il suo particolare "esprit". Non so se l'opera sia stata pensata per questi spazi, mi è stato segnalato che in una conferenza all'inizio del 2010 Nico Marino parlava di essa vedendola in relazione all'argomento della restituzione del sarcofago, quindi come una sorta di "risarcimento" dovuto a Ruggero, e la vedeva come un "cenotafio" che doveva "simboleggiare la tomba vuota di Ruggero"; in un pezzo scritto da Gianni Manzo (v.cefalunews) egli dice che addirittura l'area era già stata individuata nella Piazza Cristoforo Colombo, quindi sembrerebbe che la collocazione al moletto non fosse vincolante. Secondo me basterebbe che fosse in prossimità del mare per salvare il senso del mito, il mare è sempre e ovunque un simbolo fortissimo e dato che parliamo di evocazioni, atmosfere, eventi legati all'immaginazione non è necessaria una collocazione "filologica".Trascrivo qui una parte della lettera che ho inviato a Lavoceweb, per chiarire meglio il mio pensiero:

"...Ho espresso una mia opinione sul collocamento dell’opera in modo civile e rispettoso di tutti, non per immobilismo-chi mi conosce sa che l’immobilismo è l’ultimo dei miei difetti-, né per un nostalgico ancorarsi a ricordi personali o…cinematografici (anche se considerato l’elevato numero di turisti che vanno a vedere il moletto proprio perché vi è stato girato Nuovo Cinema Paradiso, direi che una targa si potrebbe metterla….). Semplicemente credo che il moletto di Cefalù, luogo carico di storia e di memorie, vedrebbe alterata la sua fisionomia non solo fisica ma anche emozionale, perdendo qualcosa di immateriale e non per questo meno importante, qualcosa come un’atmosfera, una indefinibile alchimia. Per parlare dell’aspetto materiale, un luogo che viene da tempo innumerevole chiamato “moletto”, “porticciolo” e quindi vissuto come spazio raccolto e modesto in contrasto alla vastità del mare, non può a mio parere trarre un impatto positivo dall’incontro con un’opera fuori misura e fuori contesto che ne altererebbe indiscutibilmente il profilo panoramico e la percezione del paesaggio, in senso lato e anche in riferimento alla definizione che se ne dà nella Convenzione europea sul Paesaggio: "una determinata parte del territorio così come viene percepita dalla popolazione, il cui carattere deriva da fattori naturali e umani e dalle loro interrelazioni". Per quanto riguarda l’aspetto immateriale, spiegarlo è più difficile; mi affiderò a Guccini!:): “Non capisci quando cerco in una sera/ un mistero d'atmosfera/ che è difficile afferrare…/ Vedi cara, è difficile spiegare/è difficile capire/se non hai capito già”. Paola Castiglia afferma che l’opera è stata pensata in questa collocazione da chi l’ha commissionata; ma in realtà ciò non si evince dalle interviste; essa non è stata commissionata, non essendosi verificati quei passaggi che Vincenzo Garbo evidenzia nel suo efficace intervento su L’Altra Cefalù. Un disaccordo sulla collocazione comunque non è irrispettoso per l’opera né per l’autore; ricordiamo che circa un decennio fa espressero perplessità, insieme ad altri, Vincenzo Consolo e Vittorio Sgarbi sulla collocazione e contestualizzazione all’ingresso della Cattedrale della Porta Regum, progetto di quello che è considerato il più grande scultore contemporaneo italiano, Arnaldo Pomodoro. In questo caso la statua di Ruggero è già stata realizzata; tutti coloro che si sono espressi non hanno detto di respingerla ma semplicemente di riflettere sulla sua collocazione e di ipotizzare altre soluzioni. Non consideriamo inutili polemiche le discussioni sull’argomento. Non è forse positivo che in una città come Cefalù, dove a volte anche per segnalare una lampada che non funziona si sceglie l’anonimato, si riscopra un dialogo e un confronto a viso aperto su temi culturali di interesse comune? O si pensa di dimostrare il proprio legame con Ruggero II contraddicendo i valori di tolleranza e curiosità per l’Altro in cui questi credeva e su cui si costruì la felice mescolanza culturale che fece fiorire una civiltà ineguagliata?"

Non farei improbabili paragoni tra la statua e la costruzione della Cattedrale; concludo osservando che i cittadini, proprio perchè tali, dovrebbero essere informati di ciò che si decide nella loro città ed essere messi in condizione di farsi un'opinione; questo è importante anche se di fatto non decideranno. La discussione dovrebbe anzi non limitarsi al mondo di internet che di fatto esclude molte persone che potrebbero dare un contributo al dialogo!

ritratto di Saro Di Paola

L'HOMO SAPIENS E L'ESPRIT DEI LUOGHI

Gentile e cara Angela,
nel totale ed incondizionato rispetto del tuo pensiero, non fosse altro che per lo stile, per l'eleganza e per il garbo con i quali lo esponi, mi permetto di porgerti alcune domande :

secondo te, quando è stato realizzato il "molo", si tenne conto della "presenza" del "luogo-scogli" che v'era ?

secondo te, la realizzazione del molo non ha alterato le caratteristiche del "luogo-scogli" e quel "particolare esprit" che quel luogo suscitava negli cefaludesi di quel periodo ?

secondo te, le stesse domande non valgono per qualsiasi realizzazione dell'homo sapiens sul pianeta Terra ?

Quanto "all'importanza dell'informazione" che "metta i cittadini in condizione di farsi un'opinione" non posso che essere d'accordo con te.
La discussione ed il confronto perchè possano essere "dialogo" non devono essere alimentati dalla supponenza, non devono essere condotti con acredine e con dispregio nei confronti di quanti la pensano diversamente, devono essere supportati dagli argomenti non dagli aggettivi.
Dalla autenticità del rispetto per gli altri.
Mai dalla "antipatia" verso gli altri e dalla gratuità dell'offesa nei loro confronti.

ritratto di Gianfranco D Anna

Gentile Sig.ra Di Francesca

Gentile Sig.ra Di Francesca
pur rispettando il suo pensiero non lo condivido, invece, sono pienamente in accordo con il pensiero dell’Ing. Di Paola.
Il "luogo-molo", non è già di per se il frutto di un intervento dell’uomo?
Il "luogo-molo", nella sua immagine attuale, non è forse il risultato di una stratificazione di interventi umani?
Le prime immagini impiegate da Pino Lo Presti in questo intervento ci mostrano il molo prima della realizzazione del progetto di restauro delle mura megalitiche sul fronte nord tra il Molo e S. Antonio del compianto Arch. Culotta: manca la gradinata al di sotto della via di accesso al molo; la parte terminale del muro di protezione non è stata ancora rivestita in pietra, quello stesso muro che presenta parti in pietra lumachella, parti in pietra lavica, parti in pietraccia etc. frutto della lunga “storia” del molo.
Non credo che “il moletto di Cefalù, luogo carico di storia e di memorie, vedrebbe alterata la sua fisionomia non solo fisica ma anche emozionale, perdendo qualcosa di immateriale”, anzi, la presenza di Ruggero II e di Gesù Salvatore potrebbero arricchire la storia e le memorie per i cefalutani ed i tanti turisti, potrebbero suscitare nuove emozioni in quanti, ancora oggi, vivono il moletto come luogo di lavoro, sentono il moletto come un luogo raccolto in cui soffermarsi in una bella serata d’estate ma anche in una tempestosa giornata invernale.
Credo, invece, che il molo di Cefalù abbia da tempo perso quel suo particolare “esprit", quell’atmosfera, quell’alchimia di cui lei parla ridotto ad un orinatoio, utilizzato come un parcheggio franco, abbandonato agli atti di vandalismo.

Comunque è già importante in questo momento il fatto che se ne parli e sono d’accordo con lei che la discussione dovrebbe non limitarsi al mondo di internet.

ritratto di Marco Manera

Cambio argomento

Ciao a tutti,
io ho deciso di non pronunciarmi ufficialmente riguardo a questo argomento, sebbene abbia una mia opinione e l'abbia manifestata ufficiosamente. Questo dibattito sul sì e sul no mi stanca e pur leggendo con attenzione le argomentazioni degli uni e degli altri mi sembra di essere, come sempre capita in queste occasioni, all'interno di quella commedia geniale che Luigi Pirandello scrisse nel 1917 e che si intitola "Così è (se vi pare)". Anche in questo dibattito, infatti, come in quella commedia, ognuno esprime la sua verità ma non esiste alcuna verità conoscibile, solo opinioni. La statua sarà o meno collocata nel luogo deputato sulla base dell'opinione che prevarrà, senza pretesa che questa sia la migliore.
Io invece vorrei rivolgermi a voi, amici attenti e intelligenti, affinché si sposti la nostra attenzione su un tema gravissimo ma strettamente legato all'identità, alla cultura e alla storia di Cefalù. Mi riferisco ad un tema già a conoscenza di tutti noi ma dimenticato dall'accavallarsi dei dibattiti legati all'attualità. Si tratta di un tema per il quale non c'è alcun bisogno di sforzarsi ad argomentare e controargomentare, in quanto schifosamente basato su dati di fatto. Mi riferisco alla tragica sorte del Bastione di Capo Marchiafava, autentito gioiello della nostra città al pari del molo, del teatro, del duomo, ecc. ma abbandonato da tutti dopo i brutali atti di vandalismo: dall'amministrazione innanzitutto, che saltella qui e là vivacchiando, e dagli opinionisti che, in virtù della prassi giornalistica, sono tenuti ad occuparsi dei disastri attuali e tralasciano i disastri pregressi.
Non credo di essere qualunquista, pertanto, se vi invito a distogliere la vostra attenzione dalla statua (che potremo sempre spostare se non ci piace o se l'acqua salata corroderà la parte bronzea) per concentrarvi sull'offesa gravissima e per certi versi irreparabile attuata nei confronti di un luogo unico come il nostro Bastione.
Invio a tutti un caro saluto e un augurio per un 2011 di felicità.
Marco

ritratto di Antonio Franco

Caro Marco

Non manco di risponderti perché l'argomento mi sta molto a cuore: il bastione di Capo Marchiafava è uno dei luoghi più belli non solo di Cefalù, ma di tutto il litorale tirrenico. Quindi, andrebbe tutelato e offerto ai visitatori nelle migliori condizioni, ma rendendo partecipi delle spese di pulizia e fruizione (dovremmo imparare e sempre mettere in atto questo semplice concetto). Pertanto, fermo restando un indispensabile intervento di pulizia e ripristino dei luoghi, appunto, alle migliori condizioni (ritengo che un'Amministrazione responsabile dovrebbe impegnare delle somme per un intervento di somma urgenza, così come ho chiesto più volte di impegnarle per la manutenzione urgente del vicino magazzino dei reperti archeologici nel locali ex Itria, su cui c'è ora una mozione unanime del Consiglio Comunale che impegna il Sindaco), l'utilizzo di tale luogo (come anche stabilito dal recente Regolamento sui Beni comunali) potrà avvenire in sicurezza grazie ad un'unità di personale (avendone, sarebbe meglio due), che sorvegli gli accessi e faccia pagare un ticket, anche di un solo Euro, per l'ingresso (regolandone il numero massimo per volta: non oltre 20/25, dopo i quali, passato un tempo congruo, chiedere di scendere ai primi entrati). Si potrebbero anche installare dei binocoli (a pagamento) per favorire la fruizione del panorama. Fuori dagli orari stabiliti, il bastione dovrebbe restare CHIUSO (com'è necessario per la Rocca e come proporrei anche per la Corte delle Stelle), perché purtroppo dobbiamo ormai renderci conto che l'aumento della mobilità delle persone e l'estendersi di un subdolo analfabetismo di ritorno, unito all'impossibilità per gli Enti di sorvegliare h24 i propri Beni, costringono a mettere sotto chiave i numerosi e splendidi tesori che possediamo, al fine di poterne garantire la conservazione costante e la fruizione a chi li rispetta. La nostra Città è un museo a cielo aperto, ma i musei non sono fruibili comunque e a tutte l'ore, pena il loro degrado. Certo, è un'altra idea attuabile, di concerto con le associazioni locali più sensibili, si potrebbe godere del bastione anche di notte o all'alba per particolari eventi o in specifici momenti dell'anno. Grazie per la tua preziosa provocazione!